domenica 12 luglio 2015

Gn. 3,14-19 "le conseguenze dell'esilio"

Il Signore Dio disse alla donna: «Che hai fatto?». Rispose la donna: «Il serpente mi ha ingannata e io ho mangiato».
14Allora il Signore Dio disse al serpente:
«Poiché hai fatto questo,
maledetto tu fra tutto il bestiame
e fra tutti gli animali selvatici!
Sul tuo ventre camminerai
e polvere mangerai
per tutti i giorni della tua vita.
15Io porrò inimicizia fra te e la donna,
fra la tua stirpe e la sua stirpe:
questa ti schiaccerà la testa
e tu le insidierai il calcagno».
16Alla donna disse:
«Moltiplicherò i tuoi dolori
e le tue gravidanze,
con dolore partorirai figli.
Verso tuo marito sarà il tuo istinto,
ed egli ti dominerà».
17All'uomo disse: «Poiché hai ascoltato la voce di tua moglie e hai mangiato dell'albero di cui ti avevo comandato: «Non devi mangiarne»,
maledetto il suolo per causa tua!
Con dolore ne trarrai il cibo
per tutti i giorni della tua vita.
18Spine e cardi produrrà per te
e mangerai l'erba dei campi.
19Con il sudore del tuo volto mangerai il pane,
finché non ritornerai alla terra,
perché da essa sei stato tratto:
polvere tu sei e in polvere ritornerai!»

Nel racconto della tentazione e del peccato, il narratore aveva seguito l’ordine: serpente–donna–uomo; nella sezione dell’indagine e nelle domande l’ordine è stato capovolto: uomo–donna–serpente. Infine nelle sentenze troviamo di nuovo l’ordine inverso: il serpente, la donna e l’uomo. Il testo è costruito molto bene, cesellato anche nei particolari: la donna è sempre al centro, perché rappresenta l’elemento centrale di tutti i passaggi.

 maledetto tu fra tutto il bestiame e fra tutti gli animali selvatici..
Al serpente Dio non chiede spiegazioni, formula solo la sentenza a suo danno, ed è l’unico elemento che viene maledetto. Né l’uomo, né la donna sono maledetti per il peccato, il serpente sì. Se la benedizione è il dono della vita e la capacità di trasmettere la vita, la maledizione si pone diametralmente all’opposto ed equivale, pertanto, alla sterilità e all’incapacità di produrre un frutto positivo. Tutta la realtà simboleggiata dal serpente (caos primitivo, potenza umana, arroganza della sapienza, culti della fertilità, magia e lato oscuro dell’uomo) vengono dichiarati sterili ed esclusi dalla dinamica della vita.
Il fatto dello strisciare inoltre diventa, simbolicamente, l’umiliazione massima; il mangiare polvere è l’abbattimento. Non vuol dire che prima i serpenti avessero le zampe; si sta presentando un gioco fra la realtà e il simbolo per passare dall’animale serpente a ciò che significa simbolicamente. Difatti quello che ci interessa è soprattutto il versetto 15, che segna il vertice della sentenza e spiega il rapporto fra il serpente e l’umanità.

Io porrò inimicizia tra te e la donna, fra la tua stirpe e la sua stirpe: questa ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno…

Nel momento stesso in cui umilia il serpente, Dio afferma e preannuncia una lotta futura; Dio stesso mette inimicizia fra il serpente e la donna, fra i figli del serpente e i figli della donna. I figli del serpente saranno altri serpenti, tutto ciò che è racchiuso nel simbolo–serpente di generazione in generazione; e i figli della donna sono gli uomini di tutti i tempi, l’umanità intera. Non si sta parlando semplicemente a livello naturale di una lotta fra gli uomini e i serpenti, c’è qualche cosa di più, lo comprendiamo bene. I figli del serpente, dunque, sono, soprattutto, l’immagine del male e quei principi scorretti che hanno portato al peccato. Sono la pretesa della sapienza, la pretesa della potenza, la pretesa della fertilità, la sfiducia nei confronti di Dio. È il continuo ripresentarsi della mentalità ostile a Dio. E la donna e i suoi figli rappresentano l’umanità.
Viene così rappresentata la battaglia eterna fra il bene e il male. No, non è fra il bene e il male, è fra l’uomo e il male. Viene annunciato l’ininterrotto conflitto che l’uomo ingaggerà con il male. E questa è la realtà: il nostro autore conosce bene la sua realtà dove l’uomo lotta con una situazione negativa che è fuori di sé, ma che è anche dentro; lotta con gli istinti che lo portano a commettere il male; l’uomo che vuole vivere bene si trova a combattere per vivere bene. Questo desiderio di vivere bene e di combattere il male è messo da Dio all’inizio. Ma non solo viene annunciata una lotta continua fra i due schieramenti, viene promessa anche una vittoria, il superamento da parte dell’umanità.
Il testo ebraico usa un pronome maschile per indicare il soggetto di colui che schiaccerà la testa al serpente, quindi intende dire «il seme» della donna, cioè la discendenza: un figlio, o l’umanità in genere, sarà vittoriosa nei confronti del male.
L’interpretazione cristiana di questo testo ha visto in esso il primo annuncio del Messia. Difatti questo versetto è stato chiamato il Protovangelo, cioè il primo annunzio buono. Nel momento stesso del peccato, origine di ogni peccato, Dio annuncia la vittoria contro il peccato: un Figlio della donna schiaccerà la testa del serpente. Il serpente tuttavia gli si rivolterà contro. Viene così immaginata la scena di un uomo che, vedendo un serpente, col tallone tenta di colpirlo schiacciandogli la testa e la mossa istintiva del serpente è quella di girarsi di scatto e mordere, ma l’unico punto che può raggiungere è il calcagno. Chiaramente la contrapposizione testa–calcagno serve per mettere in contrasto la parte più alta e più nobile del corpo con la parte più bassa. Quindi a un certo punto, nonostante l’aggressività del male, il male sarà schiacciato alla testa, cioè definitivamente, ed eliminato.
Nella versione latina, non si sa bene per quale motivo, probabilmente solo per uno sbaglio di ricopiatura, il pronome maschile divenne femminile, e così il soggetto che schiaccerà il capo del serpente venne identificato con la donna e nel Medio Evo questo versetto fu riletto come profezia mariana.

Alla donna disse: Moltiplicherò i tuoi dolori e le tue gravidanze; con dolore partorirai figli. Verso tuo marito sarà il tuo istinto, ma egli ti dominerà…

Nelle parole rivolte alla donna e all’uomo non troviamo delle condanne, ma un modo letterario per indicare la disarmonia e l’interpretazione teologica di queste disarmonie alla luce del peccato.
Anche nelle sentenze primordiali la disarmonia viene presentata per la donna e per l’uomo con quattro immagini, due ciascuno. Il momento del parto, del dono della vita, è un momento meraviglioso, eppure è anche un momento tremendo. Come mai questo contrasto? Tale evento, comune nella vita delle persone, è preso come segno simbolico della disarmonia nella creazione. Il momento della vita e della nascita è il momento tremendo del dolore che rasenta la morte. L’immagine della partoriente nel dolore diventa così una immagine tipica nella Bibbia per indicare proprio la nascita della salvezza, l’origine della vita attraverso il dolore, attraverso la sofferenza. Negli ultimi secoli prima di Gesù Cristo si parla addirittura dei dolori del Messia e si adopera un termine tecnico che indica proprio i dolori del parto. Si intende il doloroso sconvolgimento che il Messia porterà nel mondo per far nascere l’uomo nuovo.
Nel Vangelo di Giovanni questa immagine è applicata simbolicamente alla passione stessa di Gesù come la via della nuova nascita: «La donna, quando partorisce, è afflitta, perché è giunta la sua ora; ma quando ha dato alla luce il bambino, non si ricorda più dell’afflizione per la gioia che è venuto al mondo un uomo» (Gv 16,21).
Anche S. Paolo, nella lettera ai Romani, utilizza questa immagine e afferma che tutta la creazione continua a soffrire in questi dolori del parto; intende dire che la storia presente vive in questa fase di nascita con la componente dolorosa del parto, ma la méta è la nascita definitiva dell’umanità nuova (cfr. Rm 8,19–25).
L’altro elemento di relazione disarmonica che si è venuto a creare col peccato è quello uomo–donna: la parità, l’osso delle mie ossa, carne della mia carne, il canto di lode iniziale adesso viene completamente rotto; la situazione sociale concreta (e ai suoi tempi molto più che ai nostri) presenta all’autore la scena della donna sottomessa, sfruttata, dominata, schiavizzata. È disarmonico questo stato di cose, non è nel progetto di Dio e, se c’è, è perché qualcuno va contro il piano di Dio. Non è la volontà di Dio che la donna sia sfruttata, è la conseguenza del peccato dell’uomo; è la disarmonia voluta dall’uomo contraria all’armonia voluta da Dio.

All’uomo disse: Poiché hai ascoltato la voce di tua moglie e hai mangiato dell’albero di cui ti avevo comandato: Non ne devi mangiare, maledetto sia il suolo per causa tua. Con dolore ne trarrai il cibo per tutti i giorni della tua vita….

Non viene maledetto l’uomo, ma il suolo, cioè la realtà esterna all’uomo: essa è vista come difficile, dura. Il nostro autore è un autore antico ed ha una mentalità antica, quindi non dobbiamo tirare delle conseguenze secondo la nostra moderna mentalità, tipo: che cosa ne può la natura se l’uomo è stato colpevole?  
Di fatto l’uomo conosce il terremoto e l’alluvione, conosce la grandine e la siccità, conosce l’inverno rigido che alla fine della primavera ricompare e fa gelare tutte le gemme e finisce per far perdere il raccolto. Conosce questa realtà, questa natura che non segue un ritmo ordinato e innocuo, ma ogni tanto dà dei danni e talvolta rovina proprio tutto; chi ci rimette in questa situazione è l’uomo. La disarmonia uomo–terra evoca l’origine dell’uomo dalla terra e l’altra grande disarmonia, quella della morte. L’uomo scopre la propria paura della morte. L’uomo vive la morte con angoscia, l’esperienza della morte altrui e quella propria, attesa e paventata. Perché? Perché questa situazione, si domanda l’antico. Proprio perché c’è disarmonia con Dio. L’uomo ha paura della morte perché non si fida di Dio. Il testo biblico non vuol dire che, se l’uomo non avesse peccato, non sarebbe morto. Presenta invece la causa dell’angoscia per la morte, l’incubo della morte. Quindi il sudore della fronte, il lavoro della terra, la paura del tornar nella polvere sono ulteriori segni della disarmonia. Questo mondo, questa realtà con le sue disarmonie sono frutto di una sfiducia iniziale nei confronti di Dio.

Commento patristico

Beda
sul tuo ventre   Striscia sul ventre quando – dopo aver vinto gli uomini con la gola – suscita in essi ardore di concupiscenza.
polvere mangerai   Mangia polvere, quando si pasce e si delizia del traviamento di coloro che peccano, e li seduce per trascinarli alla rovina.
 
Riformatori
la sua stirpe   Il seme di lei era il seme di Maria. Fino al diluvio e dopo, fino a Maria, le donne partorirono: tuttavia il loro seme non poté essere detto in verità seme della donna, ma piuttosto seme dell’uomo. Quello che nasce da Maria è stato concepito da Spirito Santo ed è vero seme di Maria.
Alla donna disse: Moltiplicherò i tuoi dolori e le tue gravidanze, con dolore partorirai figli. Verso tuo marito sarà il tuo istinto, ma egli ti dominerà. All’uomo disse: Poiché hai ascoltato la voce di tua moglie e hai mangiato dell’albero, di cui ti avevo comandato: Non devi mangiare, maledetto sia il suolo per causa tua!...  
 
Procopio
 egli ti dominerà  La donna era condannata al dolore, al gemito e alla schiavitù, finché il Cristo, nel suo amore per noi, non abolì tale maledizione nascendo da una donna. Quella donna era immagine di Eva. Vergini ambedue: Eva peccò, e dal serpente ebbe tristezza che trasmise alle sue discendenti; Maria ebbe gioia da Dio, distrusse la maledizione del genere umano, e col suo parto senza dolore pose fine al partorire nel gemito e nei dolori.
Verso tuo marito sarà il tuo istinto  Il tuo rifugio, il tuo porto e la tua sicurezza sarà l’uomo.
Ruperto
tornerai alla terra   Fu per bontà, che il Dio buono – perché l’uomo non ignorasse la brutta morte della sua anima e non dormisse incurante nei piaceri – gli preannunciò la morte della sua carne. Dio volle che l’uomo corrotto dal peccato fosse mortale, e durante la sua vita mangiasse il pane nelle fatiche.

Von Rad

L’uomo era stato tratto dalla terra e ad essa è orientato; essa era la nutrice della sua esistenza, per cui esisteva una solidarietà creazionale tra l’uomo e la terra. Ma in questa unione e sopraggiunta una rottura, un’alienazione.

Commento spirituale

La maledizione cade sul serpente poiché il diavolo ha scelto il male fin dal principio, egli si nutrirà della polvere, cioè del peccato degli uomini per diffondere il male nel mondo e camminare sulle gambe di tutti quegli uomini, schiavi del peccato. Il ventre è quella zona dove la legge del peccato esercita il suo dominio. Dio si servirà di una donna, Maria, per salvare il mondo.
Il seme della donna



                                   Il seme di Dio                Il seme dell’uomo
                                 (Lo Spirito Santo)            (Il seme di Giuseppe)
In Gesù Cristo vero Dio e vero Uomo, Figlio Unigenito di Dio e figlio dell’Uomo (Giuseppe e Maria), inizia la nuova generazione dei figli di Dio.
Ti schiaccerà la testa   L’orgoglio dei figli di Satana sarà schiacciato dai piedi (umiltà) dei figli di Dio.
tu le insidierai il calcagno    I figli di Dio saranno perseguitati come Gesù, ma alla
fine trionferanno, grazie alla vittoria del Figlio di Dio.

La donna viene colpita nel suo essere madre, con dolore  partorirai figli e nel suo essere donna, verso tuo marito sarà il tuo istinto, ma egli ti dominerà. L’istinto che porta l’uomo e la donna a cercarsi si rivela come dominio. Mentre prima la loro relazione era nella gioia, ora subentra la violenza (la violenza sarà inscritta nel rapporto sessuale attraverso l’orgasmo). La donna che si salverà partorendo figli (S. Paolo) è figura della Chiesa che partorirà  nel dolore di Gesù Cristo i figli di Dio per espiare il peccato del mondo e riportare l’umanità a quella generazione spirituale a cui erano chiamati i nostri progenitori.
maledetto sia il suolo per causa tua   La terra diventa ostile all’uomo, solo con il lavoro e la preghiera l’uomo dovrà riacquistare la posizione di signore del creato per giungere al sabato, al riposo di Dio, passando però, attraverso la sofferenza e la  morte:  in polvere tornerai.

Commento decriptato

Decriptando il termine ebraico polvere, nelle lettere ain, pe e resh: “si vede col soffio un corpo” la ain è vedere , la pe è una bocca che soffia e la resh appunto è un corpo, indi la polvere è il corpo cioè quanto si vede sollevarsi soffiando oppure ain, si vede, sorgente della fecondità, del fruttificare (pe resh), nel senso che dalla polvere della morte dell’uomo, Dio fa risorgere l’uomo nuovo, Dio porterà il frutto benedetto: Gesù.
Il termine dolori (sofferenze) viene tradotto con il termine ‘eseb decriptato abbiamo ain e zade albero e bet la casa nel senso di veder salire o scendere dentro il figlio in riferimento al parto. La sofferenza del parto è legata alla prova che strappa la pelle per poter ritrovare l’uomo interiore che abbiamo perso.

Decriptiamo mangiare che ricorre spesso in questo capitolo, in ebraico akol alef Elohim kol ogni, totalità, quindi Dio nella sua totalità, in ognuno di noi  Mangiare del pane significa nutrirsi del divino oppure   la sposa ( ) nel senso che nell’atto del mangiare è implicito l’alleanza sponsale di Dio. Con il sudore ze’ah della fronte, zain colpire ain alla fonte he per far uscire. Quindi l’uomo può ritornare al soffio dello Spirito a condizione che si rivolga verso la povere per poter fecondare l’uomo nuovo.

Nel termine ebraico teshuva ritornare, rivolgersi troviamo le stesse lettere di shabbat shuv in relazione al dramma dell’esilio. Infatti, tav è indicato il rivolgimento, la penitenza, il riposo shuv per ritornare alla condizione primordiale.



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