venerdì 9 gennaio 2015

I sette giorni della creazione ci rivelano la realtà teandrica dell’Uomo

Leggendo con calma e attenzione il testo di Gn 1, ci accorgiamo che l’effetto prodotto è quello di una  solenne celebrazione di tipo litanico. Infatti si ripetono spesso, molto spesso, le stesse cose con le stesse formule: questo procedimento ha attirato l’attenzione di molti studiosi, i quali hanno rilevato con  minuziosa attenzione una grande quantità di particolari letterari presenti nel testo. Si è potuto così  concludere che il nostro brano è stato curato letterariamente molto bene, fino al parossismo. Si è notato, ad esempio, che l’autore conta le parole. Questo fenomeno è verificabile solo nel testo  originario ebraico; nelle nostre traduzioni scompare, ma resta comunque indizio di un particolare gusto  letterario. Il numero che domina tutto lo schema è il 7 e anche le parole importanti ricorrono con questa  frequenza: il v.1 ha 7 vocaboli; il v.2 ne ha 14 (7+7); la formula «Dio vide che era cosa buona» ricorre 7  volte; «E così avvenne» torna 7 volte; «Dio fece» torna 7 volte; il nome di Dio ricorre 35 volte (7x5); termini importanti come «cielo», «firmamento» e «terra» tornano 21 volte ciascuno (7x3); l’ultima  parte, quella che parla del settimo giorno, comprende tre affermazioni di 7 parole ciascuna (7+7+7). Sono  solo alcuni degli innumerevoli esempi che potremmo fare.
Anche l’insieme del capitolo è costruito con un’armonica architettura, secondo uno schema rigidamente simmetrico: tutte le opere di Dio sono raggruppate in sei giorni. I primi tre giorni presentano le opere di fondazione, gli altri tre le corrispondenti opere di ornamentazione. Si può così parlare di un quadro in due parti, una specie di dittico in cui le tavole si corrispondono perfettamente, precedute da un  proemio e seguite da una conclusione.
L’autore del Genesi intende consegnare la notizia delle notizie che l'uomo è innestato in una storia in cui Dio gli si rivela in un cammino in cui lo fa crescere per renderlo atto all'incontro faccia a faccia che culminerà con il settimo giorno in cui Dio si riposa  nella sua opera, trova il compimento dei cieli e la terra nell’uomo creato a sua immagine e somiglianza.

Scorrendo nel testo di Gn 1 possiamo notare come l’uomo esiste da sempre nel progetto di Dio nella sua sostanza divina, fin dal primo giorno con l’esistenza della luce.  Nella luce noi vediamo la luce dice il salmo 35(36), in quella Luce primordiale possiamo scorgere il Verbo di Dio, ma in Lui possiamo vedere il progetto dell’uomo-Dio.  Nel termine ebraico ‘or come visto in precedenza nella decriptazione, notiamo la prima lettera ebraica alef che esprime l’origine di tutto nell’Unigenito Verbo di Dio portato in quel suo Corpo pensato da Dio da sempre, che è appunto l’Uomo primordiale.
In quell’unico giorno viene rivelato il progetto dell’Uomo, concepito nel suo spirito teandrico, cioè nella sua unità indissolubile con Dio e i suoi collaboratori stretti, gli angeli. L’emergere di questa luce nell’oscurità della non-conoscenza, crea l’immagine luminosa dell’universo-Uomo che viene ottenebrato dall’angelo più luminoso che non vuole essere parte integrante di questa rivelazione. Ecco la prima separazione luce/tenebre che costituirà il primo chiaroscuro della realtà umana.

Nel secondo giorno è posto il firmamento, un confine spirituale e così l'uomo ha la libertà di scegliere , perché la libertà può anche essere usata per scelte negative. E’ regalata la possibilità all'uomo di percepire quel che viene da Dio - sopra – da ciò che viene da lui - sotto – ed è frutto della verità del 1° giorno ha l’effetto di rendere libero l’uomo di camminare nella luce o nelle tenebre. Lo spirito dell’uomo si manifesta nella sua libertà, e qui possiamo scorgere la formazione della sua psyche o anima che attraverso l’intelligenza e la volontà acquisisce la sua direzione verso il bene della vita divina nelle acque di sopra o verso se stesso nella acque di sotto.
Nel termine raqya decriptato si nota un corpo che si riversa con forza nella direzione sensitiva, un corpo che attraverso gli organi sensoriali potrà percepire solo se stesso se i sensi come delle porte saranno chiuse al mondo dello spirito. Se invece, accoglierà la sua parte spirituale in comunione con lo Spirito di Dio che si riversa come acqua viva su di Lui, allora potrà essere accedere alla dimensione celeste: Dio chiamò il firmamento cielo.

In questo terzo giorno ci ricorda il tempo della primizia del popolo d’Israele che esce dal Mar Rosso in cammino verso la terra promessa che si nutre solo di quanto gli dà Dio, acqua, manna, quaglie. L’uomo prende coscienza della giusta direzione (da sotto verso sopra) ed esercita la sua libertà nella volontà di dirigersi verso l’alto e di emergere dalle acque nel giusto posto che gli è assegnato da Dio. Il seme posto nel terreno, ha l’'effetto di risvegliare la forza vitale altrimenti sonnecchiante nel terreno stesso; questa forza vitale si raccoglie e si concentra poi sempre più intorno al seme, e fa in modo che esso germogli e diventi pianta rigogliosa e ricca di frutti.
E' stata creata la direzione verticale uomo – Dio, la sua anima vegetativa, pronta ad accogliere la luce divina per poter crescere verso la sua statura spirituale. Si intravede il corpo eretto dell’uomo, nella posizione dell’albero che in ebraico etz da cui deriva la parola ossa etzem che decriptato otteniamo albero etz della vita mem L’anima vegetativa dell’uomo riceve la forza vitale da Dio per poter rimanere fermo nella sua posizione terrena e riconoscersi creatura che produce frutti spirituali solo se innestata alla vera vite.


I primi tre giorni è costituito l’Uomo nel suo fondamento, spirito, anima e corpo, e nella sue relazione verticale con Dio, con il 4-5-6 giorno viene a completare Dio la sua opera con la dimensione orizzontale, inserito nella sua famiglia celeste e umana.

Nel quarto giorno il firmamento è disposto per la rivelazione dell'uomo nella sua crescita spirituale con Dio, attraverso  i grandi luminari e le stelle, intermediari con cui l’uomo può rapportarsi con lo Spirito di Dio che così può invadere lo spirito dell'uomo: metterò dentro di voi il mio Spirito (Ez. 36,27).

Lo Spirito di Dio che per l'eternità viene posto in un simile firmamento, è rappresentata dalla Luce maggiore. L'anima dell'uomo invece, la cui luce in virtù di questa Luce maggiore viene portata ad un grado pressoché uguale di intensità, costituisce la seconda luce, vale a dire la minore, la quale dunque, al pari della Luce maggiore increata, viene posta ormai nello stesso firmamento e, per l'influsso della stessa luce increata, viene a sua volta resa partecipe della qualità e virtù della Luce increata, senza alcun danno però alla sua costituzione naturale, bensì con infinito vantaggio per quanto riguarda la sua definitiva purificazione spirituale. Le stelle rappresentano gli angeli che collaborando con il progetto di Dio si mettono al servizio della crescita dell’uomo. Questi intermediari sono portatori della luce, per far crescere l’Uomo nella sue essere Luce da Luce. Qui vediamo in figura il corpo spirituale dell’uomo nella sua realtà di manifestazione della luce divina.

Nel quinto giorno, l’uomo si trova sempre nella condizione di espandere il suo essere nel mondo all’interno della sua famiglia terrestre, comunicando con la realtà celeste, respirando lo Spirito di Dio rappresentato dai volatili, e sviluppando la sua capacità di relazione con l’apparato sessuale mediante la generazione di esseri dotati di libertà  con la possibilità di muoversi in questi due stadi divino e umano. Il corpo nella sua capacità di manifestarsi nella relazione comunitaria con Dio e i propri simili mediante la generazione e la sua libertà.

Nel sesto giorno l’uomo raggiunge la sua condizione materiale mediante i sensi e spirituale mediante lo Spirito di Dio infuso nella sua anima sensitiva e razionale. L’uomo può esercitare in modo pieno la sua libertà facendosi guidare dallo Spirito aprendo la sua sensibilità alla realtà divina dello Spirito, oppure facendosi guidare solo dal propria egoismo, nel circolo vizioso dei propri sensi.
QQjjj,.,Dal sesto al settimo giorno. E' il tempo del transito dall'immagine, apertura potenziale all’ "unificazione di tutto l’essere creato in Dio, in Cristo, alla piena somiglianza, alla pneumatizzazione dell'uomo. Anche nel sesto giorno, nella condizione innocente ed originaria l'uomo era nondimeno bisognoso di salvezza, di integrazione piena e di assimilazione al Cristo attraverso la sinergia tra l'offerta della propria natura creata nel distacco e nell'amore ed il libero donarsi di Dio nel Soffio vivificante dello Spirito. Nel settimo giorno si annuncia il completamento dell’opera di Dio, la Luce del Sabato viene a introdurre l’uomo nel riposo di Dio che allude alla piena comunione nelle nozze eterne con Dio.