lunedì 13 aprile 2015

Gn 2,16-25 "la creazione della donna"

16Il Signore Dio diede questo comando all'uomo: «Tu potrai mangiare di tutti gli alberi del giardino, 17ma dell'albero della conoscenza del bene e del male non devi mangiare, perché, nel giorno in cui tu ne mangerai, certamente dovrai morire».
18E il Signore Dio disse: «Non è bene che l'uomo sia solo: voglio fargli un aiuto che gli corrisponda». 19Allora il Signore Dio plasmò dal suolo ogni sorta di animali selvatici e tutti gli uccelli del cielo e li condusse all'uomo, per vedere come li avrebbe chiamati: in qualunque modo l'uomo avesse chiamato ognuno degli esseri viventi, quello doveva essere il suo nome. 20Così l'uomo impose nomi a tutto il bestiame, a tutti gli uccelli del cielo e a tutti gli animali selvatici, ma per l'uomo non trovò un aiuto che gli corrispondesse. 21Allora il Signore Dio fece scendere un torpore sull'uomo, che si addormentò; gli tolse una delle costole e richiuse la carne al suo posto. 22Il Signore Dio formò con la costola, che aveva tolta all'uomo, una donna e la condusse all'uomo. 23Allora l'uomo disse:

«Questa volta
è osso dalle mie ossa,
carne dalla mia carne.
La si chiamerà donna,
perché dall'uomo è stata tolta».

24Per questo l'uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie, e i due saranno un'unica carne.
25Ora tutti e due erano nudi, l'uomo e sua moglie, e non provavano vergogna.

Commento esegetico

nel giorno in cui tu ne mangerai, certamente dovrai morire

Mangiare dell’albero della conoscenza del bene e del male equivale a impadronirsi di una realtà. Mangiare una realtà vuol dire assimilarla, farla propria, diventarne padrone. «Divorare un libro», ad esempio, significa leggerlo, conoscerlo, assimilarlo, possederlo. Mangiare dell’albero della conoscenza equivale a dire: dominare la morale, essere padrone di decidere il bene e il male. Quindi non abbiamo assolutamente a che fare con una legge di tipo alimentare, ma con un simbolo che significa la pretesa di far di testa propria. Il racconto giocherà tutto sull’immagine simbolica, ma noi dovremo stare sempre ben attenti al significato che l’autore ha voluto dare a questo racconto simbolico. È l’autore che ha creato il racconto e lo ha creato per comunicare un messaggio. Mangiare di questo albero equivale a morire: quando, cioè, l’uomo rifiuta Dio, nel momento in cui l’uomo pretende di essere autonomo, di decidere autonomamente qual è il bene e il male, l’unica cosa che riuscirà a trovare è la morte.

E il Signore Dio disse: «Non è bene che l'uomo sia solo: voglio fargli un aiuto che gli corrisponda

Non è bene che l’uomo sia un individuo chiuso in se stesso. L’uomo per poter esistere deve ex–sistere, porsi fuori, entrare in relazione: l’uomo è un essere di relazione.Nella volontà di Dio c’è che l’uomo sia in relazione. Però, come dire tutto questo? La lingua ebraica ha pochissimi concetti astratti. Il nostro autore crea allora un concetto astratto, mettendo insieme la particella «come», la preposizione «di fronte» e il pronome «lui»: un come di fronte a lui. Non è corretto neanche nella lingua ebraica! Ke–negd–ô: un elemento che possa stargli di fronte, una realtà che possa guardalo in faccia. Un concetto filosofico moderno, in qualche modo parallelo alla formula dell’antico, potrebbe essere quello di persona: un essere che entra in relazione con una propria individualità e che si apre a un’altra, con una reale possibilità di dialogo. Noi diremmo: Gli voglio fare una persona da guardare negli occhi.

Così l'uomo impose nomi a tutto il bestiame

Dare il nome è segno di conoscenza e anche di dominio. Poter dare il nome alla realtà è segno di conoscenza e di padronanza. Il compito di dare il nome equivale, nella mentalità del nostro autore, a quella che noi oggi chiamiamo la scienza, la conoscenza della realtà. Dio offre all’uomo la possibilità della scienza. È nobiltà dell’uomo questa sua capacità di conoscere, è dono di Dio l’intelligenza che gli permette di spiegare la realtà. Ma l’uomo «non trovò una persona che lo potesse guardare in volto». Gli animali li conosce, li cataloga, li classifica, ma non sono simili a lui; non sono totalmente conformi alla sua persona, non sono sufficienti, perché l’uomo sia realizzato in una relazione secondo la volontà del Creatore.

21Allora il Signore Dio fece scendere un torpore sull'uomo, che si addormentò; gli tolse una delle costole e richiuse la carne al suo posto. 22Il Signore Dio formò con la costola, che aveva tolta all'uomo, una donna e la condusse all'uomo. 23Allora l'uomo disse:
«Questa volta
è osso dalle mie ossa,
carne dalla mia carne.
La si chiamerà donna,
perché dall'uomo è stata tolta».
Per questo l'uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie, e i due saranno un'unica carne.

La coppia uomo = umana = maschio + femmina, da sola, non riesce ad intravedere una soluzione di vera e concreta felicità. Dio per provvedere a ciò, come fece? "...fece scendere un torpore sull'uomo..." cioè sulla coppia (Genesi 2,21). Poi, com'è noto, il racconto prevede un taglio e una separazione della coppia maschio-femmina, come a dire in modo allegorico che quel vecchio modo di stare assieme, simile sotto l'aspetto fisico a quello animale di cui prima ha parlato il testo, rapporto istintuale utile per l'accoppiamento, sia pure completato dei sentimenti precipui della sfera umana, da solo non è efficace e sufficiente. Occorre che il maschio e la femmina della razza umana siano indotti ad un passo che da soli non sono capaci di compiere di essere pari, simili in tutto e fatti proprio l'uno per l'altro.
Svegliatasi la coppia disse e si chiama ancora
 Adam. "Allora l'uomo disse: Questa volta essa è carne dalla mia carne e osso dalle mie ossa. La si chiamerà donna perché dall'uomo è stata tolta." (Genesi 2,23). Tale evento costituì il primo vero matrimonio, patto d'alleanza in presenza del Signore Dio tra l'uomo e la donna, divisi dal vecchio legame maschio femmina, ma che in Dio sono una unità, una carne sola, "basher 'achad", una carne unica, una nuova creatura. Dopo quel fatto si trova per la prima volta la parola moglie "'ishet" e il commento divino che sancisce il tutto: "Per questo l'uomo abbandonerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una sola carne." (Genesi 2,24) Nel testo ebraico "i due" non c'è.

Ora tutti e due erano nudi, l’uomo e sua moglie, ma non ne provavano vergogna

Che cosa si intende per nudità? Noi siamo naturalmente portati alla rappresentazione fisica e quindi a parlare di un semplice pudore. In realtà il termine nudità e l’aggettivo nudo nella cultura biblica e orientale in genere indicano l’uomo nella propria limitatezza creaturale. Il vestito è il segno della dignità e la vestizione è il momento in cui una persona assume una certa dignità o si identifica con una nuova realtà. Ora, l’essere nudo degli uomini è proprio il limite umano che esiste ed è accettato tranquillamente. 

Commento patristico

Agostino
Un aiuto simile a lui   Per generare, con unione spirituale, figli spirituali: cioè, le opere buone della lode divina.

Ruperto
Non è bene che l’uomo sia solo  Non è conforme al disegno divino che l’uomo sia
solo. Dio ha proposto di propagare dal primo uomo i santi preconosciuti e predestinati ad diventare conformi alla immagine e somiglianza sua.
Un aiuto  A moltiplicare la stirpe predestinata dei santi.

Procopio
che si addormentò  Non significa un sonno profondo, ma… il modo dell’estasi. Rivelazioni del genere avvenivano anche con i profeti; che spesso, colti dal sonno per operazione divina, come in sogno ricevevano la visione di ciò che Dio voleva loro rivelare. Dio plasmò con la costola, che aveva tolta all'uomo, una donna   Con sapienza grande Dio da un solo essere né plasmò due, perché i due ridiventassero uno.

Ruperto
torpore   Che non doveva far cessare la veglia della ragione, ma – chiusi i cinque sensi del corpo – lasciar libero il senso della mente, perché Adamo potesse sapere ciò che operava su di lui la Sapienza di Dio artefice di ogni cosa.

Commento decriptato

plasmò con la costola che aveva tolta all'uomo, una donna
Il Signore Dio ha preso da un lato della coppia la parte femminile, l’ha formata י ב ן , l’ha costruita, l’ha forgiata e l’ha presentata all’altra parte. In quel "plasmò"    decriptato possiamo pensare che ci sarà   un Figlio  ;
Tzela (costola) significa una parte, un lato. Decriptato abbiamo tzel ombra è ayn vedere. Quindi, in quella coppia primigenia di quel maschio e di quella femmina, la parte che rimaneva in ombra, "in ombra   si vedeva  ", la più debole, che poteva contare meno e stare sotto tutela, fu nobilitata.
La parte maschile che ora però è sposata con la femminile davanti al Signore si
autodefinisce ‘ish א י ש , ”uno א che è stato י illuminato ש” e riconosce l’altra parte quale parte di sé stesso e la chiama donna ‘ishah א ש ה che in ebraico è anche il termine che designa la moglie.
Due fuochi ‘ech א ש ed א ש si possono vedere come un roveto ardente che non si consuma solo perché al loro centro c'è Iah י ה ossia IHWH. Matrimonio alla presenza del Signore. Di ciò prende atto il Talmud che sottolinea: “Se l’uomo e la donna sono meritevoli (di tale nome) la Shekinah (presenza divina) è tra loro.” (Talmud Sotà 17 a).
Tolta all’uomo: il verbo il cui radicale è ל ק ח che oltre che togliere vuol dire anche prendere e pigliare, verbo poi usato dalla Bibbia per dire prendere moglie e prendere marito e che come vedremo Gesù sottolineerà per far comprendere che il matrimonio è ben più di prendere, ma è entrare in una opportunità elettiva offerta da Dio che prepara i due, li fa incontrare e fornisce i doni necessari.
Ecco che quella costola o lato "sela'"   con le lettere profila l'evento che si verificherà dopo, infatti: "scenderà   il serpente   in azione  ", scese e con furbizia scelse il momento opportuno. Il demonio si rivolse alla donna Isha che potenzialmente è all’origine alef della luce shin nel mondo he da cui doveva uscire la vita per avvelenarla onde divenisse tenebra.

Ora tutti e due erano nudi, l’uomo e sua moglie, e non provavano vergogna.

Nudi è a’rummim ע ר ו מ י ם che discende sia dal radicale ע ר ה “essere scoperto”, da cui a’rah luogo nudo (di alberi), sia da un altro radicale ע ו ר di “essere denudato” da cui deriva a’or pelle cute e “nudo”. Questo caso con le lettere come icone ע ר ה si spiega con questo predicato: “si vede ע il corpo ר apertamente ה” vale a dire senza coperture.

Commento spirituale

Adamo che cresceva in Sapienza e grazia, non trovava tra gli esseri viventi un dialogo fecondo, come invece si realizzava con Dio. Allora Adamo provò la solitudine perché non riusciva ad entrare in comunione con le altre creature, ma li sentiva inferiori a sé e quindi diede il nome ad ogni essere vivente stabilendo una relazione di rispetto ma anche di autorità. Adamo diventa Signore del creato ma in modo incompleto, perché gli mancava qualcuno che collaborasse con lui a questo progetto d’amore e di salvezza che Dio gli aveva affidato. Adamo non riusciva ad essere totalmente di Dio come sua Sposa (accettando la femminilità spirituale) perché sentiva il peso di una generazione segnata dal peccato.
Dio non lascia nella solitudine Adamo ma gli viene incontro con la sua misericordia, “gli farò un aiuto che gli sia simile”, lo fa entrare nel suo riposo, infondendo in lui uno spirito di torpore affinché possa lasciarsi amare e plasmare da Dio. Adamo sentendosi amato da Dio accetta questo rapporto sponsale con Dio unico suo bene. Dio gli rivela il suo progetto di iniziare da lui, la generazione spirituale di uomini spirituali sempre più conformi alla somiglianza con il Verbo.

Allora Dio prese la costola, cioè entro nella parte più profonda dell’uomo, nel suo spirito e costituì il nuovo personificando: la donna (figlia di Adamo e figlia di Dio), essere vivente intelligente, piena di grazia e di Sapienza “superiore ad Adamo”(secondo la logica evangelica vista prima per gli angeli), che doveva continuare la manifestazione del Verbo, attraverso la generazione spirituale. Questa volta Adamo grazie alla bontà misericordiosa di Dio aveva finalmente ritrovato in se stesso la sua felicità, perché quell’essere vivente donato da Dio era fatto dalla sua sostanza, aveva riscoperto quell’unità originaria dell’uomo. Ora Adamo può lasciare, distaccarsi dalla generazione precedente e iniziare con il nuovo personificando la nuova generazione spirituale continuando la manifestazione del Verbo.