martedì 18 febbraio 2014

Genesi 1,2

Commento esegetico

Mentre la terra era vacua e vuota, la tenebra era al di sopra dell’abisso e l’alito di Dio aleggiava al di sopra delle acque

La terra era vacua e vuota

Il v.2 è una descrizione della situazione iniziale: una formulazione antico–orientale per presentare quello che noi chiameremmo il caos[1]. Tutte le principali traduzioni antiche traducono la coppia Tohù(תֹהו), “Bohù(בֹהו) informe e deserta con termini di vuotezza e di nullità, esprimendo il senso di terra disabitata. Infatti, questa coppia di termini, la ritroviamo in Ger. 4,23 in un contesto anti-creazionale. In pratica, Dio aveva creato i cieli e la terra (v.1 di Gn 1), e la terra l’aveva creata “non come orrida regione” (Is 45:18, CEI). Poi qualcosa accadde. Il risultato fu che “la terra divenne desolazione e deserto” (v.2). Su quella terra ridotta così, Dio operò preparandola per accogliere l’umanità. Cosa accadde che rese la terra tohù vabohù, “desolazione e deserto”? Occorre indagare tra gli esseri viventi di quel tempo. Tali esseri umani non erano, giacché Adamo ed Eva furono creati in seguito. Non poteva che trattarsi di esseri spirituali. Vi accenna Pietro quando dice che Dio “non risparmiò gli angeli che avevano peccato, ma li inabissò, confinandoli in antri tenebrosi per esservi custoditi per il giudizio” (2Pt 2,4).
Prima che la terra divenisse tohù vabohù, “desolazione e deserto”, si noti che al cherubino che era in Eden (quindi sulla terra) viene detto: “Io salirò in cielo, innalzerò il mio trono” (Is 14:13). Nel tentare di spodestare Dio, satana riuscì a portare dalla sua parte molti angeli che divennero poi demòni.
Il risultato fu che “la terra divenne desolazione e deserto” (Gn 1:2a, Dia). Era questa la condizione della terra prima che Dio vi mettesse mano per riordinarla in sei giorni. I resti fossili anche di grandi animali estinti, datati a milioni di anni, sono la testimonianza che resta. La stessa desolazione attuale dell’universo ne è una testimonianza.

la tenebra era al di sopra dell’abisso

L’elemento fondamentale su cui opera il Creatore è dato dall’acqua che viene chiamata “abisso” (תְהֹום, tehòm) e anche “acque” (מָּיִם, màym), come appare dal parallelismo tra questi due vocaboli: “Le tenebre coprivano la faccia dell’abisso e lo Spirito di Dio aleggiava sulla superficie delle acque”. In mezzo alle acque si trovava sommersa, già bell’e pronta, la terra. L’“abisso” acquoso (תְהֹום, tehòm) sta in basso e si oppone al “firmamento” (רָקִיעַ, raqià) che sta in alto, formando i due poli opposti tra loro e irraggiungibili dagli esseri umani.
Tehòm “abisso”, è di genere femminile e richiama la dea sumera Tiamat (la dea del mare babilonese con la sua forza caotica e tenebrosa) accolta degli assiro-babilonesi, che rappresentava il complesso delle acque salate oppostesi alla creazione da parte del dio Marduk. Nella Bibbia le acque marine siano sentite come qualcosa di malvagio, infatti, qui sorgono gli esseri maligni di Ap 13,1; questi sono destinati a scomparire nella nuova creazione escatologica in cui “il mare” non c’è più (Ap 21,1). Su questi elementi Dio lavorò: le tenebre sono confinate nella notte, mentre nelle ore diurne sono sostituite dalla luce (Gn 1,3-5); le acque della תְהֹום (tehòm) sono divise in due parti, la superiore e l’inferiore, separate dal firmamento (Gn 1,6,7).

l’alito di Dio aleggiava al di sopra delle acque

La parola רוּחַ (rùakh), femminile, può indicare il “vento”: “Dio fece passare un vento sulla terra” (Gn 8,1). Con l’aggiunta “di Dio” può assumere il senso di “vento fortissimo”, in quanto la Bibbia si serve del nome divino come superlativo. Il verbo aleggiare rakhàf, di cui מְרַחֶפֶת (merakhèfet) è participio, si usa per il librarsi dell’aquila che volteggia sui suoi piccini per incitarli al volo (Dt 32,11). Tale idea forse si ritrova anche in Lc 3,22 dove si parla dello “Spirito Santo in forma corporea come una colomba” che volteggia su Gesù prima di posarsi su di lui. La rùakh simboleggia la presenza di Dio, come avveniva per “la brezza” vespertina che spirava nell’Eden (Gn 3,8). È anche l’alito vitale (רוּחַ, rùakh) immesso da Dio nelle “narici” che fa vivere gli esseri (Gb27,3). Da qui il legame sempre stretto tra spirito e vento (Gv 3,8), tra spirito e parola. Noi parliamo perché abbiamo il fiato, Dio parla e ha un soffio così potente da attuare quel che dice: “I cieli furono fatti dalla parola del Signore, e il tutto il loro esercito dal soffio della sua bocca” (Sl 33,6).
Quelle acque le possiamo riferire ad una materia primordiale inerte che assume la forma che le imprime il Vasaio divino. Questo concetto di materia quasi nulla, essendo un’astrazione che l’ebreo rifiutava, è espresso con la categoria della concretezza così tanto usata nella Scrittura.  Tale materiale primitivo non è il nulla assoluto, ma è una nullità davanti a Dio, così come nullità sono i potenti della terra (Is 40,17,23) e gli stessi dèi del paganesimo (1Sam 12,21; Is 41,29). Ecco quindi il presupposto per la creazione dal nulla preesistente.

Commento patristico
Agostino
E la terra era invisibile e informe…  La terra che hai dato ai figli dell’uomo era un abisso sul quale non c’era luce, noi eravamo avvolti nelle tenebre dell’ignoranza. Ma poiché il tuo Spirito buono si muoveva sull’acqua, la tua misericordia non abbandonò la nostra miseria.
Beda
Deserta e vuota Ma quel cielo che è inaccessibile agli sguardi di ogni mortale non fu creato deserto e vuoto come la terra: appena creato fu riempito dei suoi abitanti, gli angeli.
Origene
Le tenebre coprivano l’abisso  Quell’abisso nel quale staranno il diavolo e i suoi angeli, confronta anche Lc 8,31 “lo pregavano che non li facesse andare nell’abisso

Siriaci

Le tenebre sulla faccia dell’abisso Dio coprì la terra di una veste di tenebre e poi la svela, tolse il velo che la ricopriva.

Procopio

Lo Spirito di Dio… Si allude alla grazia del santo Battesimo, alle Potenze sante nelle acque e alle Potenze cattive nell’abisso.

Basilio

Le tenebre erano sopra l’abisso  Le tenebre non significa un’aria senza luce, ma una potenza malvagia, che ha in se stesso il suo principio opposto alla bontà di Dio.
Lo Spirito di Dio…   Lo Spirito riscaldava, e fecondava la natura delle acque alla generazione.

Commento spirituale

Ma la terra era deserta e informe La terra, ossia l’universo umano non si era ancora formato perché Dio non aveva ancora rivelato il progetto dell’uomo agli angeli, era ancora assente alla conoscenza degli angeli. Infatti, le tenebre sono l’ignoranza, il mistero non ancora rivelato, che avvolgeva l’abisso ovvero la profondità del mistero di Dio. Dionigi parlava di “tenebra divina” che Dio stesso rivela e rischiara per noi.
Gli angeli non erano a conoscenza di quello che Dio aveva intenzione di realizzare, anche con la loro collaborazione. Intanto lo Spirito di Dio aleggiava sulle acque vale a dire la vita di Dio si comunicava agli angeli, istruendoli nella Parola di Dio.

Commento decriptato

Le lettere ebraiche consentono d'evocare una storia:

 
Informe, è "tohù" תֹהו, una completa (Tav)perversità (hwh)[1].
Deserta, è "bohù" בֹהו, abitazione (bet) della perversità (hwh). Tenebre, sono "cheshoek" ove "si nasconde (ch) chi vaga (shoek), oppure nascondere la luce in un vaso, intendendo una luce nascosta. L'abisso, "tehom" era "informe tohù di vita (mem)". Con le lettere separato posso leggete Confina il mondo portando le acque , cioè  la situazione del mondo fatto solo di acqua senza emersione di terra ferma. 

Tutto ciò suggerisce che la Terra era sede di una completa perversità. Era questa un deserto abitato, appunto, soltanto da chi l'aveva portata. Causa di questa situazione era un essere demoniaco che, evidentemente, aveva schiavizzato chi vi stava a vivere. Questa perversità copriva la Terra come un mare e si manifestava spessa ed avvolgente come le tenebre. Le persone che abitavano la Terra erano comunque da ricreare, perché ormai erano a vagare a tentoni nel buio pesto. Occorreva una nuova creazione.  
Lo Spirito di Dio, però, vedeva e conosceva l'essere celeste che s'era ribellato e nascosto in quelle tenebre.  In quelle tenebre qualcuno, evidentemente, si trovava a proprio agio, vi si nascondeva e vagava lontano dal Signore. Dio per prima creò la luce e "separò la luce dalle tenebre". (Genesi 1,4)
Il Signore doveva però adottare una strategia mirata per non gettare via il bambino con l'acqua sporca. Infatti, "...lo Spirito di Dio aleggiava sulle acque." (Genesi 1,2b) Lo Spirito di Dio era come un uccello marino che stava attento, pronto a pescare se scorgeva qualcosa nel mare! Cosa vi cercava? Dice il profeta Isaia: Come mai sei caduto dal cielo, astro del mattino, figlio dell'aurora? Come mai sei stato gettato a terra, signore di popoli? Eppure tu pensavi nel tuo cuore: Salirò in cielo, sopra le stelle di Dio innalzerò il mio trono, dimorerò sul monte dell'assemblea, nella vera dimora divina. Salirò sulle regioni superiori delle nubi, mi farò uguale all'Altissimo. E invece sei stato precipitato negli inferi, nelle profondità dell'abisso! (Isaia 14,12-15) Chi è colui che è "caduto dal cielo e che è stato espulso come un aborto. È lui l'astro del mattino, il figlio dell'aurora, "ben shachar" Decriptato: dentro energia di luce nascosta in un corpo. E’ Lucifero!

[1] Il significato originario di cháos, sostantivo neutro deriva dal verbo chaino, il quale rimanda a sua volta al verbo chaomai, che significa” stare con la bocca aperta” oppure, in senso traslato,
 “grido”.


[2] Nel Dizionario Ebraico Caldaico F.Scerbo-Firenze 1912 e il termine hwh  è perversità, scelleratezza, desiderio, cupidigia, caduta, rovina calamità, catastrofe.

(cfrhttp://www.bibbiaweb.net/articoli.htm)







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