martedì 5 agosto 2014

Gn 1,14-19

 Commento esegetico

14Dio disse: «Ci siano fonti di luce nel firmamento del cielo, per separare il giorno dalla notte; siano segni per le feste, per i giorni e per gli anni 15e siano fonti di luce nel firmamento del cielo per illuminare la terra». E così avvenne. 16E Dio fece le due fonti di luce grandi: la fonte di luce maggiore per governare il giorno e la fonte di luce minore per governare la notte, e le stelle. 17Dio le pose nel firmamento del cielo per illuminare la terra 18e per governare il giorno e la notte e per separare la luce dalle tenebre. Dio vide che era cosa buona. 19E fu sera e fu mattina: quarto giorno.

Il quarto giorno vede il completamento dell’opera compiuta il primo giorno, la creazione degli astri è in stretta relazione con quella della luce. Ma l’autore sacerdotale non cita le due opere più splendide: il sole e la luna. Evita i loro nomi perché in tutte le culture vicine a Israele, il sole e la luna sono considerate divinità; per non correre rischi, o meglio, per non dare importanza a realtà idolatrate, non le chiama con il loro nome e adopera una parafrasi allusiva. Si tratta di un chiaro intento «demitizzante». Nei racconti tradizionali antichi sull’origine del mondo il sole, la luna e le stelle erano sempre elementi fondamentali e iniziali; nel poema biblico, invece, compaiono solo nella seconda fase, non viene attribuita loro particolare importanza e sono ridotti a meri strumenti. Il termine adoperato dall’autore me’orot  tradotto con luce, indica piuttosto la lampada, cioè il sostegno per un oggetto che emana luce: la traduzione migliore mi sembra «lampadario». Si tratta semplicemente di lampadari che Dio ha appeso al soffitto della terra, cioè sul firmamento. La funzione di questi lampadari è quella di creare separazione fra giorno e notte, servire da elementi indicatori per i cicli stagionali e liturgici e infine illuminare la terra. La mentalità dell’autore sacerdotale emerge di nuovo chiaramente: gli astri hanno un’importanza fondamentale per la costituzione del calendario religioso e questo ruolo risale a Dio stesso che con essi ha inteso organizzare il cosmo e il tempo.

siano dei segni per le stagioni, per i giorni e per gli anni
'Oth, la parola che qui è tradotta con segno è anche una preposizione, che indica il
complemento oggetto ed è formata dalla prima e dall'ultima lettera dell'alfabeto ebraico, alef e thav: una specie di segno dei segni. La troviamo già nel primo versetto della Bibbia usata come preposizione in contesti come questo, non ha un equivalente nelle nostre lingue. Indica semplicemente un oggetto e un'intenzione. Qui, usata come sostantivo, questa radice significa “segno”, in altri contesti indica le insegne militari, i monumenti e, soprattutto, i miracoli di Dio. Comunque sia, stiamo parlando di una comunicazione destinata a qualcuno. La luce è luce per qualcuno che la vede, e anche le luci nel cielo hanno lo scopo di essere viste da qualcuno e servire da indicazione del tempo che passa. Gli astri, grazie alla regolarità del loro movimento, sono un punto di riferimento per avere una misura del tempo. Ma per capire il movimento e per misurare il tempo occorre in qualche modo esserne fuori. Dall'eternità il Signore ha disposto i cieli perché fossero contemplati da qualcuno in grado di contare, cioè di mettersi fuori dal tempo. Non è ancora il momento di creare l’uomo, ma è in vista dell’uomo che ogni cosa è stata creata.

E così avvenne
In ebraico khen si usa per dire “sì”. Viene da una radice che significa stabilire, mettere a punto. Quasi dalla stessa radice procede anche la parola con cui la Bibbia si riferisce ai sacerdoti (khohanym). Il cosmo è un immenso orologio messo a punto per battere non solo le ore, ma i mesi, gli anni e le epoche. Perché qualcuno possa chiedere: “Insegnaci a contar bene i nostri giorni, per acquistare un cuore saggio” (Salmi, 90:12). In tutte le culture, e in particolare in Israele, il conto del tempo era compito dei sacerdoti, che contavano i giorni, i mesi e gli anni perché fossero celebrate le feste e si conservasse memoria delle cose avvenute. Perché le cose passano, ma grazie al conto del tempo si conserva memoria delle cose avvenute e questa memoria diventa un’istruzione per il futuro.

E Dio fece le due fonti di luce grandi: la fonte di luce maggiore per governare il giorno e la fonte di luce minore per governare la notte, e le stelle. 
Il verbo tradotto con il nostro “governare o presiedere” (mashal) ha la stessa radice delle parole che traduciamo con esempio e con proverbio ed è all’origine della parola che, dal greco del Nuovo Testamento, abbiamo traslitterato con il termine evangelico parabola. Il senso di questo presiedere è di governare con l’esempio, cioè con quello che si è. Un’autorità che viene dalla propria qualità.

Commento decriptato

E’ questa la tappa in cui l'uomo allarga la visuale e fa un salto di spiritualità passando dall'io-Dio all'io-tu-Dio, sia che si guardi questa pagina sotto l’aspetto della crescita spirituale d’un uomo formato, sia dello sviluppo fisico-eticospirituale d’un uomo uscito della protezione del materna e dell’infanzia che inizia una vita di relazione per arrivare alla maturità con l’aiuto d’intermediari. Dio vi provvede con “luci nel firmamento del cielo…per regolare il giorno…per regolare la notte”, che però non sono chiamati sole e luna. Nella descrizione del giorno 2° si concluse che il firmamento o cielo non è fisico, ma interfaccia tra lo Spirito di Dio e la sfera dell'uomo. Questo cielo è disposto per la rivelazione in quanto si può considerare l'uomo un mondo con atmosfera di spessore pari alla crescita della sua spiritualità. Là c’è tutto ciò che conosce ed ha acquisito da Dio; Dio è la madre, la vita e l’acqua di sopra e l’uomo è il bimbo, la vita e l’acqua di sotto.
L'uomo non può contenere Dio che sta all'esterno delle suo cielo, per lasciarlo libero, ma è in tale seno che è da entrare per rinascere cioè per “essere”. Ciò che l’uomo non conosce di Lui è oltre il firmamento, contatto tra noto e ignoto, ma Dio da quel Cielo soffia lo Spirito a intermediari da Lui preposti per far crescere lo spirito dell’uomo fino alla dimensione che accetta d’acquisire; infatti, dove sta Dio? Disse un rabbino: dove lo si lascia entrare!
Tali luminari posti all'interfaccia, appunto il firmamento, ricevono energia da Dio
e possono essere recepiti dall'uomo, perché solo ciò che è sotto il firmamento spirituale è recepibile dall'uomo. Se ne ricava che i grandi luminari e le stelle non sono astri, ma un’allegoria, terminali attraverso cui l’uomo può rapportarsi con lo Spirito di Dio che così può invadere lo spirito dell'uomo: “metterò dentro di voi il mio Spirito.” (Ez. 36,27). Questi terminali sono necessari finché l'uomo è portato nella crescita spirituale a livello tale (7° cielo) che l'interfaccia sia eliminabile ed il colloquio possa continuare senza intermediari, faccia a faccia come un uomo parla ad un uomo: “Poiché di lui stirpe noi siamo” (Att.17,28b) e "I suoi servi l’adoreranno; vedranno la sua faccia e porteranno il suo nome sulla fronte.” (Ap.22,3b-4) Lo scrittore ispirato del Gen 1 aveva la sua luna, l'Assemblea Madre ed il suo sole, la Torah, in quanto nel parallelo con l’Esodo questo giorno si può vedere proprio come quello della consegna della Torah a Mosè.
E le stelle ? I profeti, i sacerdoti i dei fratelli nella fede. In definitiva, Dio, nel 4° giorno dà segni efficaci all'uomo con la capacità di seguirli; cioè nella libertà dona precetti e l'obbedienza. Nella parabola della nascita d’un uomo nuovo nel 3° giorno è terminata la creazione della “terra” che è separata dalle acque del parto dalla madre; è creato il terrestre, l’asciutto, cioè l'hardware dell'uomo nuovo. L’uomo ora potenzialmente ha tutto, ma quel che sarà dipende da ciò che gli si dà per coltivarlo, dall'educazione in senso lato; cioè per lo sviluppo armonico è da ben impostare il programma, il software definito cielo, ciò che è al disopra della sua terra ed è la sua sfera estetico, razionale, etico, sociale e spirituale. L’autore indica che i veri astri - sole, luna e stelle - dell’Ebreo sono la luce di Dio che promana essenzialmente dal Suo candelabro a sette braccia o menorà; vale a dire nell’assemblea dei fratelli. Il punto focale della creazione, è appunto il 4° giorno che è il mediano dei sette giorni e corrisponde alla luce centrale della menorah. Queste luci di cui si parla nel 4° giorno servono: per illuminare la terra - cioè nel nostro parallelo, Adamo; per regolare giorno e notte, cioè per le ore di preghiera; per le stagioni, per i giorni e per gli anni, ossia per le feste e per i giubilei; per separare la luce dalle tenebre, ciò che è secondo Dio da ciò che non lo è.
Nella descrizione di questo giorno abbiamo considerato che non sono nominati il sole e la luna che normalmente si considerano creati in questa tappa. Adamo poi darà il nome agli animali, ma non agli astri e da parte di Dio questo sarebbe stato il momento giusto per chiamarli sole e luna, ma non avviene. Gli unici astri veramente nominati sono le stelle, ma è da pensare alla giustizia e ai giusti: “Per amore di Sion non tacerò, per amore di Gerusalemme non mi darò pace, finché non sorga come stella la sua giustizia e la sua salvezza non risplenda come lampada.”(Is 62,1), infatti stella è kokab e da una lettura con le lettere s’ottiene: “arde כ ו ה)כ ו ) la rettitudine כ dentro ב”; cioè, attraverso loro si vede un bagliore della rettitudine di Dio e le stelle sono kokabim: “arde כ ו ה) כ ו ) la rettitudine כ dentro ב che vi sta י a vivere .“ם. Nessuna parola nel Genesi è scritta a caso, ed è importante andare a cercare quando la parola “stelle” è in questo rinominata il che si verifica proprio con le parole sole e la luna quando Giuseppe racconta il sogno: “Ho fatto ancora un sogno, sentite: il sole, la luna e undici stelle si prostravano davanti a me. Lo narrò quindi al padre e ai fratelli e il padre lo rimproverò e gli disse: Che sogno è questo che hai fatto! Dovremo forse venire io e tua madre e i tuoi fratelli a prostrarci fino a terra davanti a te ?” (Gen 37,9s) E’ chiaro che lì il sole è il padre, la luna è la madre e le stelle i fratelli (di sangue e/o della comunità) in linea con quanto si va dicendo e si può allargare. Per i cristiani Gesù, il Cristo incarnato, storicamente nel cammino di salvezza è ritenuto il sole, luce parallela a quella del 1° giorno (uguale e consustanziale al Padre) preesistente alla creazione, visibile fisicamente dall’uomo nella sua 4° tappa spirituale, con gli occhi della fede formatasi nei primi tre giorni. Cristo è proprio il sole: “Io sono la luce del mondo, chi segue me non cammina nelle tenebre, ma avrà la luce della vita” (Gv 8,12) e “La città (nuova Gerusalemme) non ha bisogno della luce del sole, né della luce della luna perché la gloria di Dio la illumina e la sua lampada è l’agnello.” (Ap 21,23) La luna nel parallelo è Maria, la Chiesa, illuminata da Cristo - sole: ”Una donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi …” (Ap12,1b), l'Assemblea dei fratelli che guida e aiuta quando nella notte gli occhi non vedono la luce grande e stelle? Santi, i veri cristiani, le stelle “…e sul suo capo una corona di dodici stelle” (Ap12,1b), cioè i 12 apostoli, quindi il magistero.
La decriptazione di  stella Caf  waw (H) caf bet  è “Arde per la rettitudine dentro”. Inoltre, il termine ebraico kokhab, “stella” è molto bello e denso di significato; le lettere che lo formano, infatti, ci svelano l'immensità della presenza che questi elementi celesti portano in sé. Troviamo due caf, che significano "mano" e che racchiudono in sé una waw, cioè l'uomo, inteso nella sua struttura vitale, nella sua colonna vertebrale, che lo mantiene in posizione eretta, che lo fa salire verso il cielo, verso il contatto col suo Dio e Creatore. Dunque, dentro le stelle, appaiono due mani, caf e caf, che stringono in sé, con amore, l'uomo: sono le mani di Dio, che mai cessano di sostenerci, solo che noi ci affidiamo ad esse. Infine compare la lettera bet, che è la casa. Le stelle ci parlano, allora, del nostro viaggio verso la casa del Padre, del nostro continuo migrare e ritornare là, da dove siamo venuti, fin dal giorno della nostra creazione, ma già fin da sempre.
Quarto giorno:  (in questo giorno l’uomo spirituale si manifesta in modo universale)
rebi(ain)i  il corpo che abita nell’esistenza ad agire sarà o il Maestro sarà visto esistere (in riferimento all’unigenito figlio di Dio sole di giustizia).  Il sole la luna e le stelle sono i corpi astrali che prefigurano l’archetipo dell’Uomo-divino.


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