Per spiegare il mistero
trinitario i teologi parlano (tra cui San Tommaso d’Acquino) di una
molteplicità comunionale, unità nella molteplicità delle persone, l’Uno che
include il molteplice, un Uno che è rapporto con l’altro, e quindi
non-assoluto. In principio, Dio Elohim si espone come pluralità, come l’Uno
articolato, l’Uno è quello che è appunto perché è per l’altro.
Nella generazione del
Verbo, si ha la nascita di un Essere identico nella sostanza e distinto nella
libertà personale, che si dona al Padre in una relazione d’amore. Invece per
gli esseri viventi creati da Dio avviene una distinzione di enti diversi che
entrano in una comunione progressiva di relazione sempre più conforme al
modello trinitario.
Nel quinto giorno e poi
anche nel sesto, l’invito a fecondare e
moltiplicare esprime bene questa unità nella molteplicità, come il seme, il
quale è l’Intero inviluppato ed unito a se stesso, la sua unità si sviluppa nel
germoglio, nel fiore e infine nel frutto. Così come nella Trinità,l’Essere eterno del Logos si
dispiega nel divenire temporale degli esseri viventi che attraverso una serie
di atti liberi dovranno raggiungere la piena comunione con Dio, secondo il
modello del Figlio Unigenito.
La molteplicità, il
molto in ebraico si esprime con rv,
la resh che ci parla di capo, di corpo e la bet l’interiorità, la casa e la famiglia.
Da qui si deduce che dall’Unico capo, dall’unico corpo è incluso il molteplice che
per puro atto di amore si manifesta, uscendo da sé in una pluralità di enti
diversi.
Infatti nella parola
amore in ebraico א ה ב possiamo
notare nella sua decriptazione[1]: L’Uno 1= א che si apre= ה al
secondo 2= ב.
In definitiva si
svela totalmente “l’amare = א ה ב di Dio” e il senso di amare è sinteticamente l’Uno א che apre ה una famiglia ב.
L’Uno contiene
già la dualità, la pluralità. Nell’unità di Dio è contenuto il Tutto che nel
manifestarsi si moltiplica in una serie di unità particolari. Per diventare
molti, per identificarsi in ogni singola parte del Tutto, è necessario “lo
spezzarsi” della divinità, a rinunciare ad essere Uno in se stesso per essere
Uno in molti e Tutto in ciascuno.
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