Commento
esegetico
24Dio disse: «La terra produca esseri viventi
secondo la loro specie: bestiame, rettili e animali selvatici, secondo la loro
specie». E così avvenne. 25Dio fece gli animali selvatici, secondo la loro
specie, il bestiame, secondo la propria specie, e tutti i rettili del suolo,
secondo la loro specie. Dio vide che era cosa buona.
26Dio disse: «Facciamo l'uomo a nostra immagine, secondo la nostra somiglianza: dòmini sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo, sul bestiame, su tutti gli animali selvatici e su tutti i rettili che strisciano sulla terra».
27E Dio creò l'uomo a sua immagine;
a immagine di Dio lo creò:
maschio e femmina li creò.
28Dio li benedisse e Dio disse loro:
«Siate fecondi e moltiplicatevi,
riempite la terra e soggiogatela,
dominate sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo
e su ogni essere vivente che striscia sulla terra».
29Dio disse: «Ecco, io vi do ogni erba che produce seme e che è su tutta la terra, e ogni albero fruttifero che produce seme: saranno il vostro cibo. 30A tutti gli animali selvatici, a tutti gli uccelli del cielo e a tutti gli esseri che strisciano sulla terra e nei quali è alito di vita, io do in cibo ogni erba verde». E così avvenne. 31Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco, era cosa molto buona. E fu sera e fu mattina: sesto giorno.
26Dio disse: «Facciamo l'uomo a nostra immagine, secondo la nostra somiglianza: dòmini sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo, sul bestiame, su tutti gli animali selvatici e su tutti i rettili che strisciano sulla terra».
27E Dio creò l'uomo a sua immagine;
a immagine di Dio lo creò:
maschio e femmina li creò.
28Dio li benedisse e Dio disse loro:
«Siate fecondi e moltiplicatevi,
riempite la terra e soggiogatela,
dominate sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo
e su ogni essere vivente che striscia sulla terra».
29Dio disse: «Ecco, io vi do ogni erba che produce seme e che è su tutta la terra, e ogni albero fruttifero che produce seme: saranno il vostro cibo. 30A tutti gli animali selvatici, a tutti gli uccelli del cielo e a tutti gli esseri che strisciano sulla terra e nei quali è alito di vita, io do in cibo ogni erba verde». E così avvenne. 31Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco, era cosa molto buona. E fu sera e fu mattina: sesto giorno.
Dio disse: La terra
produca esseri viventi secondo la loro specie: bestiame, rettili e animali
selvatici, secondo la loro specie
Dopo il
pullulare di vita animale prodotto dalle acque sotto il cielo, è ora la volta
della terra. Non si tratta in questo caso di un pullulare, bensì di un “far
uscire”, con lo stesso verbo usato prima (Gn 1,12) per descrivere la
produzione, sempre da parte della terra, della vegetazione. Come gli animali
acquatici sono il prodotto dell'ambiente nel quale devono vivere e mostrano
nelle loro forme le proprietà dell'acqua, così anche quelli terrestri sono
fatti in modo da muoversi sulla terra. Riappaiono così e si perfezionano le
zampe articolate in ginocchia e caviglie che avevano fatto la loro comparsa in
alcuni animali marini e negli uccelli.
La parola bestiame
– che in italiano fa forse troppo pensare agli animali domestici – può essere
meglio tradotta con un generico quadrupedi. Il termine originale (behemah)
è usato altrove per indicare bestie selvatiche anche violente. Al plurale, lo
stesso nome (behemoth, a volte tradotto “ippopotamo”) appare nel
capitolo 40 del libro di Giobbe – dove si parla anche del Leviatano, a volte
reso con “coccodrillo”, per riferirsi a una creatura la cui forza l'uomo da
solo non può domare. Detto per inciso, la coppia leviathan/behemoth
ritorna nello stesso ordine alla fine della Bibbia, nel capitolo 13
dell'Apocalisse, come “bestia che esce dal mare”/“bestia che esce dalla terra”.
Il termine ebraico tradotto con rettili (remes) si riferisce
invece al senso etimologico della parola (dal verbo latino repo che
significa strisciare) e comprende in generale tutti gli animali che si muovono
senza staccarsi visibilmente dal suolo (come verbo, remes è usato anche
per riferirsi ad animali marini forse a quelli che strisciano sul fondo).
E così avvenne. Dio
fece gli animali selvatici, secondo la loro specie, il bestiame, secondo la
propria specie, e tutti i rettili del suolo, secondo la loro specie. Dio vide che
era cosa buona
La nascita di
nuove specie per differenziazione dalle specie progenitrici non è in contrasto con
l’insegnamento della Bibbia, anzi tutt'altro. La Scrittura infatti ci dice che
tutte le specie degli animali che vivono sulla terra (e che oggi non si possono
nemmeno contare con precisione) si devono essere differenziate da un numero
finito di coppie, dopo che il diluvio, non moltissime migliaia di anni fa, ha
spazzato via tutti gli animali terricoli che non sono entrati nell'arca assieme
a Noè e alla sua famiglia. In questo verso l'ordine delle classi di animali
enumerate non sembra essere l'ordine cronologico della loro comparsa, ma,
ancora una volta, piuttosto quello tipologico della loro differenziazione:
vengono infatti indicati prima tutti gli animali della terra (l'aggettivo selvatici
è una cortese aggiunta dei nostri traduttori, l'originale dice soltanto chayiat-ha-arez,
“gli animali della terra”), per precisare poi che ci si riferisce sia a quelli
che avanzano su zampe ben visibili, sia a quelli che invece strisciano più
vicini al suolo.
Dio disse: Facciamo
l'uomo a nostra immagine
La parola
ebraica qui tradotta con “immagine” è tselem. La radice di questa
parola, che nell’ebraico moderno si usa per riferirsi alla fotografia, contiene
il senso di “ombra” (tzel) e fa pensare a un calco, un’impronta.
Qualcosa attraverso cui Dio, che non può essere visto, si rende in qualche modo
visibile. L'apostolo Paolo scrive che il figlio di Dio è “l'immagine del Dio
invisibile” (Colossesi 1,15). L’uomo è stato creato a immagine di Dio e, come
Dio, parla e può dare alla parola l’importanza che le spetta. Almeno questa è
la sua chiamata. Di fatto, è l'unico animale capace di raccontare la sua
storia. Può usare il suo corpo per combattere e per sedurre, come fanno anche
gli altri animali, ma può usarlo anche per dire la verità, cosa che gli altri animali
non possono fare.
secondo
la nostra somiglianza
Nel termine
ebraico (d'muth) è contenuta la radice della parola sangue. Si
tratta quindi di una somiglianza profonda, come quella che ci può essere solo
tra un genitore e la sua discendenza. Anche del terzo figlio di Adamo, Set,
è scritto che Adamo lo generò “a sua somiglianza” (Genesi 5,3). Come il
frutto esprime la natura dell'albero, così il figlio esprime la natura
del padre.
Pur essendo il
figlio diletto del Padre celeste, Gesù preferiva comunque chiamare se stesso
“il figlio dell'uomo” (o uios tou anthropou, espressione che corrisponde
all'ebraico ben adam). In realtà, in Cristo i due attributi vengono a
coincidere. In effetti, la genealogia di Gesù contenuta nel vangelo di Luca
conclude dichiarandolo contemporaneamente figlio di Adamo e di Dio (Lc 3,38).
La più profonda
somiglianza dell’uomo con Dio sta in questa vocazione alla paternità, che vediamo
chiaramente espressa nel popolo di Israele. Anche da un punto di vista
etologico, l’uomo è l’unico animale in cui il rapporto di padre e figlio si
conserva lungo le generazioni.
Il Signore
sottolinea la continuità tra le generazioni garantita dal rapporto tra padre,
figlio e nipote, dicendo: “Io sono il Dio di tuo padre, il Dio d'Abramo, il Dio
d'Isacco e il Dio di Giacobbe” (Esodo 3,6).
dòmini
sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo, sul bestiame, su tutti gli
animali selvatici e su tutti i rettili che strisciano sulla terra
Forse perché chi
sta in alto domina chi sta più in basso, “avere dominio” in ebraico si dice con
lo stesso verbo che si usa per descrivere l'azione di “discendere”. La discesa dell’uomo
dagli altri animali sostenuta dalle teorie evoluzioniste viene anticipatamente rovesciata
dalla discesa dell’uomo sugli altri
animali annunciata dalla parola di Dio. Nella creazione l’uomo arriva per
ultimo, ma nel disegno di Dio è in realtà stato formato per primo, quando
ancora non c’erano neanche le piante (Gn
2,5-7). Come Dio domina l'intero
universo, così all'uomo è dato di dominare sugli altri animali. Se consideriamo
la maestosa potenza degli elefanti o delle balene, la forza delle tigri, dei cobra
o degli squali, l’agilità delle scimmie, la capacità di librarsi in alto delle
aquile o anche solo delle rondini, la laboriosità delle api o delle formiche,
possiamo anche dubitare di questo dominio. Ma il dominio sugli animali
ha un significa innanzitutto spirituale. Si riferisce al dominio dell’uomo
spirituale su quello naturale. È all’uomo spirituale che è dato di giudicare
ogni cosa (1Cor 2,15). Gli animali vedono, sentono, nuotano, si arrampicano,
corrono molto meglio di noi, per non parlare del fatto che alcuni di loro
possono anche volare. Queste cose però non li rendono superiori all'uomo,
proprio perché non sono il corpo o l’anima ad essere destinati a dominare sullo
spirito, ma viceversa, perché ci sia ordine e vita è lo spirito che deve avere
il controllo. È l’amore per la verità di Dio che rende l’uomo superiore agli
altri animali e questo amore è solo lo spirito che lo può sentire. “L'uomo naturale non riceve le cose dello
Spirito di Dio, perché queste cose sono pazzia per lui; e non le può conoscere,
perché devono essere giudicate spiritualmente” (1Cor 2,14). “Dio ci ha predestinati a essere secondo la
sua immagine, ci ha cioè preposto dei limiti (questo è il significato del verbo
greco tradotto con le voci di predestinare: pro-orizein un verbo
che ha la stessa radice contenuta nella parola orizzonte). Per
indirizzare un cammino è necessario fissare dei limiti. Dio ha preparato una
via stretta, ma aperta perché fossimo
formati e raggiungessimo “l'unità della fede e della piena conoscenza del
Figlio di Dio, [arrivando] allo stato di uomini fatti, all'altezza della statura
perfetta di Cristo” (Ef 4,13). Questa via può essere percorsa in un verso o
nell'altro: nella direzione di una maggiore comodità, autonomia, libertà
d'azione per fare quello che più ci piace, oppure affrontando le difficoltà con
le quali veniamo modellati verso la somiglianza con Dio in Cristo. Per essere a
immagine e somiglianza di Dio e dominare sul resto del creato, dobbiamo
innanzitutto esercitare dominio e autorità su noi stessi, evitando di fare
quello che la nostra carne ci porta naturalmente a fare.
Dio
creò l'uomo a sua immagine
La creazione si
ferma all’immagine, la somiglianza verrà con il compimento dell’opera di formazione
dell’uomo, di cui ci parla tutto il resto della Bibbia, la cui narrazione
comincia con il secondo capitolo della Genesi e si conclude con l'Apocalisse.
A formare l’uomo è sempre lo stesso Dio (Elohyim) che lo ha creato,ma
per la formazione dell’uomo la Bibbia ci presenta Dio come YHWH, “Colui che è” viene
rivelato solo a Mosè, dopo la formazione del popolo di Israele attraverso il
quale Dio ha scelto di rivelarsi agli uomini in Cristo Gesù.
Siamo stati
creati a immagine di Dio, abbiamo cioè la possibilità di assomigliargli. Possiamo
però anche allontanarci dal nostro modello. In altre parole, Dio ci ha creato a
sua immagine, ma poi sta a noi impegnarci attivamente nel lasciarci formare a
sua somiglianza. Per questo Dio si presenta al suo popolo come “il Signore, il
tuo Creatore, o Giacobbe, colui che ti ha formato, o Israele!”. Giacobbe è il
nome che aveva Israele prima del suo incontro e della sua lotta con Dio.
Attraverso le varie difficoltà della loro vita (in ebraico, il verbo “formare”–
ietzer - contiene la stessa radice di “strettoia” – tzar – e “difficoltà”
- tzarah), gli uomini che cercano Dio, se perseverano nella fede,
vengono anche
formati a
somiglianza di Dio. Ma tutto questo richiede un lungo processo. Dobbiamo quindi
scegliere noi qual è la parte che ci interessa. Possiamo chiedere al cielo che
nella nostra terra venga il suo regno e sia fatta la sua volontà (Mt 6,9). Ma
possiamo anche rivolgere il nostro sguardo alle cose che sono sulla terra e
trascurare il cielo.
lo
creò a immagine di Dio, li creò maschio e femmina.
Adam
la
parola ebraica che traduciamo con uomo, si riferisce, come per altro il
greco anthropos, all’uomo come specie, comprendendo cioè sia il maschio
che la femmina. Anche la maggior parte degli altri animali, per riprodursi,
sono stati creati maschio e femmina. Per l'uomo però questa specificazione ha
un valore aggiuntivo, perché è espressamente collegata al fatto di essere stati
creati a immagine di Dio. Prima di dire che Dio creò gli uomini, maschio e
femmina (zakhar u-nekevah) è riaffermato per la seconda volta che Dio
creò l'uomo a sua immagine. Il fatto che fossero maschi e femmina assume quindi
un senso profondo, che l'ebraico ci aiuta a cogliere: il termine originale per
“maschio” (zakhar) ha infatti la stessa radice della parola che
significa “ricordo” (zikhron). La parola per “femmina” ha invece la
radice di “incidere, trafiggere, bucare” (naqav). Se ci riflettiamo,
vediamo che queste parole, più che a delle differenze anatomiche, si
riferiscono a due aspetti fondamentali della natura umana, perché sono due
fondamentali aspetti anche di quella divina. Il ricordo ha a che fare con la
coscienza. Ci ricordiamo le cose di cui ci siamo accorti. Di fatto solo le
azioni che compiamo coscientemente sono azioni in senso proprio e possono entrare
nel ricordo di quello che è stato fatto dal soggetto che le ha compiute o di
coloro che le hanno riconosciute e attribuite ad altri soggetti. Ma il ricordo
ha anche a che fare con l'insensibilità, perché deve essere in qualche modo
impermeabile alla sensazione, che normalmente lo cancella. Per ricordare
bisogna non lasciarsi travolgere dalle sensazioni e dalle emozioni del
presente. La forza dell'uomo sta nella sua fedeltà a Dio e nella capacità cioè
di astrarsi da ciò che si vede e si sente per guardare a ciò che è eterno e non
può essere visto. La nostra sensibilità è ciò che ci rende deboli, ma è d’altra
parte anche ciò che ci rende capaci di riconoscere la debolezza degli altri e
di averne compassione. Se non è accompagnata dalla compassione, anche la
fedeltà a Dio può portarci lontano dalla verità e dalla volontà del nostro
Creatore. Forza e sensibilità si incontrano in Cristo, e devono incontrarsi
anche nei cristiani. “Anche voi, mariti, vivete insieme alle vostre mogli con
il riguardo dovuto alla donna, come a un vaso più delicato. Onoratele, poiché
anch'esse sono eredi con voi della grazia della vita, affinché le vostre
preghiere non siano impedite” (1Pt 3,7).
La capacità di
resistere alle distrazioni si deve quindi accompagnare nel cristiano al rispetto
per la fragilità e alla compassione per la sofferenza altrui, perché questo è l’esempio
che abbiamo ricevuto in Cristo. Colui che è stato chiamato “il leone della
tribù di Giuda” è anche “l'agnello che è stato immolato” (Ap 5.12), l’uomo
indifeso ed esposto al ludibrio della gente, il cui costato è stato forato (Gv
19,34-37).
Dio
li benedisse e disse loro: Siate fecondi
e moltiplicatevi; riempite la terra,
Mentre nel
quinto giorno l'ordine era impartito a moltissime specie di diverse classi di animali,
qui Dio sta parlando alla sola specie uomo. Il mare non poteva essere assoggettato,
perché rimane per la massima parte immerso nelle tenebre. La terra invece è la
parte della crosta terrestre che è venuta alla luce ed è lì che l'ordine di Dio
può, e quindi deve, regnare incontrastato (abbiamo già visto che nella nuova
terra il mare non ci sarà più, (Ap. 21,1).
dominate
sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo e sopra ogni animale che si muove
sulla terra
Dio ci ha dato
di dominare sulle bestie che vengono dal mare e su quelle che vengono dalla
terra. Anche su quelle che verranno per dominare il mondo. Per un tempo a
queste bestie sarà dato di fare guerra ai santi e anche di vincerli (Ap 13,7),
ma il sangue dell’Agnello e la parola della testimonianza avranno alla fine il
sopravvento:“Ecco, io vi ho dato il potere di camminare sopra serpenti e
scorpioni e su tutta la potenza del nemico; nulla potrà farvi del male” (Lc 10,19).
A
tutti gli animali selvatici, a tutti gli uccelli del cielo e a tutti gli esseri
che strisciano sulla terra e nei quali è alito di vita, io do in cibo ogni erba
verde. E così avvenne.
Il terzo giorno
Dio aveva già preparato il cibo per l’uomo. Prima dell’uomo, se ne erano nutriti
gli uccelli del cielo e gli animali della terra, ma l’ultimo destinatario, il primo
pensiero di Dio, era in realtà l’uomo. Come abbiamo osservato a proposito di
Genesi 1,11, questi semi e questo frutto sono l’aspetto sensibile della parola
e dell’amore di Dio. La Bibbia ci dice infatti espressamente “che l'uomo non
vive soltanto di pane, ma che vive di tutto, (Mt 4,4).
Originariamente,
quindi, gli animali della terra non sono stati creati per mangiarsi gli uni gli
altri, come invece devono fare quelli che vivono in mare. Dopo la cacciata
dell’uomo dall’Eden e sicuramente dopo il diluvio sono cambiate le abitudini
alimentari di molti animali, e anche le nostre. Ma anche oggi, sulla terra,
tutta la vita si basa sui vegetali. Certamente lo stesso accade anche in mare,
dove però i vegetali sono per lo più microscopici e praticamente tutta la
macrofauna è carnivora, mentre in terra gli animali più potenti, come il bufalo
e gli elefanti, sono tuttora erbivori. Secondo quello che ci rivela il profeta
Isaia, le cose torneranno a cambiare. “Il lupo abiterà con l'agnello, e il
leopardo si sdraierà accanto al capretto; il vitello, il leoncello e il
bestiame ingrassato staranno assieme, e un bambino li condurrà. La vacca
pascolerà con l'orsa, i loro piccoli si sdraieranno assieme, e il leone mangerà
il foraggio come il bue” (Is 11,6-7). Nella nuova creazione torneremo tutti a
nutrirci del frutto dell’albero della vita, che è la conoscenza di Dio.
Dio
vide tutto quello che aveva fatto, ed ecco, era molto buono.
Mentre tutto
quello che era stato fatto fino ad allora era ripetutamente stato dichiarato “buono”
(tov), dopo aver creato l'uomo Dio vede ciò che ha fatto e lo dichiara
“molto buono” (tov me'od). Un apprezzamento che non deve rimanere in una
sola direzione, perché Dio ha stabilito che l’uomo ricambierà questo suo
superlativo. “Tu amerai dunque il Signore, il tuo Dio, con tutto il cuore, con
tutta l'anima tua e con tutte le tue forze”(Dt
6,5).Con tutte le tue forze traduce infatti l’ebraico me'odekha,
che letteralmente significa “con il tuo molto”. Rispondendo
all'amore di Dio l'uomo entra nella luce della sua presenza.
Fu
sera, poi fu mattina: sesto giorno.
Questa è la
sesta e definitiva vittoria della luce sulle tenebre. Con l’uomo la creazione
può essere compiuta e le tenebre possono definitivamente sparire. L’immagine e
la piena somiglianza con Dio sono compiute in Cristo. Per questo Paolo lo chiama
“ultimo Adamo”.Ci troviamo insomma ancora dentro il sesto giorno, il giorno
dell’uomo. Per molti versi il numero sei è un numero collegato all’uomo e
descrive la sua situazione e le possibilità del suo destino, della scelta,
cioè, che l'uomo deve compiere ogni giorno della sua vita tra il naturale e lo
spirituale, tra l’animale e il divino. Seicentosessantasei è chiamato “numero
d’uomo” (Ap 13,18), ma è anche e innanzitutto “il numero della bestia”. Quando
l’uomo, rifiutando il consiglio di Dio, che ha detto che “per l’uomo non è bene
stare da solo” e “si oppone a tutto ciò che è bene” perde l’ospitalità e la
gentilezza che lo rendono uomo e si trasforma in una bestia. Il numero 666 tra le
altre cose esprime anche la gerarchia dell’esercito, dove l’uomo, da solo, si
mette a capo di decine e centinaia, per formare una macchina per la guerra: per
uccidere, rubare e distruggere come il Nemico di cui si rende così efficace strumento.
Quando l’uomo invece accetta il consiglio di Dio e si moltiplica per due, il
sei diventa dodici, quante erano le tribù di Israele, e anche i primi apostoli
della Chiesa. Anche nella Gerusalemme celeste, attorno al trono di Dio, siedono
ventiquattro anziani (Ap 4,4) e il numero dei servi di Dio in cielo -
centoquarantaquattromila - contiene il quadrato di dodici moltiplicato per
mille.
Commento
patristico
Efrem
A nostra immagine E’ chiamato immagine perché è la sintesi del mondo, e in lui si racchiude e si riunisce tutta la creazione degli esseri spirituali e corporei. A nostra somiglianza Per quel potere che Adamo aveva ricevuto sulla terra e su tutto ciò che è in essa, egli era somiglianza di Dio, che ha potere sulle cose che sono in alto e su quelle che sono in basso.
Filone di Alessandria
Nella scuola alessandrina, l’antropologia si
sviluppò anzitutto sulla linea di Filone: l’immagine di Dio non ha niente a che
vedere con il corpo, ma, in quanto immagine del Logos non incarnato,
dimora nella realtà più alta dell’uomo, nella sua anima intellettuale o nel suo
spirito, nel quale risiede la vera umanità dell’uomo. Quest’uomo spirituale,
tuttavia, esiste concretamente sotto forma di uomo terrestre, e deve cercare di
liberarsi con l’ascesi dai limiti che questa esistenza gli impone, per arrivare
alla «somiglianza» di Dio. Cristo, nel quale si attuano tanto l’immagine quanto
la somiglianza, è modello e maestro dei cristiani, e mostra loro la via da
prendere per ritrovare questa somiglianza. Nella sua dottrina di una creazione
eterna, Origene riprende l’idea di una doppia creazione. Per lui, Gen 1,26
riguarda la creazione dell’uomo originario, del vero uomo che bisogna
ridiventare, mentre Gen 2,7 riguarda l’uomo caduto, il noûs vestito di
tuniche di pelle. Per
Atanasio, l’uomo è ad immagine del Logos in quanto essere razionale; ed
è il Logos incarnato che permette all’uomo caduto di ritrovare la sua
vera relazione con lui e dunque il suo carattere d’immagine.
Origene
A immagine di Dio lo fece Quell’uomo che è stato fatto a immagine e
somiglianza di Dio è il nostro uomo interiore, invisibile e incorporeo,
incorrotto e immortale.
Gregorio di Nissa
“maschio
e femmina lì creò” Se tra gli
angeli non ci sono nozze, pure essi si riproducono in qualche modo, perché sono
migliaia e migliaia, come riferisce Daniele nelle sue visioni (Dan 7,10). Così,
neanche noi avremmo avuto bisogno di nozze per moltiplicarci, se a motivo del
peccato non ci fosse capitata una certa deformazione o allontanamento dalla
condizione in cui eravamo simili agli angeli, per moltiplicarci ci sarebbe
stato lo stesso modo – incomprensibile, ma reale – per noi che siamo “poco meno
degli angeli” (Sal 8,6).
Ireneo di Lione
Ireneo mette l’immagine di Dio nella condizione
carnale, mentre la somiglianza si rivela quando l’uomo vive orientato verso
Dio, nello Spirito. Questa somiglianza è stata persa a causa della caduta, che
ha distrutto la comunione dell’uomo con Dio e così ha introdotto la morte. Essa
tuttavia può essere ritrovata in Cristo, vera immagine e somiglianza di Dio,
per ora nell’adozione filiale, e poi più completamente nella risurrezione:
l’incarnazione non si limita a far ritornare l’uomo allo stato originario, ma
fa diventare figli di Dio ed avvicina sempre più alla statura del Figlio.
Giovanni Crisostomo
Dio creò gli uomini Dopo
che tutto l'universo fu creato e tutto fu approntato per il nostro riposo ed il
nostro uso, Dio formò l'uomo, per il quale aveva creato il mondo. L'uomo, una
volta formato, rimase nel paradiso: del matrimonio non si faceva parola. Aveva
bisogno di un aiuto; l'aiuto gli venne, e neanche allora il matrimonio sembrava
necessario. Non s'intravedeva neppure: essi vivevano ignorandolo, soggiornando
nel paradiso come in cielo e rallegrandosi della familiarità con Dio. Il
desiderio di unione, il concepimento, i dolori del parto, le generazioni e
qualsiasi tipo di corruzione erano banditi dalla loro anima. Simili ad un corso
d'acqua trasparente che sgorga da una fonte pura, se ne stavano in quel luogo
adorni della verginità.
Un'infinità
di angeli serve Dio, migliaia e migliaia di arcangeli gli sono vicini, e
nessuno di loro è nato dalla generazione, dal parto, dai dolori e dal
concepimento. Non avrebbe dunque potuto Dio, a maggior ragione, creare gli
uomini prescindendo dal matrimonio? Cosí
creò i primi progenitori, dai quali discendono tutti gli uomini.
Commento
spirituale
Tutti gli esseri viventi sono
stati creati attraverso il Verbo e in vista del Verbo, poiché tutti dovranno
entrare nella gloria dei figli di Dio, il Verbo di Dio ha percorso tutte le
fasi dell’evoluzione materiale e spirituale; dalla materia inorganica alla
resurrezione e alla trasfigurazione dell’uomo. Il Verbo di Dio è entrato
nell’utero stesso della terra per nascere, crescere e morire come ogni essere
vivente, seguendo l’iter evolutivo dell’essere umano.
L’evoluzione della terra è giunta al vertice con
l’uomo creato come immagine riflessa di Dio sulla terra, chiamato ad essere a
somiglianza di Dio nella partecipazione alla natura divina. L’uomo ha in sé
dunque tutti i livelli precedenti di esistenza e può, in base alla sua
razionalità, portarne le potenzialità a perfezione. Sicché, tutti gli animali
hanno sensazione e movimento, ma gli esseri umani, che hanno un corpo adatto
alla loro anima razionale (poiché hanno mani abili, e una bocca fatta per la
parola), possono usarne in modo conforme ad esseri razionali. Non tutti gli
esseri umani aderirono al progetto divino nel Figlio Unigenito, Logos increato
che comunicava con il logoi razionali
degli uomini, allora Dio assecondò le scelte di questi uomini nella loro
differenziazione sessuale e ricevettero la stessa benedizione data agli
animali: “Siate fecondi e moltiplicatevi” .
Il progetto di Dio
sull’uomo creato a sua immagine e somiglianza era che, lui scelto in mezzo agli
uomini (Adamo) doveva continuare la manifestazione del Verbo, facendosi sposa
di Dio e madre di un nuovo personificando sempre più simile a Dio come era
avvenuto per gli angeli.
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