martedì 9 giugno 2015

Gn 3,1-7 "La caduta"

Il serpente era il più astuto di tutti gli animali selvatici che Dio aveva fatto e disse alla donna: «È vero che Dio ha detto: «Non dovete mangiare di alcun albero del giardino»?». Rispose la donna al serpente: «Dei frutti degli alberi del giardino noi possiamo mangiare, ma del frutto dell'albero che sta in mezzo al giardino Dio ha detto: «Non dovete mangiarne e non lo dovete toccare, altrimenti morirete»». Ma il serpente disse alla donna: «Non morirete affatto!  Anzi, Dio sa che il giorno in cui voi ne mangiaste si aprirebbero i vostri occhi e sareste come Dio, conoscendo il bene e il male». Allora la donna vide che l'albero era buono da mangiare, gradevole agli occhi e desiderabile per acquistare saggezza; prese del suo frutto e ne mangiò, poi ne diede anche al marito, che era con lei, e anch'egli ne mangiò. Allora si aprirono gli occhi di tutti e due e conobbero di essere nudi; intrecciarono foglie di fico e se ne fecero cinture.

Serpente

La tradizione giudaica e cristiana hanno identificato il serpente con la figura demoniaca, un personaggio angelico ribelle a Dio. Ma questa dottrina l’autore antico non la conosceva ancora. L’autore antico non aveva ancora l’idea del diavolo come realtà spirituale, angelica, ribelle a Dio, che tenta gli uomini; usa invece un simbolo molto conosciuto al suo tempo e per la sua cultura. Poi, con il tempo, maturata la rivelazione e la riflessione teologica, gli autori sono giunti al concetto di diavolo (l’ostacolatore), traduzione greca dell’ebraico satan (il pubblico ministero in un processo, ovvero l’accusatore). Nella tradizione mitica babilonese, quella cantata ad esempio nel poema «Enuma Eliš», il mostro primordiale Tiamat è un serpente. Il mostro del caos, tutti i mostri acquatici, hanno qualche cosa del rettile, del grande serpente. Ogni drago è un po’ un serpente. Quindi il termine nahaš porta in sé il concetto di caos. Il serpente è dunque il mostro del caos, del disordine. È il nemico di Dio. Però nei racconti mitici orientali ha anche talvolta una valenza positiva e svolge il ruolo di custode del giardino degli dei. I giardini divini sono custoditi e controllati da serpenti e quindi il narratore potrebbe aver pensato al simbolo–serpente perché immagine comune di colui che fa la guardia all’albero.
Ma c’è di più. Il serpente è anche un simbolo divino, un segno cioè di idolatria. Nel mondo egiziano il serpente è il simbolo del potere e della sapienza. Il faraone porta sulla tiara il serpente cobra. Si chiama «uraeus»; vuol dire che il faraone, rappresentato dal serpente, è potente e sapiente. Addirittura potremmo avanzare una terminologia nostra e parlare di onnipotenza e onniscienza. Il serpente è il simbolo del potere umano, la potenza faraonica, della sapienza faraonica. Dobbiamo sempre fare lo sforzo di ripensare al momento storico in cui questi testi vengono scritti. Dopo Salomone, infatti, la cultura a Gerusalemme sta diventando filo–egiziana, paurosamente filo–egiziana. Ci sono delle deviazioni: l’immagine del serpente diventa così il segno della tentazione dell’Egitto, della potenza umana, la tentazione della sapienza laica lontana da Dio. Il serpente riassume in sé questa forza idolatrica che tenta l’uomo. Ma il serpente ha un valore anche simbolico per le popolazioni cananee, cioè quelle che risiedevano nel territorio occupato poi da Israele e aveva un significato legato ai culti della fertilità, legato alla terra.
L’immagine del serpente che cambia la pelle aveva creato la leggenda di una immortalità del serpente, di una eterna giovinezza e lo aveva reso un simbolo della fertilità e della fecondità del suolo. Il serpente veniva venerato come una divinità che dona la fertilità. Allora il nostro autore può avere ancora aggiunto nella simbologia del serpente l’immagine di questi culti pagani che allettano Israele, che lo tentano, che cercano di fargli cambiar strada. È la tentazione della potenza naturale, delle forze della natura. Dietro a questo simbolismo sta anche una riferimento sessuale e religioso insieme.
Il valore simbolico del serpente può ancora essere chiarito dalla presenza di un verbo ebraico che ha le stesse consonanti: si tratta del verbo NHŠ che significa «fare stregonerie». Probabilmente tutto il rituale idolatrico delle alture cananee coi suoi strani riti hanno determinato l’uso di un verbo magico che ha stretta attinenza col serpente. L’antico lettore, dunque, poteva sentire in questo termine anche l’evocazione della ricerca di mezzi magici in antagonismo con Dio per dominare e possedere le forze della natura.
I moderni, poi, hanno avanzato ancora un’altra spiegazione. Il serpente sarebbe come un simbolo dell’uomo stesso: non qualche cosa di esterno, ma la faccia negativa dell’uomo, l’aspetto buio della coscienza umana, l’istinto pre–conscio dell’uomo. In fondo è l’uomo stesso che si fa queste domande, si pone questi problemi. Di fatto il serpente è il più astuto, è il più sapiente di tutto quello che è stato creato:
e non è l’uomo l’essere più intelligente del creato? Il serpente è legato alla polvere che deve mangiare tutti i giorni della sua vita (3,14) e la polvere è l’elemento stesso da cui l’uomo viene (2,7) e a cui tende (3,19). Il serpente è in qualche modo legato alla fase preconscia o inconscia dell’uomo; può essere quindi un simbolo della sua stessa natura. Infatti non è una realtà indipendente da Dio. È una realtà di Dio.

era il più astuto di tutti gli animali selvatici che Dio aveva fatto

Fra l’aggettivo nudo (‘erom ) al plurale e l’aggettivo astuto (‘arum ) c’è solo una piccola differenza vocalica. Scrivendo solo le consonanti, l’antico lettore restava colpito dalla vicinanza di due termini così simili e poteva trovarsi nel dubbio se leggere «nudo o astuto». È un gioco letterario importante che crea il paesaggio dagli uomini (nudi) al serpente (astuto). Inoltre, astuto deriva dal radicale "essere astuto" (vedi 1Samuele 23,22) usato anche per l'accumularsi delle acque (Esodo 15,8) e richiama l'idea di chi alza la testa più in altro per vedere prima degli altri cosa si approssima.
Il serpente è saggio, sapiente. La traduzione italiana con astuto ha voluto dare una sfumatura negativa, ma l’aggettivo in ebraico ha anche un valore positivo e indica il più intelligente di tutte le bestie fatte dal Signore Dio. Nelle raccolte antiche del libro dei Proverbi, nate nello stesso ambiente e nello stesso periodo del Racconto antico l’aggettivo in questione è adoperato spesso per caratterizzare l’uomo prudente in contrasto con lo stupido.

Egli disse alla donna: È vero che Dio ha detto: Non dovete mangiare di nessun albero del giardino? Rispose la donna al serpente: «Dei frutti degli alberi del giardino noi possiamo mangiare, ma del frutto dell'albero che sta in mezzo al giardino Dio ha detto: «Non dovete mangiarne e non lo dovete toccare, altrimenti morirete»». Ma il serpente disse alla donna: «Non morirete affatto! Anzi, Dio sa che il giorno in cui voi ne mangiaste si aprirebbero i vostri occhi e sareste come Dio, conoscendo il bene e il male». Allora la donna vide che l'albero era buono da mangiare, gradevole agli occhi e desiderabile per acquistare saggezza; prese del suo frutto e ne mangiò, poi ne diede anche al marito, che era con lei, e anch'egli ne mangiò.

Questa è l’immagine abituale che ci si fa della «legge» data da Dio all’uomo: Dio ha proibito di mangiare. Vi avevo invitato a sottolineare che Dio dice invece: «Di tutti gli alberi del giardino potete mangiare». La tentazione inizia deformando la proposta di Dio: Egli viene assimilato al concetto di «proibito».

Il verbo mangiare, già trovato nel cap. precedente, verrà ripetuto 7 volte in questi primi sette versetti. La domanda del serpente è evidentemente tesa ad ottenere una reazione: contiene una parte di verità ed una di menzogna. Viene proposto l'acquisizione del sapere come conseguenza del mangiare dall'albero vietato. Dall'intervento del serpente l'albero della conoscenza viene ordinato, come tutto il resto, al desiderio di mangiare.
Il tipo di conoscenza a cui introduce (si realizza in realtà ciò che il serpente prevedeva: si aprono loro gli occhi), è la scoperta della nudità, dell'essere vulnerabili (conoscenza sociale): nasce la necessità di difendersi nei rapporti con l'altro. Rottura dell'armonia descritta in 2,25.

Il serpente capovolge l’affermazione di Dio: «se mangiate morirete». Dio aveva messo in guardia l’uomo, difendendolo dalla morte. Il serpente invece dice alla donna: Quello che vi ha detto Dio non è vero, Dio vi ha ingannato. L’alleanza che vi ha proposto Dio non è buona. Anzi, non solo Dio è falso, non solo Dio vi imbroglia, ma Dio è geloso, invidioso di voi; Dio è nemico vostro perché, Dio sa che quando voi ne mangiaste, si aprirebbero i vostri occhi e diventereste come Dio, conoscendo il bene e il male.  Voi liberi di decidere quale è il bene e quale è il male. Non fidatevi di Dio, Dio non vi vuole bene. 
Questa è l’origine del peccato, questo ragionamento sta alla base di ogni peccato. Non è ancora un peccato, ma è la sorgente del peccato. Di fronte a questo atteggiamento l’uomo non potrà fare altro che peccare.
L’origine del peccato, dunque, è il dubbio su Dio alleato dell’uomo. L’uomo pensa: Dio non è favorevole a me. Dio mi vuole male. Per fare il mio bene io non devo fidarmi di Dio, ma devo far di testa mia. Diviene a questo punto più chiara l’affermazione secondo cui il serpente potrebbe essere il lato negativo dell’uomo. 
Il serpente è il potere e la sapienza laica, è la cultura naturalistica, è l’istinto dell’uomo. È tutto questo insieme che dice all’uomo: Non fidarti di Dio. La mancanza di fiducia è l’origine del peccato. Pensare Dio come ostile, porta come conseguenza la morte.
Dopo che la donna ha concepito questo pensiero, il passaggio alla trasgressione è cosa elementare.

Allora la donna vide che l’albero era buono da mangiare, gradito agli occhi e desiderabile per acquistare saggezza,  poi ne diede anche al marito, che era con lei, e anch'egli ne mangiò.

Il desiderio di conoscere nella donna viene suscitato dal serpente in una triplice direzione: nel godimento sensibile,(lussuria gola) nel possesso dei beni (invidia) e nella potenza del sapere (superbia). Di questo triplice desiderio ne fa partecipe anche il marito.

Allora si aprirono gli occhi di tutti e due e conobbero di essere nudi; intrecciarono foglie di fico e se ne fecero cinture.

Il tipo di conoscenza (si aprono loro gli occhi), a cui introduce  il serpente è la scoperta della nudità, dell'essere vulnerabili (conoscenza sociale): nasce la necessità di difendersi nei rapporti con l'altro.
Il termine foglie di fico, che leggiamo in Gen 3,7, in ebraico si dice  t'enah  secondo la ghematria, corrisponde al numero 561, lo stesso numero della parola  ha-tiqûn, ossia «il rimedio». In altre parole, il fico (numero 561), di cui si erano cibati e che aveva causato la rovina della prima coppia, apportò loro anche il rimedio (numero 561). Le «foglie di fico» divengono quindi veicoli di conversione, rimedio, seppur precario, contro una nudità totale. Come sappiamo dal racconto biblico, quale conseguenza della disobbedienza. Adamo ed Eva dovettero lasciare il recinto paradisiaco, scacciati per sempre dall'Eden. Anzi, alla fine è il Signore stesso a fornire aiuto ai progenitori, dando a essi una protezione che consenta loro di sostenere la propria debolezza. Invece del riparo o «rimedio» (foglie di fico), Dio «fece all'uomo e alla donna tuniche di pelli e li vestì» (Gen 3,21).

Commento patristico

Calvino
“Il serpente era… Il serpente fu la bocca del diavolo, maestro di menzogna e autore
della morte. Essendo nemico di Dio, egli si è sforzato l’ordine che Dio aveva stabilito. Ma poiché non poteva detronizzare Dio, assalì l’uomo, nel quale risplendeva l’immagine di Dio. Sapeva bene che, dopo aver abbattuto l’uomo, nel mondo intero ci sarebbe stata una confusione orribile.

Procopio
diventereste come Dio     Dio plasmando l’uomo, ha anche infuso in lui il desiderio di Dio. Il diavolo perciò, vedendo in loro la fiamma di questo desiderio, se ne servì per adescarli, e disse: Sarete come dei.

Ruperto
 si aprirebbero i vostri occhi  La donna intende una sapienza eccelsa; il diavolo, la vergogna della coscienza.
diventereste come Dio  La donna intende la conquista della sublimità di Dio; il diavolo una condanna simile alla propria.
conoscendo il bene e il male  La donna intende la pienezza della scienza; il diavolo, l’esperienza della miseria.

Von Rad
conoscendo il bene e il male  Ciò che il serpente fa sperare non è tanto il potenziamento della facoltà conoscitiva, quanto quell’autonomia di giudizio che permette all’uomo di decidere da sé ciò che gli è utile o dannoso.


Procopio
la donna vide   Benché non lo vedesse per la prima volta: … lo guardo con incontinente passione.

Lutero
la donna vide  Eva agli occhi di Dio è già morta. Ma, poiché Satana tiene in suo potere la sua anima e i suoi occhi, non solo non vede e né sente la morte, ma pian piano sempre più si accende del desiderio del frutto, e si delizia in questa idolatria e in questo peccato.

Von Rad
buono da mangiare   Lo stimolo grossolano dei sensi.
gradito agli occhi     L’attrazione più fine, quella estetica.
desiderabile per acquistare saggezza   La seduzione suprema e più insinuante, la saggezza.

Gregorio di Nissa
Dio avrebbe potuto far sì che la razza umana si propagasse evitando l’atto sessuale come è accaduto tra gli angeli.
Procopio
Si aprirono allora gli occhi   Non, come aveva detto il diavolo, a una divina acutezza d’intelligenza, bensì alla percezione della propria nudità. Spogliato dell’immortalità, il corpo fu denudato, e non fu più che fango.
Siriaci
 Si aprirono allora gli occhi   Essi erano stati creati impassibili nell’ordine degli angeli, ed erano nella contemplazione delle realtà spirituali: ma quando trasgredirono il precetto, da tale contemplazione scesero alla contemplazione delle realtà corporee, e così videro la nudità l’uno dell’altro, e furono spinti dal desiderio l’uno verso l’altro.

 Agostino
Si aprirono allora gli occhi    Solo per desiderarsi: così da ricevere la pena del peccato nella morte della loro stessa carne, e da non essere più corpo soltanto animato – che avrebbe potuto essere trasformato, senza la morte, in un miglior abito spirituale,- ma già corpo di morte, in cui una legge nelle membra faceva guerra alla legge della mente.
conobbero che erano nudi    Allora l’uomo si rese conto di quale grazia , prima, Dio lo rivestisse.
 
Commento spirituale
Il serpente era la più astuta di tutte le fiere della steppa   
Il serpente che in ebraico significa “divinazione” rappresenta l’uomo iniquo, molto intelligente che vuole impossessarsi dei poteri divini e distorcere la Verità di Dio per ostacolare la manifestazione del Verbo. L’A.T. colloca il serpente nella simbologia sessuale, considerata la divinità della fertilità e dell’energia vitale. Infatti, per gli Egizi rappresentava, la continuità della vita.
Il serpente si rivolge alla donna perché lei doveva continuare la manifestazione del Verbo attraverso la sponsalità con Dio. La proposta del serpente era quasi simile a quella di Dio: diventare come Lui, però, attraverso una strada che in realtà non portava alla divinizzazione ma alla morte.
La donna persuasa dalle parole del serpente capì che mangiando di quel frutto si poteva conoscere meglio la propria natura ( energia sessuale che propaga la vita) che credeva potesse renderla simile a Dio. Allora le si aprirono gli occhi a questa nuova realtà e vide che il frutto era buono da mangiarsi (concupiscenza della carne), gradito agli occhi (concupiscenza degli occhi) e desiderabile per acquistare saggezza (superbia della vita). Prese il frutto e ne mangiò La donna si rivolge subito ad Adamo perché aveva capito che attraverso l’unione sessuale, si poteva raggiungere lo scopo di abitare la terra, riempiendola di nuovi esseri umani simili a loro per diventare signori del creato, non secondo la legge di Dio ma secondo la propria natura, la quale era superiore agli altri uomini perché dotata di doni soprannaturali.

Si aprirono allora gli occhi  I due scoprono la realtà del peccato, si accorgono di essere nudi, spogli della grazia soprannaturale e attratti dal desiderio sessuale. Ora la loro natura è simile a quella degli altri esseri viventi che propagano la vita mediante la generazione carnale. Cucirsi delle foglie di fico costituisce la via attraverso cui si riversa in lui l’evoluzione precedente. L’organo del sesso è infatti la via dell’istinto che ha guidato in modo sempre più determinante l’evoluzione degli esseri viventi, permettendo la vittoria della specie e configurando il nuovo prodotto evolutivo come estremamente sessuato. Esso riassume la massima determinazione istintuale del soggetto evolutivo ed è collegato alla morte perché evolutivamente riprodursi è morire.


Commento decriptato

Il serpente era la più astuta…. 

Spezziamo le consonanti della parola nahash   = serpente che sono le stesse della parola "rame" ed il radicale riguarda il "trarre pronostici" con la lettura delle lettere:

"molto   intrecciato   al sole"; (ci parla del serpente)
"l’energia   racchiude   del fuoco"; (ci parla del rame)
"guida  ad illuminare  " (ci parla di pronostici e d’indovini),

ma c’è anche una lettura che suggerisce il demonio in quanto concretizza ciò che si oppone alla chiarezza, al sole, a Dio che è luce:

"inviato - angelo - emanazione   che si nasconde   dalla luce";
"inviato - angelo - emanazione   che nasconde   la luce"; è
mandato per nascondere la luce

Il serpente è "astuto", in ebraico   A'RWM, ’arum, ed ecco di seguito alcune letture con i segni:
Da nemico   si porta   dei viventi 
l’avversario
Guarda   alto 
l’astuto
Agisce   per innalzarsi 
l’orgoglio, l’opportunismo
La parola  ’arum si può leggere anche: “vedendolo inebria le matrici” che richiama le credenze rabbiniche sul serpente che "la vista dei rapporti sessuali della prima coppia risvegliò il desiderio del serpente per Eva… e la sedusse" e poi il serpente "per agire nel corpo si porta nei viventi " che parla di possessioni diaboliche e "si vede con il corpo portarsi nell’acqua" che conferma i pensieri sulla bestia che vive nel mare.

Decriptiamo ora la parola ebraica mangiare 
 . 
Dio alef in ognuno kal oppure  L’Unigenito alef sposa kal

Il frutto da mangiare richiama l’alleanza sponsale con Dio. Eva viene sedotta dal serpente per sottrarla allo sposalizio divino. Infatti, mangiando il frutto ogni divinità si impossesserà dell’uomo.