mercoledì 27 novembre 2013

La creazione si manifesta dalla profondità di Dio

Dio nella sua onnipotenza, autolimita il suo mondo divino per uscire da se stesso verso “l’altro da sé” [1], ovvero verso il quasi nulla[2] .  Dio si contrae[3], si svuota[4], in modo che si manifesti la sua creazione; questo spazio divino è il grembo materno da cui sono generati gli angeli e gli uomini, chiamati alla vita divina. Dio per amore del suo Figlio, pone accanto al suo essere assoluto l’essere relativo[5]. Questo movimento kenotico permette a Dio di restare nell’immutabilità del proprio essere in sé, ma allo stesso tempo di vivere nella mutabilità della sua creatura. Dio permette alla sua creatura quello spazio creaturale che è la libertà relativa. Ma facendo ciò, limita se stesso, poiché si potrebbe attivare la potenzialità del male insita nella sua creazione.
Il nulla lo si deve considerare in unione con l’essere, allo stesso modo che lo zero, posto dopo l’unità diventa un numero. Il nulla assoluto ricevendo l’essere potenziale, diventa il nulla esistente (nulla relativo).
Il mondo creato è nulla nel senso che non ha una propria esistenza autonoma di fronte a Dio, ma questo nulla è racchiusa nell’eternità di Dio. Le radici della creazione sono quindi nell’eternità di Dio[6], quindi mondo divino e mondo creaturale hanno la loro radice nelle “profondità di Dio”[7].
Dio lascia che il mondo creaturale esca da Lui e gli stia di fronte nella sua libertà, Dio si fa altro fuori di sé, caricandosi del rischio di un rapporto con il nulla. Infatti, la creatura scegliendo liberamente di restare nella sua indipendenza, può negare il suo rapporto vitale con il suo principio e attivare il “nulla creaturale”, rimanere nel suo stato di vuoto esistenziale.
Fra Dio e la creatura, fra l’Assoluto e il relativo giace il nulla il limite oltre il quale si estende il non essere, la “tenebra fitta”, ermetica ad ogni luce. La creatura è caratterizzata dal suo essere nulla, dal suo essere tutto relativo a Dio. Tu sei stato creato significa: tutto ti è stato dato, persino tu stesso non ti appartieni. Rinchiudersi nel proprio stato di creatura significa desiderare di essere tenebre di cui Satana è il principe. Nel suo nulla egli ha voluto vedere il tutto divino, ed è stato costretto a rinchiudersi nel regno della morte.
La creatura è nella sua sostanza essere-non essere come la materia è il grembo materno, che è contemporaneamente sia ricettacolo, che tomba. Essa è la Madre-Terra che fecondata dallo Spirito Creatore, trae dal suo grembo tutto ciò che esiste e accoglie nelle sue viscere tutto ciò che vi ritorna come essere mortale.
Con la creazione, l’Assoluto stabilisce due centri: quello eterno e quello creato; nelle viscere dell’eternità appare “un assoluto in divenire”: il Creatore.
Creando il mondo, Dio si fa in qualche modo Lui stesso creazione. Nel mondo e per il mondo Dio stesso diviene, si sottopone a un continuo processo[8]. Perciò si può dire che Dio non è compiuto, in quanto non è compiuto il mondo, e che non è assoluto, poiché ancora non è “tutto in tutti”. Dio è correlativo alla creatura che in forza della sua libertà si può allontanare verso il suo nulla e nascondervisi. Dio vuole invitare al suo amore questo non-essere, questa vita non-divina, ma ponendo accanto a sé un mondo extradivino stabilisce un certo limite che nello stesso tempo riunisce e separa Dio e il mondo. Questo limite temporale[9] sarà superato nel regno eterno di Dio quando la creazione ritornerà nell’Assoluto di Dio, in quanto il Creatore e la creatura saranno un’unica realtà nel Figlio unigenito di Dio e quindi “ Dio sarà tutto in tutti” (cfr. 1 Cor 15,28).
Il principio della creazione coincide con la generazione eterna del Figlio, nel quale il Padre assume il progetto del mondo come afferma l’apostolo Paolo: “in Lui tutto è stato creato” (Col 1,16). Con l’inizio della creazione il Figlio è posto in potenza fuori dal Padre dal momento in cui Egli vede la possibilità di un altro essere come potenzialità. Alla fine della creazione il Figlio sarà effettivamente Persona divina in quanto assorbito nell’atto purissimo dell’Assoluto di Dio.






[1] L’altro di Dio non è qualcosa fuori da sé, ma è incluso nelle viscere della vita divina (pan-enteismo, tutto in Dio e per Dio)
[2] Il quasi nulla è il nulla relativo, in greco me on ciò che non è ancora manifestato, una categoria tra non-essere ed essere, è la materia-madre  gravida che contiene potenzialmente tutto.
[3] Questo movimento trova il suo fondamento nel Zimzum, che secondo la tradizione ebraica è l’autocontrazione di Dio, il suo ritirarsi per far spazio alla libertà della sua creatura.
[4] In greco kenos vano, privo di verità, che non contiene nulla. Questa è la prima kenosis di Dio, il suo primo annientamento che prefigura la kenosis del crocifisso.
[5] Dio diventa Creatore quando la sua assolutezza diventa relativa, rispettando così una volta per sempre l’alterità di ciò che da Lui viene alla luce.
[6] Tutto ciò che è temporale  è eterno e l’eterno si manifesta nel temporale. Dio si lascia kenoticamente immergere nel divenire attraverso l’atto creativo. Il tempo della creazione è l’immagine mobile dell’eternità di Dio.
[7] San Paolo chiama “la profondità di Dio” (1Cor 2,10) che solo lo Spirito conosce, pléroma, pienezza della natura divina in cui Dio vive come Trinità.
[8] Questo processo all’interno della Divinità è l’impronta dell’essere trinitario nella struttura del mondo, nella storia universale, poiché le persone divine si manifestano nel corso del tempo. Infatti, ciò che si manifesta nel tempo esiste dall’eternità nelle viscere di Dio.
[9] Il tempo è sostanzialmente collegato alla condizione della creatura immersa nel nulla. La temporalità non esiste se non nell’eternità, la linea del tempo deve fondersi in un punto, quando “ non vi sarà più tempo” (Ap 10,6).  Il tempo viene fondato dall’eternità, poiché Dio con la sua forza creatrice (energia) è presente nel processo temporale, vi nasce: la creazione teofanica è anche una teogonia.

martedì 5 novembre 2013

Immagine e somiglianza di Dio nei personificandi angeli e uomini

L’immagine e la somiglianza stanno in rapporto tra loro come la condizione e il fine, il dato e il compito, l’inizio e il termine della partecipazione alla vita di Dio. L’immagine di Dio nell’angelo e nell’uomo, condizione originaria nella generazione, è portata a compimento con la somiglianza divina mediante l’opera dello Spirito Santo che rende ciascun personificando persona divina.
Gli angeli e gli uomini accettando liberamente di essere ad immagine di Dio hanno il compito di scegliere il bene come grazia dello Spirito Santo in loro, questa unzione li rende simili al Figlio Unigenito di Dio.
Per essere ad immagine di Dio il personificando deve scegliere la femminilità (figlia di Dio) e lasciare la mascolinità al Padre. In questo modo Dio si unirà al personificando rendendolo simile all’Unigenito Verbo (figlio di Dio). Lo Spirito Santo ha donato la somiglianza divina a ciascun personificando perché ha accolto il suo essere immagine di Dio mediante la sua sponsalità e ha reso fecondo la sua vita attraverso la sua maternità generando in sé il Verbo Unigenito di Dio.

L’immagine divina nell’angelo si esprime nel suo essere partecipe della natura divina già nella sua generazione. Il suo compito sarà personificarsi attraverso il suo servizio all’uomo, attraverso l’unione con l’uomo che gli è affidato. La somiglianza divina nell’angelo avviene per illuminazione. Per questa luce che ricevano direttamente da Dio, gli angeli hanno una conoscenza superiore a quella dell’uomo. L’angelo è la prima natura luminosa dopo la causa prima da cui riceve un riflesso anche la luce seconda.
Gli angeli non avendo il corpo, non hanno la stessa energia di vita di un corpo formato  dalla terra per ottenere con esso una forza vivificante. La pienezza della loro immagine e della loro somiglianza consisterà nella loro unione perfetta con l’uomo.
L’immagine divina nell’uomo è il fondamento ontologico incancellabile, mentre la somiglianza divina è la libera realizzazione della propria immagine secondo il pensiero divino. L’uomo è stato creato dio per operare la sua attività creatrice nel mondo, come testimonia Gesù nel quale immagine e somiglianza si identificano: “Mio Padre opera fino ad oggi, e anch’io opero” (Gv 5,17).
La mancata corrispondenza tra immagine e somiglianza, fra la sua potenzialità e la sua attualità, costituisce proprio la specificità dell’uomo, che con la sua libertà dovrà realizzare il suo prototipo ideale: il Figlio Unigenito di Dio. Il corpo dell’uomo era stato affidato come un compito di ascesi creativa mediante lo spirito infuso da Dio.  I corpi di Adamo ed Eva quando vennero creati, non erano ancora pneumatofori, la loro materia non era ancora interiormente illuminata dallo spirito.  L’uomo aveva compiuto i suoi primi passi nel paradiso terrestre per conoscersi e determinarsi sotto lo guida diretta di Dio e per realizzarsi come persona attraverso la sua libera attività creatrice. Il mondo è dato all’uomo come progetto o potenzialità di paradiso.