Il serpente era il più astuto di tutti gli
animali selvatici che Dio aveva fatto e disse alla donna: «È vero che Dio ha
detto: «Non dovete mangiare di alcun albero del giardino»?». Rispose la donna al serpente: «Dei
frutti degli alberi del giardino noi possiamo mangiare, ma del frutto dell'albero che sta in
mezzo al giardino Dio ha detto: «Non dovete mangiarne e non lo dovete toccare,
altrimenti morirete»». Ma il
serpente disse alla donna: «Non morirete affatto! Anzi, Dio sa che il giorno in cui voi
ne mangiaste si aprirebbero i vostri occhi e sareste come Dio, conoscendo il
bene e il male». Allora la donna vide che l'albero era buono da mangiare,
gradevole agli occhi e desiderabile per acquistare saggezza; prese del suo
frutto e ne mangiò, poi ne diede anche al marito, che era con lei, e anch'egli
ne mangiò. Allora si aprirono gli occhi di tutti e due e
conobbero di essere nudi; intrecciarono foglie di fico e se ne fecero cinture.
Serpente
La tradizione
giudaica e cristiana hanno identificato il serpente con la figura demoniaca, un
personaggio angelico ribelle a Dio. Ma questa dottrina l’autore antico non la
conosceva ancora. L’autore antico non aveva ancora l’idea del diavolo come
realtà spirituale, angelica, ribelle a Dio, che tenta gli uomini; usa invece un
simbolo molto conosciuto al suo tempo e per la sua cultura. Poi, con il tempo,
maturata la rivelazione e la riflessione teologica, gli autori sono giunti al
concetto di diavolo (l’ostacolatore), traduzione greca dell’ebraico satan
(il pubblico ministero in un processo, ovvero l’accusatore). Nella
tradizione mitica babilonese, quella cantata ad esempio nel poema «Enuma Eliš»,
il mostro primordiale Tiamat è un
serpente. Il mostro del caos, tutti i mostri acquatici, hanno qualche cosa del
rettile, del grande serpente. Ogni drago è un po’ un serpente. Quindi il
termine nahaš porta in sé il concetto
di caos. Il serpente è dunque il mostro del caos, del disordine. È il nemico di
Dio. Però nei racconti mitici orientali ha anche talvolta una valenza positiva
e svolge il ruolo di custode del giardino degli dei. I giardini divini sono
custoditi e controllati da serpenti e quindi il narratore potrebbe aver pensato
al simbolo–serpente perché immagine comune di colui che fa la guardia
all’albero.
Ma c’è di più.
Il serpente è anche un simbolo divino, un segno cioè di idolatria. Nel mondo
egiziano il serpente è il simbolo del potere e della sapienza. Il faraone porta
sulla tiara il serpente cobra. Si chiama «uraeus»; vuol dire che il
faraone, rappresentato dal serpente, è potente e sapiente. Addirittura potremmo
avanzare una terminologia nostra e parlare di onnipotenza e onniscienza. Il
serpente è il simbolo del potere umano, la potenza faraonica, della sapienza
faraonica. Dobbiamo sempre fare lo sforzo di ripensare al momento storico in
cui questi testi vengono scritti. Dopo Salomone, infatti, la cultura a
Gerusalemme sta diventando filo–egiziana, paurosamente filo–egiziana. Ci sono
delle deviazioni: l’immagine del serpente diventa così il segno della
tentazione dell’Egitto, della potenza umana, la tentazione della sapienza laica
lontana da Dio. Il serpente riassume in sé questa forza idolatrica che tenta
l’uomo. Ma il serpente ha un valore anche simbolico per le popolazioni cananee,
cioè quelle che risiedevano nel territorio occupato poi da Israele e aveva un
significato legato ai culti della fertilità, legato alla terra.
L’immagine del
serpente che cambia la pelle aveva creato la leggenda di una immortalità del
serpente, di una eterna giovinezza e lo aveva reso un simbolo della fertilità e
della fecondità del suolo. Il serpente veniva venerato come una divinità che
dona la fertilità. Allora il nostro autore può avere ancora aggiunto nella
simbologia del serpente l’immagine di questi culti pagani che allettano
Israele, che lo tentano, che cercano di fargli cambiar strada. È la tentazione
della potenza naturale, delle forze della natura. Dietro a questo simbolismo
sta anche una riferimento sessuale e religioso insieme.
Il valore
simbolico del serpente può ancora essere chiarito dalla presenza di un verbo
ebraico che ha le stesse consonanti: si tratta del verbo NHŠ che
significa «fare stregonerie». Probabilmente tutto il rituale idolatrico delle
alture cananee coi suoi strani riti hanno determinato l’uso di un verbo magico
che ha stretta attinenza col serpente. L’antico lettore, dunque, poteva sentire
in questo termine anche l’evocazione della ricerca di mezzi magici in
antagonismo con Dio per dominare e possedere le forze della natura.
I moderni, poi,
hanno avanzato ancora un’altra spiegazione. Il serpente sarebbe come un simbolo
dell’uomo stesso: non qualche cosa di esterno, ma la faccia negativa dell’uomo,
l’aspetto buio della coscienza umana, l’istinto pre–conscio dell’uomo. In fondo
è l’uomo stesso che si fa queste domande, si pone questi problemi. Di fatto il
serpente è il più astuto, è il più sapiente di tutto quello che è stato creato:
e non è l’uomo
l’essere più intelligente del creato? Il serpente è legato alla polvere che
deve mangiare tutti i giorni della sua vita (3,14) e la polvere è l’elemento
stesso da cui l’uomo viene (2,7) e a cui tende (3,19). Il serpente è in qualche
modo legato alla fase preconscia o inconscia dell’uomo; può essere quindi un
simbolo della sua stessa natura. Infatti non è una realtà indipendente da Dio.
È una realtà di Dio.
era il più astuto di tutti gli animali selvatici
che Dio aveva fatto
Fra l’aggettivo nudo
(‘erom ) al plurale e l’aggettivo astuto (‘arum ) c’è
solo una piccola differenza vocalica. Scrivendo solo le consonanti, l’antico
lettore restava colpito dalla vicinanza di due termini così simili e poteva
trovarsi nel dubbio se leggere «nudo o astuto». È un gioco letterario
importante che crea il paesaggio dagli uomini (nudi) al serpente (astuto). Inoltre, astuto deriva dal radicale "essere
astuto" (vedi 1Samuele 23,22) usato anche per l'accumularsi delle acque
(Esodo 15,8) e richiama l'idea di chi alza la testa più in altro per vedere
prima degli altri cosa si approssima.
Il serpente è
saggio, sapiente. La traduzione italiana con astuto ha voluto dare una
sfumatura negativa, ma l’aggettivo in ebraico ha anche un valore positivo e
indica il più intelligente di tutte le bestie fatte dal Signore Dio. Nelle
raccolte antiche del libro dei Proverbi, nate nello stesso ambiente e nello
stesso periodo del Racconto antico l’aggettivo in questione è adoperato spesso
per caratterizzare l’uomo prudente in contrasto con lo stupido.
Egli disse alla donna:
È vero che Dio ha detto: Non dovete mangiare di nessun albero del giardino? Rispose la donna al serpente: «Dei frutti degli
alberi del giardino noi possiamo mangiare, ma del frutto dell'albero che sta in
mezzo al giardino Dio ha detto: «Non dovete mangiarne e non lo dovete toccare,
altrimenti morirete»». Ma il
serpente disse alla donna: «Non morirete affatto! Anzi, Dio sa che il giorno in cui voi
ne mangiaste si aprirebbero i vostri occhi e sareste come Dio, conoscendo il
bene e il male». Allora la donna vide che l'albero era buono da mangiare,
gradevole agli occhi e desiderabile per acquistare saggezza; prese del suo
frutto e ne mangiò, poi ne diede anche al marito, che era con lei, e anch'egli
ne mangiò.
Questa è
l’immagine abituale che ci si fa della «legge» data da Dio all’uomo: Dio ha
proibito di mangiare. Vi avevo invitato a sottolineare che Dio dice invece: «Di
tutti gli alberi del giardino potete mangiare». La tentazione inizia deformando
la proposta di Dio: Egli viene assimilato al concetto di «proibito».
Il verbo
mangiare, già trovato nel cap. precedente, verrà ripetuto 7 volte in questi
primi sette versetti. La domanda del serpente è evidentemente tesa ad ottenere
una reazione: contiene una parte di verità ed una di menzogna. Viene proposto
l'acquisizione del sapere come conseguenza del mangiare dall'albero vietato.
Dall'intervento del serpente l'albero della conoscenza viene ordinato, come
tutto il resto, al desiderio di mangiare.
Il tipo di
conoscenza a cui introduce (si realizza in realtà ciò che il serpente
prevedeva: si aprono loro gli occhi), è la scoperta della nudità, dell'essere
vulnerabili (conoscenza sociale): nasce la necessità di difendersi nei rapporti
con l'altro. Rottura dell'armonia descritta in 2,25.
Il serpente
capovolge l’affermazione di Dio: «se mangiate morirete». Dio aveva messo in
guardia l’uomo, difendendolo dalla morte. Il serpente invece dice alla donna:
Quello che vi ha detto Dio non è vero, Dio vi ha ingannato. L’alleanza che vi
ha proposto Dio non è buona. Anzi, non solo Dio è falso, non solo Dio vi
imbroglia, ma Dio è geloso, invidioso di voi; Dio è nemico vostro perché, Dio
sa che quando voi ne mangiaste, si aprirebbero i vostri occhi e diventereste
come Dio, conoscendo il bene e il male.
Voi liberi di decidere quale è il bene e quale è il male. Non fidatevi
di Dio, Dio non vi vuole bene.
Questa è
l’origine del peccato, questo ragionamento sta alla base di ogni peccato. Non è
ancora un peccato, ma è la sorgente del peccato. Di fronte a questo
atteggiamento l’uomo non potrà fare altro che peccare.
L’origine del
peccato, dunque, è il dubbio su Dio alleato dell’uomo. L’uomo pensa: Dio non è
favorevole a me. Dio mi vuole male. Per fare il mio bene io non devo fidarmi di
Dio, ma devo far di testa mia. Diviene a questo punto più chiara l’affermazione
secondo cui il serpente potrebbe essere il lato negativo dell’uomo.
Il serpente è il
potere e la sapienza laica, è la cultura naturalistica, è l’istinto dell’uomo.
È tutto questo insieme che dice all’uomo: Non fidarti di Dio. La mancanza di fiducia
è l’origine del peccato. Pensare Dio come ostile, porta come conseguenza la
morte.
Dopo che la
donna ha concepito questo pensiero, il passaggio alla trasgressione è cosa
elementare.
Allora la donna vide
che l’albero era buono da mangiare, gradito agli occhi e desiderabile per
acquistare saggezza, poi ne
diede anche al marito, che era con lei, e anch'egli ne mangiò.
Il desiderio di
conoscere nella donna viene suscitato dal serpente in una triplice direzione:
nel godimento sensibile,(lussuria gola) nel possesso dei beni (invidia) e nella
potenza del sapere (superbia). Di questo triplice desiderio ne fa partecipe
anche il marito.
Allora si aprirono gli occhi di tutti e due e
conobbero di essere nudi; intrecciarono foglie di fico e se ne fecero cinture.
Il tipo di conoscenza (si
aprono loro gli occhi), a cui introduce il serpente è la scoperta della nudità,
dell'essere vulnerabili (conoscenza sociale): nasce la necessità di difendersi
nei rapporti con l'altro.
Il termine foglie di fico, che leggiamo in Gen 3,7, in ebraico si dice t'enah secondo la ghematria, corrisponde al numero 561, lo stesso numero della
parola ha-tiqûn, ossia «il rimedio». In altre parole, il fico (numero
561), di cui si erano cibati e che aveva causato la rovina della prima coppia,
apportò loro anche il rimedio (numero 561). Le «foglie di fico» divengono
quindi veicoli di conversione, rimedio, seppur precario, contro una nudità
totale. Come sappiamo dal racconto biblico, quale conseguenza della
disobbedienza. Adamo ed Eva dovettero lasciare il recinto paradisiaco,
scacciati per sempre dall'Eden. Anzi, alla fine è il Signore stesso a fornire
aiuto ai progenitori, dando a essi una protezione che consenta loro di
sostenere la propria debolezza. Invece del riparo o «rimedio» (foglie di fico),
Dio «fece all'uomo e alla donna tuniche di pelli e li vestì» (Gen 3,21).
Commento
patristico
Calvino
“Il serpente
era… Il serpente fu la bocca del diavolo, maestro di
menzogna e autore
della morte. Essendo nemico
di Dio, egli si è sforzato l’ordine che Dio aveva stabilito. Ma poiché non
poteva detronizzare Dio, assalì l’uomo, nel quale risplendeva l’immagine di
Dio. Sapeva bene che, dopo aver abbattuto l’uomo, nel mondo intero ci sarebbe
stata una confusione orribile.
Procopio
diventereste
come Dio Dio
plasmando l’uomo, ha anche infuso in lui il desiderio di Dio. Il diavolo
perciò, vedendo in loro la fiamma di questo desiderio, se ne servì per
adescarli, e disse: Sarete come dei.
Ruperto
si aprirebbero i vostri occhi La donna intende una sapienza eccelsa; il
diavolo, la vergogna della coscienza.
diventereste
come Dio La
donna intende la conquista della sublimità di Dio; il diavolo una condanna
simile alla propria.
conoscendo il
bene e il male La
donna intende la pienezza della scienza; il diavolo, l’esperienza della
miseria.
Von Rad
conoscendo il
bene e il male Ciò
che il serpente fa sperare non è tanto il potenziamento della facoltà
conoscitiva, quanto quell’autonomia di giudizio che permette all’uomo di
decidere da sé ciò che gli è utile o dannoso.
Procopio
la donna vide Benché non lo vedesse per la prima volta: …
lo guardo con incontinente passione.
Lutero
la donna vide Eva agli occhi di Dio è già morta. Ma, poiché
Satana tiene in suo potere la sua anima e i suoi occhi, non solo non vede e né
sente la morte, ma pian piano sempre più si accende del desiderio del frutto, e
si delizia in questa idolatria e in questo peccato.
Von Rad
buono da
mangiare Lo stimolo
grossolano dei sensi.
gradito agli
occhi L’attrazione più fine, quella estetica.
desiderabile
per acquistare saggezza La seduzione suprema e più insinuante, la
saggezza.
Gregorio di Nissa
Dio avrebbe potuto far sì che la razza umana si
propagasse evitando l’atto sessuale come è accaduto tra gli angeli.
Procopio
Si aprirono allora gli
occhi Non,
come aveva detto il diavolo, a una divina acutezza d’intelligenza, bensì alla
percezione della propria nudità. Spogliato dell’immortalità, il corpo fu
denudato, e non fu più che fango.
Siriaci
Si aprirono allora gli occhi Essi erano stati creati impassibili nell’ordine degli
angeli, ed erano nella contemplazione delle realtà spirituali: ma quando
trasgredirono il precetto, da tale contemplazione scesero alla contemplazione
delle realtà corporee, e così videro la nudità l’uno dell’altro, e furono
spinti dal desiderio l’uno verso l’altro.
Agostino
Si aprirono allora gli
occhi Solo per desiderarsi: così da ricevere la pena
del peccato nella morte della loro stessa carne, e da non essere più corpo
soltanto animato – che avrebbe potuto essere trasformato, senza la morte, in un
miglior abito spirituale,- ma già corpo di morte, in cui una legge nelle membra
faceva guerra alla legge della mente.
conobbero che erano
nudi Allora l’uomo si rese conto di quale grazia
, prima, Dio lo rivestisse.
Commento spirituale
Il serpente era la più astuta di tutte le fiere della steppa
Il serpente che in ebraico
significa “divinazione” rappresenta l’uomo iniquo, molto intelligente che vuole
impossessarsi dei poteri divini e distorcere la Verità di Dio per ostacolare la
manifestazione del Verbo. L’A.T. colloca il serpente nella simbologia sessuale,
considerata la divinità della fertilità e dell’energia vitale. Infatti, per gli
Egizi rappresentava,
la continuità della vita.
Il serpente si rivolge alla
donna perché lei doveva continuare la manifestazione del Verbo attraverso la
sponsalità con Dio. La proposta del serpente era quasi simile a quella di Dio:
diventare come Lui, però, attraverso una strada che in realtà non portava alla
divinizzazione ma alla morte.
La donna persuasa dalle parole del serpente capì che
mangiando di quel frutto si poteva conoscere meglio la propria natura ( energia
sessuale che propaga la vita) che credeva potesse renderla simile a Dio. Allora
le si aprirono gli occhi a questa nuova realtà e vide che il frutto era
buono da mangiarsi (concupiscenza della carne), gradito agli occhi
(concupiscenza degli occhi) e desiderabile per acquistare saggezza
(superbia della vita). Prese il frutto e ne mangiò La donna si rivolge
subito ad Adamo perché aveva capito che attraverso l’unione sessuale, si poteva
raggiungere lo scopo di abitare la terra, riempiendola di nuovi esseri umani
simili a loro per diventare signori del creato, non secondo la legge di Dio ma
secondo la propria natura, la quale era superiore agli altri uomini perché
dotata di doni soprannaturali.
Si aprirono allora gli
occhi I
due scoprono la realtà del peccato, si accorgono di essere nudi, spogli della
grazia soprannaturale e attratti dal desiderio sessuale. Ora la loro natura è
simile a quella degli altri esseri viventi che propagano la vita mediante la
generazione carnale. Cucirsi delle foglie di fico
costituisce la via attraverso cui si riversa in lui l’evoluzione precedente.
L’organo del sesso è infatti la via dell’istinto che ha guidato in
modo sempre più determinante l’evoluzione degli esseri viventi, permettendo la
vittoria della specie e configurando il nuovo prodotto evolutivo come
estremamente sessuato. Esso riassume la massima determinazione istintuale del
soggetto evolutivo ed è collegato alla morte perché
evolutivamente riprodursi è morire.
Commento
decriptato
Il serpente era la più astuta….
Spezziamo le consonanti della parola nahash
= serpente che sono le stesse della parola
"rame" ed il radicale riguarda il "trarre pronostici" con
la lettura delle lettere:
"molto
intrecciato
al sole"; (ci parla del serpente)
"l’energia
racchiude
del fuoco"; (ci parla del rame)
"guida
ad illuminare
" (ci parla di pronostici e d’indovini),
ma c’è anche una lettura che suggerisce il demonio in quanto concretizza ciò che si oppone alla chiarezza, al sole, a Dio che è luce:
"inviato - angelo - emanazione
che si nasconde
dalla luce";
"inviato - angelo - emanazione
che nasconde
la luce"; è mandato per nascondere la luce
Spezziamo le consonanti della parola nahash
"molto
"l’energia
"guida
ma c’è anche una lettura che suggerisce il demonio in quanto concretizza ciò che si oppone alla chiarezza, al sole, a Dio che è luce:
"inviato - angelo - emanazione
"inviato - angelo - emanazione
Da
nemico
|
l’avversario
|
Guarda
|
l’astuto
|
Agisce
|
l’orgoglio,
l’opportunismo
|
La parola
’arum si può leggere anche: “vedendolo inebria le
matrici” che richiama le credenze rabbiniche sul serpente che "la vista
dei rapporti sessuali della prima coppia risvegliò il desiderio del serpente
per Eva… e la sedusse" e poi il serpente "per agire nel
corpo si porta nei viventi " che parla di possessioni diaboliche
e "si vede con il corpo portarsi nell’acqua" che
conferma i pensieri sulla bestia che vive nel mare.
Decriptiamo ora la
parola ebraica mangiare
Dio alef in ognuno kal oppure
L’Unigenito alef sposa kal
Il frutto da mangiare
richiama l’alleanza sponsale con Dio. Eva viene sedotta dal serpente per
sottrarla allo sposalizio divino. Infatti, mangiando il frutto ogni divinità si
impossesserà dell’uomo.
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