lunedì 3 agosto 2015

Caino e Abele

Adamo conobbe Eva sua moglie, che concepì e partorì Caino e disse: "Ho acquistato un uomo grazie al Signore". 2Poi partorì ancora Abele, suo fratello. Ora Abele era pastore di greggi, mentre Caino era lavoratore del suolo. Trascorso del tempo, Caino presentò frutti del suolo come offerta al Signore, 4mentre Abele presentò a sua volta primogeniti del suo gregge e il loro grasso. Il Signore gradì Abele e la sua offerta, 5ma non gradì Caino e la sua offerta. Caino ne fu molto irritato e il suo volto era abbattuto. 6Il Signore disse allora a Caino: "Perché sei irritato e perché è abbattuto il tuo volto? 7Se agisci bene, non dovresti forse tenerlo alto? Ma se non agisci bene, il peccato è accovacciato alla tua porta; verso di te è il suo istinto, e tu lo dominerai"...


Qain in ebraico significa ho acquistato mentre Hebel  soffio, vanità vapore.

Caino rappresenta l’ego, è l’orgoglio della famiglia, Caino possiede, avrà una discendenza, sarà costruttore di città. Abele è un aggiunta, non parla, non genera, non ha discendenza. 7 volte è nominato  per indicare che la sua pienezza è tutta nella sua inconsistenza, effimero. La fragilità di Abele nascendo secondo instaura la fraternità.
In tutta la Scrittura Dio elegge sempre il minore perché la gratuità della sua azione e del suo amore si riversa sull’ultimo, sull’indifeso.
 Il Signore gradì Abele e la sua offerta, 5ma non gradì Caino e la sua offerta.
Il verbo è guardò l’offerta di Abele, in ebraico waysha’ che sono le stesse lettere di Gesù. Abele è salvato. Abele offre se stesso insieme ai primogeniti, ecco perché il suo sacrificio è gradito. S. Ambrogio, nel "De Cain et Abel", Ruperto di Deutz, Nicola di Lyra ed alcuni moderni (Cassuto, Levin ecc.), trovano che Dio si è comportato giustamente dal momento che Abele ha operato una duplice scelta: i primogeniti e il loro grasso, mentre Caino si è limitato ad offrire senza scegliere. Aggiungiamo qui una spiegazione che ha a che fare più con l'antropologia culturale che con l'esegesi, e che ha avuto un certo successo, quella di R.GIRARD, La violence et le sacré (Paris 1972): il sacrificio di Caino non è affatto un sacrificio perché non sparge sangue, mentre Abele offre un vero sacrificio; quando Caino spargerà il sangue di Abele, farà scoppiare la violenza nascosta in lui, violenza che non poté placare con il suo sacrificio (senza sangue).
Ma se non agisci bene, il peccato è accovacciato alla tua porta; verso di te è il suo istinto, e tu lo dominerai".
Caino si accende di gelosia come il primo fratello della parabola del figliol prodigo. La spiegazione più tradizionale "il peccato è accovacciato", personalizza il termine peccato, quasi un demone in agguato alla porta di Caino. La difficoltà grammaticale è in questo caso superata dal fatto che "peccato" immaginato come animale feroce e aggressivo lo troviamo già in Lev 4,23.28. L'immagine esprime molto bene il carattere bestiale e feroce, pericoloso e aggressivo del peccato.
Caino non è stato in grado di dominare il suo istinto nonostante il richiamo di Dio “Fuggi dal peccato come dal serpente: se ti avvicini ti morderà” (Sir 21,2) Caino non vede più il fratello ma vede in lui solo l’ostacolo che gli impedisce di essere il primo. Il discorso di Caino è stato un monologo la terra è mia, tu sei mio Dio, Dio è con me questa è volontà di possesso e potenza.

Commento patristico

Procopio
Adamo conobbe Eva  Le nozze non ci sarebbero state nel paradiso prima del peccato. Poiché il Salvatore ha detto che nella risurrezione non ci sono nozze perché non c’è morte (Lc 20,35).
acquistato un uomo dal Signore  Eva scacciata dal paradiso, è stata resa migliore dal castigo; attribuisce a Dio, infatti, la creazione di colui che è nato, avendo ben presente nel ricordo le parole della benedizione: Crescete e moltiplicatevi. Così lei che prima aveva disprezzato il Signore, ora si rifugia in Lui.
Agostino
Abele… Caino   Nel genere umano si possono due stirpi: quella di coloro che vivono secondo l’uomo, e quella di coloro che vivono secondo Dio. Caino che appartiene alla città degli uomini e poi, Abele che appartiene alla città di Dio: prima nacque il cittadino di questo mondo, poi il pellegrino in questo mondo e appartenente alla città di Dio, per grazia predestinato e per grazia eletto.
Beda
Abele  Significa “lutto” o “miserabile”;… poiché la vera vita degli eletti è la futura: e perché vi giungano più felicemente, essi in questa vita sono ogni giorno messi a morte e stimati come pecore da macello.
Riformatori
 Adamo conobbe Eva   Abbiamo udito come Adamo, caduto nella morte a causa del peccato, ricevette la promessa che dalla carne soggetta alla morte gli sarebbe nato il germoglio della vita. Egli, perciò, comprese che avrebbe dovuto generare: soprattutto perché la benedizione crescete e moltiplicatevi non era stata annullata, ma confermata di nuovo nella promessa del Seme che avrebbe schiacciato il capo del serpente. Non fu dunque – come si potrebbe credere – semplicemente per impulso carnale che Adamo si unì ad Eva, ma ve lo sospinse la necessità della salvezza da conseguire attraverso il Seme benedetto, Gesù Cristo.

Commento spirituale

acquistato un uomo dal Signore   Eva partorisce un uomo secondo la generazione carnale, ringraziando Dio di aver benedetto le nozze, anche se in principio l’unico ed assoluto autore della vita doveva essere Dio, attraverso le nozze spirituali. Adesso Eva ottiene da Dio un figlio, attraverso la conseguenza del peccato: il dolore e il desiderio carnale.
Caino… Abele  Caino che significa acquistato, ma anche gelosia rappresenta la discendenza degli uomini peccatori legati alla cose della terra, orgogliosi della propria vita terrena, accecati dalla gelosia e dalla superbia della vita.
Abele, che significa soffio, vanità rappresenta la nullità, la vanità della vita terrena e la generazione spirituale degli eletti destinati all’eternità, attraverso il sacrificio e la persecuzione. Il sangue di Abele è figura della redenzione di Cristo, il buon pastore condotto al macello come un agnello mansueto. Dio sceglierà sempre i poveri, coloro che valgono poca cosa, coloro che subiscono ogni sorta di persecuzione, per realizzare il suo progetto di salvezza e riportare l’umanità alla nuova generazione dei figli di Dio e al  possesso della vita eterna.

Commento decriptato

Il nome di Caino   
  • a rovesciare   sarà   con energia  ;
  • a riversarsi   fu   l'angelo   (ribelle);
  • rovescerà  , opprimerà ( ) ;
il segno per antonomasia è una croce, per indicare riservato che Dio pone su Caino, l'ultima lettera dell'alfabeto ebraico che in corsivo appunto è una croce e per il racconto di Caino e Abele è il primo segno portato da Dio. Il giudizio su Caino resta sospeso rinviato al giudizio finale  .
Nella lettere di peccato  c'è il senso della croce; infatti:

"per la chiusura chet  del cuore tet  inizia  alef  la croce  tav"; "la chiusura chet  del cuore  tet  si compie 


Entra, così, nel mondo la sofferenza e la croce, come abbiamo letto anche nel criptato di Gen. 4,14, ma che possono anche far reagire l'uomo e fargli cercare aiuto e salvezza da parte di Dio.

Quel segno  ot'  che Dio impose a Caino si apre di più intensi significati: "inizia alef a portare waw  la croce tav  "; cioè Caino fu: "il primo (uomo) che portò  la croce  ", ma anche "l'Unigenito alef  porterà  waw in croce tav ".


martedì 21 luglio 2015

Gn. 3,20-24 "la cacciata dall'Eden"

20L'uomo chiamò sua moglie Eva, perché ella fu la madre di tutti i viventi.
21Il Signore Dio fece all'uomo e a sua moglie tuniche di pelli e li vestì.
22Poi il Signore Dio disse: «Ecco, l'uomo è diventato come uno di noi quanto alla conoscenza del bene e del male. Che ora egli non stenda la mano e non prenda anche dell'albero della vita, ne mangi e viva per sempre!». 23Il Signore Dio lo scacciò dal giardino di Eden, perché lavorasse il suolo da cui era stato tratto. 24Scacciò l'uomo e pose a oriente del giardino di Eden i cherubini e la fiamma della spada guizzante, per custodire la via all'albero della vita.

Eva

Hawwah ha la radice del verbo «vivere». Nello schema narrativo è presente un elemento negativo: il fatto che l’uomo imponga alla donna un nome diverso dal suo. Questo segna l’inizio del dominio: l’uomo comincia a dominare la donna, le dà il nome, nel senso che pretendere di sottometterla. Tuttavia il nome che le dà, è un nome auspicio di benedizione, è il nome della vita. E, spiega il nostro autore, prima della lunga serie di etimologie che farà dei vari nomi, si chiamò Eva perché fu la madre di tutti i viventi. Nella traduzione italiana (come in ogni traduzione) tutta la simbologia dei nomi è persa, perché non si coglie più il legame linguistico fra il nome e l’etimologia proposta. Eva–Vita è all’origine di tutti i Viventi; è il simbolo della madre. Rifacendoci all’ambiente culturale dell’autore antico, possiamo anche riconoscere che la Grande Dama della corte di Gerusalemme ha il proprio prototipo nella Hawwah (Eva), che è stata la madre di tutti, la prima regina madre.

Il Signore Dio fece all’uomo e alla donna tuniche di pelli e li vestì.

La nudità dell’uomo, la debolezza, la limitatezza dell’uomo, viene coperta dalla misericordia di Dio, dal suo continuo e benevolo intervento. L’uomo si era nascosto perché nudo: Dio fa il vestito per l’uomo che è nudo. L’uomo si era nascosto per
la paura: Dio va a cercare l’uomo e lo riveste. Nel momento in cui l’uomo si accorge di non poter più sopportare il proprio limite, Dio interviene con un dono di grazia.

Tuniche di pelle
Nella Bibbia il vestito è legato a diversi simbolismi. In particolare è segno della dignità della persona. Si pensi per es. all'importanza ed alle accurate descrizioni delle vesti sacerdotali (Es 28, 4.39-40 ... 15x). Attraverso il vestito si indica anche il passaggio di dignità (cfr. Is 22,21). Dare un vestito è segno di sollecitudine per un altro, segno di una dignità concessa. È il dovere del padre verso il figlio; del marito verso la moglie; del responsabile verso coloro che gli sono affidati. In questo caso specifico è segno dell'attenzione di Dio per l'uomo e la donna anche dopo la trasgressione: non sono abbandonati a se stessi.
Il Signore Dio lo scacciò dal giardino di Eden, perché lavorasse il suolo da dove era stato tratto. Scacciò l’uomo e pose a oriente del giardino di Eden i cherubini e la fiamma della spada folgorante, per custodire la via all’albero della vita

L'espulsione è espressa mediante i verbi congedare ed espellere. Conseguenza è la perdita di contatto con l'albero della vita, la perdita della prossimità di Dio.  Notare che il castigo non è il lavoro, ma il non poter più coltivare il giardino e vivere un rapporto difficile, non armonioso con la terra.
Infatti, il giardino non viene abolito, l’albero della vita non viene tagliato. Il giardino e l’albero restano. L’uomo per il momento non vi ha più accesso. Se il giardino, dicevamo, è il simbolo della relazione amichevole con Dio, vuol dire che l’uomo, non fidandosi di Dio, è allontanato, ma non vuol dire che sia impossibile ritornare. Il racconto finisce proprio con la parola «albero della vita» custodito e difeso. Era l’uomo che doveva custodire e coltivare questo albero, invece non l’ha voluto e allora andrà a coltivare il suolo da dove era stato tratto. Perché non è stato tratto dal giardino, è stato tratto dal suolo e messo nel giardino. L’uomo non ha voluto l’amicizia fiduciosa del giardino, allora ritorna nella sua origine terrosa e lì lavora e fatica; quello che lui doveva custodire, adesso è custodito dalla mitica figura dei cherubini e della fiamma della spada sfolgorante, cioè il fulmine. Il cherubino è un’immagine mitologica orientale ed è rappresentato come un toro alato col busto umano.  

Commento patristico
Procopio
tuniche di pelli   Rivestì di cose morte colui che era morto per il peccato.
Beda
tuniche di pelli   Ricoprendoli in tal modo, il Signore fa capire che essi, ormai sono diventati mortali: poiché le pelli tratte da morti animali, sono figura della morte.
Ruperto
madre di tutti i viventi   O non piuttosto di tutti coloro che muoiono? Tutti, infatti, muoiono nel peccato di lei, e nessuno dei suoi figli vive, se non chi è vivificato mediante l’unico uomo Cristo.
Ne mangi e viva sempre    Che cosa avrebbe significato per Adamo vivere in eterno? Nient’altro che un’eterna sventura. Poiché è divenuto miserabile, che cosa sarebbe il suo essere eterno, se non avere un’eterna miseria? Il Signore, perciò, si ricordò della sua misericordia, proprio nel non concedere all’uomo miserabile l’albero della vita
Moderni
chiamò la moglie Eva    Adamo aveva già imposto un nome a sua moglie, quando gli
fu presentata, che esprimeva la sua provenienza dal corpo dell’uomo; ishà ora le dà un nome che designa la sua funzione , che è quella di diffondere la vita.
Agostino
non prenda anche dell’albero della vita    Alienato non solo dalla vita che avrebbe ricevuto insieme con gli angeli se avesse osservato il precetto, ma anche da quella vita che conduceva nel paradiso,… dovette essere separato dall’albero della vita; sia che… da esso derivasse il suo benessere corporeo, si che in esso ci fosse un sacramento visibile dell’invisibile sapienza: doveva esserne dunque allontanato, o in quanto ormai condannato a morire, o in quanto scomunicato.
 Commento spirituale

Il Signore Dio fece all’uomo e alla donna tuniche di pelli e li vestì    Le tuniche di pelli di cui vengono vestiti Adamo ed Eva rappresenta la dignità che Dio dà all’uomo per coprire la nudità diventata “vergogna” a causa del peccato. Da questo momento la legge della natura sarà regolata da Dio perché in essa vive la legge del peccato. La relazione interpersonale senza il “vestito”, senza la dignità sarà segnata dal disordine, dalla violenza e dall’abuso sessuale. La dignità che Dio gli conferisce è diversa da quella precedente, ora l’uomo avrà una personalità autonoma e indipendente staccata da quella di Dio. Tutta la vita dell’uomo cercherà questa comunione perduta che solo Dio potrà realizzare nel suo Figlio. Ora l’uomo con la sua coscienza personale, è diventato come noi, è diventato un essere libero come Dio, ma in modo autonomo, perché ha la possibilità di vivere senza Dio in quanto padrone della sua vita. Ecco che Dio proibisce all’uomo di non stendere la mano e di prendere dell’albero della vita per non farlo vivere eternamente in questa condizione, ma sperimentasse la sofferenza e la morte affinché potesse ritornare alla sua essenza, grazie all’incarnazione redentrice del Verbo.


Commento decriptato

Il Signore Dio fece all'uomo e alla donna tuniche di pelli e li vestì.
In luogo dell'abito di luce   fece loro un abito di pelli  .
Hanno perduto il loro splendore, la loro luce si e' inspessita fino a divenire pelle.

Sottile gioco di lettere che ha segnato la vita dell'uomo:
  • luce, "dall'Unico alef  Portare waw  nella mente resh ";
  • pelle, "al peccare (avah)  con i corpi resh ."
Il vestire in ebraico è un verbo che ha il radicale labesh e Dio con tale verbo subito compie questo atto fisico che nasconde un atto spirituale.
Una lettura di quel radicale consente, infatti, di collegare il serpente lamed alle vergogne bosh dell'uomo, ma anche  il Potente dentro sorgerà. E quel dentro è sia con la venuta in terra del suo Messia, il Figlio vero Dio e uomo, vale a dire con l'incarnazione e poi con l'invio dello Spirito Santo nell'intimo dell'uomo. Tutto ciò porta al finale "il Potente  dentro  li risorgerà ".La conclusione grazie al Suo vestirci  , "dal Potente  abiteremo nella luce ". In definitiva Dio compì per l'uomo l'atto di misericordia di "rivestire gli ignudi".

tuniche di pelle

Il termine tuniche "ketonet", suggerisce più d'un vestito, ma la veste di funzione particolare, una veste sacra. Nel Pentateuco oltre che nel Genesi la prima volta che è usato quel termine è in Esodo 28 ove si descrivono le vesti dei sommi sacerdoti: Ed ecco gli abiti che faranno: il pettorale (hos e l'efod, il manto, la tunica damascata (ketonet tashbes)….  Faranno vesti sacre per Aronne tuo fratello e per i suoi figli, perché esercitino il sacerdozio in mio onore." (Esodo 28,4).

Nel versetto Genesi 3,21 si trova una parola tuniche, ketonet leggibile questo termine come della rettitudine completa degli angeli porta il segno,  la rettitudine completa degli angeli riporterà per finire il peccare con i corpi/mente. La tradizione ebraica afferma che un ebreo avvolto nel tallit è come un angelo del Signore degli eserciti. Tallit "mantello della preghiera", è un quadrangolo in cotone, seta o lana bianco, di solito decorato con delle righe blu, ai cui quattro angoli vengono attaccati dei fiocchi, i tzitzit. Sono scialli della preghiera mattutina, che indicano che l'uomo è legato a Dio ed accerta che l'uomo vuole avere un abito spirituale nitido con alcuni fili azzurri che lo legano al cielo.




domenica 12 luglio 2015

Gn. 3,14-19 "le conseguenze dell'esilio"

Il Signore Dio disse alla donna: «Che hai fatto?». Rispose la donna: «Il serpente mi ha ingannata e io ho mangiato».
14Allora il Signore Dio disse al serpente:
«Poiché hai fatto questo,
maledetto tu fra tutto il bestiame
e fra tutti gli animali selvatici!
Sul tuo ventre camminerai
e polvere mangerai
per tutti i giorni della tua vita.
15Io porrò inimicizia fra te e la donna,
fra la tua stirpe e la sua stirpe:
questa ti schiaccerà la testa
e tu le insidierai il calcagno».
16Alla donna disse:
«Moltiplicherò i tuoi dolori
e le tue gravidanze,
con dolore partorirai figli.
Verso tuo marito sarà il tuo istinto,
ed egli ti dominerà».
17All'uomo disse: «Poiché hai ascoltato la voce di tua moglie e hai mangiato dell'albero di cui ti avevo comandato: «Non devi mangiarne»,
maledetto il suolo per causa tua!
Con dolore ne trarrai il cibo
per tutti i giorni della tua vita.
18Spine e cardi produrrà per te
e mangerai l'erba dei campi.
19Con il sudore del tuo volto mangerai il pane,
finché non ritornerai alla terra,
perché da essa sei stato tratto:
polvere tu sei e in polvere ritornerai!»

Nel racconto della tentazione e del peccato, il narratore aveva seguito l’ordine: serpente–donna–uomo; nella sezione dell’indagine e nelle domande l’ordine è stato capovolto: uomo–donna–serpente. Infine nelle sentenze troviamo di nuovo l’ordine inverso: il serpente, la donna e l’uomo. Il testo è costruito molto bene, cesellato anche nei particolari: la donna è sempre al centro, perché rappresenta l’elemento centrale di tutti i passaggi.

 maledetto tu fra tutto il bestiame e fra tutti gli animali selvatici..
Al serpente Dio non chiede spiegazioni, formula solo la sentenza a suo danno, ed è l’unico elemento che viene maledetto. Né l’uomo, né la donna sono maledetti per il peccato, il serpente sì. Se la benedizione è il dono della vita e la capacità di trasmettere la vita, la maledizione si pone diametralmente all’opposto ed equivale, pertanto, alla sterilità e all’incapacità di produrre un frutto positivo. Tutta la realtà simboleggiata dal serpente (caos primitivo, potenza umana, arroganza della sapienza, culti della fertilità, magia e lato oscuro dell’uomo) vengono dichiarati sterili ed esclusi dalla dinamica della vita.
Il fatto dello strisciare inoltre diventa, simbolicamente, l’umiliazione massima; il mangiare polvere è l’abbattimento. Non vuol dire che prima i serpenti avessero le zampe; si sta presentando un gioco fra la realtà e il simbolo per passare dall’animale serpente a ciò che significa simbolicamente. Difatti quello che ci interessa è soprattutto il versetto 15, che segna il vertice della sentenza e spiega il rapporto fra il serpente e l’umanità.

Io porrò inimicizia tra te e la donna, fra la tua stirpe e la sua stirpe: questa ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno…

Nel momento stesso in cui umilia il serpente, Dio afferma e preannuncia una lotta futura; Dio stesso mette inimicizia fra il serpente e la donna, fra i figli del serpente e i figli della donna. I figli del serpente saranno altri serpenti, tutto ciò che è racchiuso nel simbolo–serpente di generazione in generazione; e i figli della donna sono gli uomini di tutti i tempi, l’umanità intera. Non si sta parlando semplicemente a livello naturale di una lotta fra gli uomini e i serpenti, c’è qualche cosa di più, lo comprendiamo bene. I figli del serpente, dunque, sono, soprattutto, l’immagine del male e quei principi scorretti che hanno portato al peccato. Sono la pretesa della sapienza, la pretesa della potenza, la pretesa della fertilità, la sfiducia nei confronti di Dio. È il continuo ripresentarsi della mentalità ostile a Dio. E la donna e i suoi figli rappresentano l’umanità.
Viene così rappresentata la battaglia eterna fra il bene e il male. No, non è fra il bene e il male, è fra l’uomo e il male. Viene annunciato l’ininterrotto conflitto che l’uomo ingaggerà con il male. E questa è la realtà: il nostro autore conosce bene la sua realtà dove l’uomo lotta con una situazione negativa che è fuori di sé, ma che è anche dentro; lotta con gli istinti che lo portano a commettere il male; l’uomo che vuole vivere bene si trova a combattere per vivere bene. Questo desiderio di vivere bene e di combattere il male è messo da Dio all’inizio. Ma non solo viene annunciata una lotta continua fra i due schieramenti, viene promessa anche una vittoria, il superamento da parte dell’umanità.
Il testo ebraico usa un pronome maschile per indicare il soggetto di colui che schiaccerà la testa al serpente, quindi intende dire «il seme» della donna, cioè la discendenza: un figlio, o l’umanità in genere, sarà vittoriosa nei confronti del male.
L’interpretazione cristiana di questo testo ha visto in esso il primo annuncio del Messia. Difatti questo versetto è stato chiamato il Protovangelo, cioè il primo annunzio buono. Nel momento stesso del peccato, origine di ogni peccato, Dio annuncia la vittoria contro il peccato: un Figlio della donna schiaccerà la testa del serpente. Il serpente tuttavia gli si rivolterà contro. Viene così immaginata la scena di un uomo che, vedendo un serpente, col tallone tenta di colpirlo schiacciandogli la testa e la mossa istintiva del serpente è quella di girarsi di scatto e mordere, ma l’unico punto che può raggiungere è il calcagno. Chiaramente la contrapposizione testa–calcagno serve per mettere in contrasto la parte più alta e più nobile del corpo con la parte più bassa. Quindi a un certo punto, nonostante l’aggressività del male, il male sarà schiacciato alla testa, cioè definitivamente, ed eliminato.
Nella versione latina, non si sa bene per quale motivo, probabilmente solo per uno sbaglio di ricopiatura, il pronome maschile divenne femminile, e così il soggetto che schiaccerà il capo del serpente venne identificato con la donna e nel Medio Evo questo versetto fu riletto come profezia mariana.

Alla donna disse: Moltiplicherò i tuoi dolori e le tue gravidanze; con dolore partorirai figli. Verso tuo marito sarà il tuo istinto, ma egli ti dominerà…

Nelle parole rivolte alla donna e all’uomo non troviamo delle condanne, ma un modo letterario per indicare la disarmonia e l’interpretazione teologica di queste disarmonie alla luce del peccato.
Anche nelle sentenze primordiali la disarmonia viene presentata per la donna e per l’uomo con quattro immagini, due ciascuno. Il momento del parto, del dono della vita, è un momento meraviglioso, eppure è anche un momento tremendo. Come mai questo contrasto? Tale evento, comune nella vita delle persone, è preso come segno simbolico della disarmonia nella creazione. Il momento della vita e della nascita è il momento tremendo del dolore che rasenta la morte. L’immagine della partoriente nel dolore diventa così una immagine tipica nella Bibbia per indicare proprio la nascita della salvezza, l’origine della vita attraverso il dolore, attraverso la sofferenza. Negli ultimi secoli prima di Gesù Cristo si parla addirittura dei dolori del Messia e si adopera un termine tecnico che indica proprio i dolori del parto. Si intende il doloroso sconvolgimento che il Messia porterà nel mondo per far nascere l’uomo nuovo.
Nel Vangelo di Giovanni questa immagine è applicata simbolicamente alla passione stessa di Gesù come la via della nuova nascita: «La donna, quando partorisce, è afflitta, perché è giunta la sua ora; ma quando ha dato alla luce il bambino, non si ricorda più dell’afflizione per la gioia che è venuto al mondo un uomo» (Gv 16,21).
Anche S. Paolo, nella lettera ai Romani, utilizza questa immagine e afferma che tutta la creazione continua a soffrire in questi dolori del parto; intende dire che la storia presente vive in questa fase di nascita con la componente dolorosa del parto, ma la méta è la nascita definitiva dell’umanità nuova (cfr. Rm 8,19–25).
L’altro elemento di relazione disarmonica che si è venuto a creare col peccato è quello uomo–donna: la parità, l’osso delle mie ossa, carne della mia carne, il canto di lode iniziale adesso viene completamente rotto; la situazione sociale concreta (e ai suoi tempi molto più che ai nostri) presenta all’autore la scena della donna sottomessa, sfruttata, dominata, schiavizzata. È disarmonico questo stato di cose, non è nel progetto di Dio e, se c’è, è perché qualcuno va contro il piano di Dio. Non è la volontà di Dio che la donna sia sfruttata, è la conseguenza del peccato dell’uomo; è la disarmonia voluta dall’uomo contraria all’armonia voluta da Dio.

All’uomo disse: Poiché hai ascoltato la voce di tua moglie e hai mangiato dell’albero di cui ti avevo comandato: Non ne devi mangiare, maledetto sia il suolo per causa tua. Con dolore ne trarrai il cibo per tutti i giorni della tua vita….

Non viene maledetto l’uomo, ma il suolo, cioè la realtà esterna all’uomo: essa è vista come difficile, dura. Il nostro autore è un autore antico ed ha una mentalità antica, quindi non dobbiamo tirare delle conseguenze secondo la nostra moderna mentalità, tipo: che cosa ne può la natura se l’uomo è stato colpevole?  
Di fatto l’uomo conosce il terremoto e l’alluvione, conosce la grandine e la siccità, conosce l’inverno rigido che alla fine della primavera ricompare e fa gelare tutte le gemme e finisce per far perdere il raccolto. Conosce questa realtà, questa natura che non segue un ritmo ordinato e innocuo, ma ogni tanto dà dei danni e talvolta rovina proprio tutto; chi ci rimette in questa situazione è l’uomo. La disarmonia uomo–terra evoca l’origine dell’uomo dalla terra e l’altra grande disarmonia, quella della morte. L’uomo scopre la propria paura della morte. L’uomo vive la morte con angoscia, l’esperienza della morte altrui e quella propria, attesa e paventata. Perché? Perché questa situazione, si domanda l’antico. Proprio perché c’è disarmonia con Dio. L’uomo ha paura della morte perché non si fida di Dio. Il testo biblico non vuol dire che, se l’uomo non avesse peccato, non sarebbe morto. Presenta invece la causa dell’angoscia per la morte, l’incubo della morte. Quindi il sudore della fronte, il lavoro della terra, la paura del tornar nella polvere sono ulteriori segni della disarmonia. Questo mondo, questa realtà con le sue disarmonie sono frutto di una sfiducia iniziale nei confronti di Dio.

Commento patristico

Beda
sul tuo ventre   Striscia sul ventre quando – dopo aver vinto gli uomini con la gola – suscita in essi ardore di concupiscenza.
polvere mangerai   Mangia polvere, quando si pasce e si delizia del traviamento di coloro che peccano, e li seduce per trascinarli alla rovina.
 
Riformatori
la sua stirpe   Il seme di lei era il seme di Maria. Fino al diluvio e dopo, fino a Maria, le donne partorirono: tuttavia il loro seme non poté essere detto in verità seme della donna, ma piuttosto seme dell’uomo. Quello che nasce da Maria è stato concepito da Spirito Santo ed è vero seme di Maria.
Alla donna disse: Moltiplicherò i tuoi dolori e le tue gravidanze, con dolore partorirai figli. Verso tuo marito sarà il tuo istinto, ma egli ti dominerà. All’uomo disse: Poiché hai ascoltato la voce di tua moglie e hai mangiato dell’albero, di cui ti avevo comandato: Non devi mangiare, maledetto sia il suolo per causa tua!...  
 
Procopio
 egli ti dominerà  La donna era condannata al dolore, al gemito e alla schiavitù, finché il Cristo, nel suo amore per noi, non abolì tale maledizione nascendo da una donna. Quella donna era immagine di Eva. Vergini ambedue: Eva peccò, e dal serpente ebbe tristezza che trasmise alle sue discendenti; Maria ebbe gioia da Dio, distrusse la maledizione del genere umano, e col suo parto senza dolore pose fine al partorire nel gemito e nei dolori.
Verso tuo marito sarà il tuo istinto  Il tuo rifugio, il tuo porto e la tua sicurezza sarà l’uomo.
Ruperto
tornerai alla terra   Fu per bontà, che il Dio buono – perché l’uomo non ignorasse la brutta morte della sua anima e non dormisse incurante nei piaceri – gli preannunciò la morte della sua carne. Dio volle che l’uomo corrotto dal peccato fosse mortale, e durante la sua vita mangiasse il pane nelle fatiche.

Von Rad

L’uomo era stato tratto dalla terra e ad essa è orientato; essa era la nutrice della sua esistenza, per cui esisteva una solidarietà creazionale tra l’uomo e la terra. Ma in questa unione e sopraggiunta una rottura, un’alienazione.

Commento spirituale

La maledizione cade sul serpente poiché il diavolo ha scelto il male fin dal principio, egli si nutrirà della polvere, cioè del peccato degli uomini per diffondere il male nel mondo e camminare sulle gambe di tutti quegli uomini, schiavi del peccato. Il ventre è quella zona dove la legge del peccato esercita il suo dominio. Dio si servirà di una donna, Maria, per salvare il mondo.
Il seme della donna



                                   Il seme di Dio                Il seme dell’uomo
                                 (Lo Spirito Santo)            (Il seme di Giuseppe)
In Gesù Cristo vero Dio e vero Uomo, Figlio Unigenito di Dio e figlio dell’Uomo (Giuseppe e Maria), inizia la nuova generazione dei figli di Dio.
Ti schiaccerà la testa   L’orgoglio dei figli di Satana sarà schiacciato dai piedi (umiltà) dei figli di Dio.
tu le insidierai il calcagno    I figli di Dio saranno perseguitati come Gesù, ma alla
fine trionferanno, grazie alla vittoria del Figlio di Dio.

La donna viene colpita nel suo essere madre, con dolore  partorirai figli e nel suo essere donna, verso tuo marito sarà il tuo istinto, ma egli ti dominerà. L’istinto che porta l’uomo e la donna a cercarsi si rivela come dominio. Mentre prima la loro relazione era nella gioia, ora subentra la violenza (la violenza sarà inscritta nel rapporto sessuale attraverso l’orgasmo). La donna che si salverà partorendo figli (S. Paolo) è figura della Chiesa che partorirà  nel dolore di Gesù Cristo i figli di Dio per espiare il peccato del mondo e riportare l’umanità a quella generazione spirituale a cui erano chiamati i nostri progenitori.
maledetto sia il suolo per causa tua   La terra diventa ostile all’uomo, solo con il lavoro e la preghiera l’uomo dovrà riacquistare la posizione di signore del creato per giungere al sabato, al riposo di Dio, passando però, attraverso la sofferenza e la  morte:  in polvere tornerai.

Commento decriptato

Decriptando il termine ebraico polvere, nelle lettere ain, pe e resh: “si vede col soffio un corpo” la ain è vedere , la pe è una bocca che soffia e la resh appunto è un corpo, indi la polvere è il corpo cioè quanto si vede sollevarsi soffiando oppure ain, si vede, sorgente della fecondità, del fruttificare (pe resh), nel senso che dalla polvere della morte dell’uomo, Dio fa risorgere l’uomo nuovo, Dio porterà il frutto benedetto: Gesù.
Il termine dolori (sofferenze) viene tradotto con il termine ‘eseb decriptato abbiamo ain e zade albero e bet la casa nel senso di veder salire o scendere dentro il figlio in riferimento al parto. La sofferenza del parto è legata alla prova che strappa la pelle per poter ritrovare l’uomo interiore che abbiamo perso.

Decriptiamo mangiare che ricorre spesso in questo capitolo, in ebraico akol alef Elohim kol ogni, totalità, quindi Dio nella sua totalità, in ognuno di noi  Mangiare del pane significa nutrirsi del divino oppure   la sposa ( ) nel senso che nell’atto del mangiare è implicito l’alleanza sponsale di Dio. Con il sudore ze’ah della fronte, zain colpire ain alla fonte he per far uscire. Quindi l’uomo può ritornare al soffio dello Spirito a condizione che si rivolga verso la povere per poter fecondare l’uomo nuovo.

Nel termine ebraico teshuva ritornare, rivolgersi troviamo le stesse lettere di shabbat shuv in relazione al dramma dell’esilio. Infatti, tav è indicato il rivolgimento, la penitenza, il riposo shuv per ritornare alla condizione primordiale.