16Il Signore Dio diede questo comando all'uomo: «Tu
potrai mangiare di tutti gli alberi del giardino, 17ma
dell'albero della conoscenza del bene e del male non devi mangiare, perché, nel
giorno in cui tu ne mangerai, certamente dovrai morire».
18E il Signore Dio disse: «Non è bene che l'uomo sia solo: voglio
fargli un aiuto che gli corrisponda». 19Allora il Signore Dio
plasmò dal suolo ogni sorta di animali selvatici e tutti gli uccelli del cielo
e li condusse all'uomo, per vedere come li avrebbe chiamati: in qualunque modo
l'uomo avesse chiamato ognuno degli esseri viventi, quello doveva essere il suo
nome. 20Così l'uomo impose nomi a tutto il bestiame, a tutti
gli uccelli del cielo e a tutti gli animali selvatici, ma per l'uomo non trovò
un aiuto che gli corrispondesse. 21Allora il Signore Dio fece
scendere un torpore sull'uomo, che si addormentò; gli tolse una delle costole e
richiuse la carne al suo posto. 22Il Signore Dio formò con la
costola, che aveva tolta all'uomo, una donna e la condusse all'uomo. 23Allora
l'uomo disse:
«Questa volta
è osso dalle mie ossa,
carne dalla mia carne.
La si chiamerà donna,
perché dall'uomo è stata tolta».
24Per questo l'uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie, e i due saranno un'unica carne.
25Ora tutti e due erano nudi, l'uomo e sua moglie, e non provavano vergogna.
«Questa volta
è osso dalle mie ossa,
carne dalla mia carne.
La si chiamerà donna,
perché dall'uomo è stata tolta».
24Per questo l'uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie, e i due saranno un'unica carne.
25Ora tutti e due erano nudi, l'uomo e sua moglie, e non provavano vergogna.
Commento
esegetico
nel giorno
in cui tu ne mangerai, certamente dovrai morire
Mangiare
dell’albero della conoscenza del bene e del male equivale a impadronirsi di una
realtà. Mangiare una realtà vuol dire assimilarla, farla propria, diventarne
padrone. «Divorare un libro», ad esempio, significa leggerlo, conoscerlo,
assimilarlo, possederlo. Mangiare dell’albero della conoscenza equivale a dire:
dominare la morale, essere padrone di decidere il bene e il male. Quindi non
abbiamo assolutamente a che fare con una legge di tipo alimentare, ma con un
simbolo che significa la pretesa di far di testa propria. Il racconto giocherà
tutto sull’immagine simbolica, ma noi dovremo stare sempre ben attenti al
significato che l’autore ha voluto dare a questo racconto simbolico. È l’autore
che ha creato il racconto e lo ha creato per comunicare un messaggio. Mangiare
di questo albero equivale a morire: quando, cioè, l’uomo rifiuta Dio, nel
momento in cui l’uomo pretende di essere autonomo, di decidere autonomamente
qual è il bene e il male, l’unica cosa che riuscirà a trovare è la morte.
E il Signore
Dio disse: «Non è bene che l'uomo sia solo: voglio fargli un aiuto che gli
corrisponda
Non è bene che
l’uomo sia un individuo chiuso in se stesso. L’uomo per poter esistere deve ex–sistere,
porsi fuori, entrare in relazione: l’uomo è un essere di relazione.Nella
volontà di Dio c’è che l’uomo sia in relazione. Però, come dire tutto questo?
La lingua ebraica ha pochissimi concetti astratti. Il nostro autore crea allora
un concetto astratto, mettendo insieme la particella «come», la preposizione
«di fronte» e il pronome «lui»: un come di fronte a lui. Non è corretto neanche
nella lingua ebraica! Ke–negd–ô: un elemento che possa stargli di
fronte, una realtà che possa guardalo
in faccia. Un concetto filosofico moderno, in qualche modo parallelo alla
formula dell’antico, potrebbe essere quello di persona: un essere che entra in
relazione con una propria individualità e che si apre a un’altra, con una reale
possibilità di dialogo. Noi diremmo: Gli voglio fare una persona da guardare
negli occhi.
Così l'uomo
impose nomi a tutto il bestiame
Dare il nome è
segno di conoscenza e anche di dominio. Poter dare il nome alla realtà è segno
di conoscenza e di padronanza. Il compito di dare il nome equivale, nella
mentalità del nostro autore, a quella che noi oggi chiamiamo la scienza, la
conoscenza della realtà. Dio offre all’uomo la possibilità della scienza. È
nobiltà dell’uomo questa sua capacità di conoscere, è dono di Dio
l’intelligenza che gli permette di spiegare la realtà. Ma l’uomo «non trovò una
persona che lo potesse guardare in volto». Gli animali li conosce, li cataloga,
li classifica, ma non sono simili a lui; non sono totalmente conformi alla sua
persona, non sono sufficienti, perché l’uomo sia realizzato in una relazione
secondo la volontà del Creatore.
21Allora il Signore Dio fece scendere un torpore
sull'uomo, che si addormentò; gli tolse una delle costole e richiuse la carne
al suo posto. 22Il Signore Dio formò con la costola, che aveva
tolta all'uomo, una donna e la condusse all'uomo. 23Allora
l'uomo disse:
«Questa
volta
è osso dalle mie ossa,
carne dalla mia carne.
La si chiamerà donna,
perché dall'uomo è stata tolta».
è osso dalle mie ossa,
carne dalla mia carne.
La si chiamerà donna,
perché dall'uomo è stata tolta».
Per questo
l'uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie, e i due saranno
un'unica carne.
La coppia uomo = umana = maschio +
femmina, da sola, non riesce ad intravedere una soluzione di vera e concreta
felicità. Dio per provvedere a ciò, come fece? "...fece
scendere un torpore sull'uomo..." cioè sulla coppia (Genesi
2,21). Poi, com'è noto, il racconto prevede un taglio e una
separazione della coppia maschio-femmina, come a dire in modo allegorico che
quel vecchio modo di stare assieme, simile sotto l'aspetto fisico a quello
animale di cui prima ha parlato il testo, rapporto istintuale utile per
l'accoppiamento, sia pure completato dei sentimenti precipui della sfera umana,
da solo non è efficace e sufficiente. Occorre
che il maschio e la femmina della razza umana siano indotti ad un passo che da
soli non sono capaci di compiere di essere pari, simili in tutto e fatti
proprio l'uno per l'altro.
Svegliatasi la coppia disse e si chiama ancora Adam. "Allora l'uomo disse: Questa volta essa è carne dalla mia carne e osso dalle mie ossa. La si chiamerà donna perché dall'uomo è stata tolta." (Genesi 2,23). Tale evento costituì il primo vero matrimonio, patto d'alleanza in presenza del Signore Dio tra l'uomo e la donna, divisi dal vecchio legame maschio femmina, ma che in Dio sono una unità, una carne sola, "basher 'achad", una carne unica, una nuova creatura. Dopo quel fatto si trova per la prima volta la parola moglie "'ishet" e il commento divino che sancisce il tutto: "Per questo l'uomo abbandonerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una sola carne." (Genesi 2,24) Nel testo ebraico "i due" non c'è.
Svegliatasi la coppia disse e si chiama ancora Adam. "Allora l'uomo disse: Questa volta essa è carne dalla mia carne e osso dalle mie ossa. La si chiamerà donna perché dall'uomo è stata tolta." (Genesi 2,23). Tale evento costituì il primo vero matrimonio, patto d'alleanza in presenza del Signore Dio tra l'uomo e la donna, divisi dal vecchio legame maschio femmina, ma che in Dio sono una unità, una carne sola, "basher 'achad", una carne unica, una nuova creatura. Dopo quel fatto si trova per la prima volta la parola moglie "'ishet" e il commento divino che sancisce il tutto: "Per questo l'uomo abbandonerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una sola carne." (Genesi 2,24) Nel testo ebraico "i due" non c'è.
Ora tutti e due erano nudi, l’uomo e sua moglie, ma
non ne provavano vergogna
Che cosa si
intende per nudità? Noi siamo naturalmente portati alla rappresentazione fisica
e quindi a parlare di un semplice pudore. In realtà il termine nudità e
l’aggettivo nudo nella cultura biblica e orientale in genere indicano l’uomo
nella propria limitatezza creaturale. Il vestito è il segno della dignità e la
vestizione è il momento in cui una persona assume una certa dignità o si
identifica con una nuova realtà. Ora,
l’essere nudo degli uomini è proprio il limite umano che esiste ed è accettato
tranquillamente.
Commento
patristico
Agostino
Un aiuto simile a lui Per generare, con unione spirituale, figli
spirituali: cioè, le opere buone della lode divina.
Ruperto
Non è bene che l’uomo sia solo Non è conforme al disegno divino che l’uomo sia
solo. Dio ha proposto di propagare dal primo uomo i
santi preconosciuti e predestinati ad diventare conformi alla immagine e
somiglianza sua.
Un aiuto A moltiplicare la stirpe
predestinata dei santi.
Procopio
che si addormentò Non
significa un sonno profondo, ma… il modo dell’estasi. Rivelazioni del genere
avvenivano anche con i profeti; che spesso, colti dal sonno per operazione
divina, come in sogno ricevevano la visione di ciò che Dio voleva loro
rivelare. Dio plasmò con
la costola, che aveva tolta all'uomo, una donna
Con sapienza grande Dio da un solo essere né
plasmò due, perché i due ridiventassero uno.
Ruperto
torpore Che non doveva far cessare la
veglia della ragione, ma – chiusi i cinque sensi del corpo – lasciar libero il
senso della mente, perché Adamo potesse sapere ciò che operava su di lui la
Sapienza di Dio artefice di ogni cosa.
Commento
decriptato
plasmò con la costola che aveva tolta
all'uomo, una donna
Il Signore Dio
ha preso da un lato della coppia la parte femminile, l’ha formata י ב ן , l’ha costruita, l’ha
forgiata e l’ha presentata all’altra parte. In quel "plasmò"
decriptato possiamo pensare che ci sarà
un Figlio
;
Tzela
(costola) significa una parte, un lato. Decriptato abbiamo tzel ombra è ayn vedere.
Quindi, in quella coppia primigenia di quel maschio e di quella femmina, la parte
che rimaneva in ombra, "in ombra
si vedeva
", la più debole, che poteva contare meno e stare sotto
tutela, fu nobilitata.
La parte
maschile che ora però è sposata con la femminile davanti al Signore si
autodefinisce ‘ish
א י ש , ”uno א che è stato י illuminato ש” e riconosce l’altra parte quale
parte di sé stesso e la chiama donna ‘ishah א ש ה che in ebraico è anche
il termine che designa la moglie.
Due fuochi ‘ech
א ש ed א ש si possono vedere come un roveto
ardente che non si consuma solo perché al loro centro c'è Iah י ה ossia IHWH. Matrimonio alla
presenza del Signore. Di ciò prende atto il Talmud
che sottolinea: “Se l’uomo e la donna sono meritevoli (di tale nome) la
Shekinah (presenza divina) è tra loro.” (Talmud Sotà 17 a).
Tolta
all’uomo:
il verbo il cui radicale è ל ק ח che
oltre che togliere vuol dire anche prendere e pigliare, verbo poi usato dalla
Bibbia per dire prendere moglie e prendere marito e che come vedremo Gesù
sottolineerà per far comprendere che il matrimonio è ben più di prendere, ma è
entrare in una opportunità elettiva offerta da Dio che prepara i due, li fa
incontrare e fornisce i doni necessari.
Ecco che
quella costola o lato "sela'"
con le lettere profila l'evento che si verificherà dopo,
infatti: "scenderà
il serpente
in azione
", scese e con furbizia scelse il momento opportuno. Il
demonio si rivolse alla donna Isha
che potenzialmente è all’origine alef
della luce shin nel mondo he da cui doveva uscire la vita per
avvelenarla onde divenisse tenebra.
Ora
tutti e due erano nudi, l’uomo e
sua moglie, e non provavano vergogna.
Nudi
è a’rummim ע ר ו מ
י ם che discende sia dal radicale ע ר ה “essere scoperto”,
da cui a’rah luogo nudo (di alberi), sia da un altro radicale ע ו ר di “essere
denudato” da cui deriva a’or pelle cute e “nudo”. Questo caso con le
lettere come icone ע ר ה si spiega con questo predicato: “si vede ע il corpo ר apertamente
ה” vale a
dire senza coperture.
Commento spirituale
Adamo che cresceva in Sapienza e grazia, non trovava
tra gli esseri viventi un dialogo fecondo, come invece si realizzava con Dio.
Allora Adamo provò la solitudine perché non riusciva ad entrare in comunione
con le altre creature, ma li sentiva inferiori a sé e quindi diede il nome ad
ogni essere vivente stabilendo una relazione di rispetto ma anche di autorità.
Adamo diventa Signore del creato ma in modo incompleto, perché gli mancava
qualcuno che collaborasse con lui a questo progetto d’amore e di salvezza che
Dio gli aveva affidato. Adamo non riusciva ad essere totalmente di Dio come sua
Sposa (accettando la femminilità spirituale) perché sentiva il peso di una
generazione segnata dal peccato.
Dio non lascia nella solitudine Adamo ma gli viene incontro con la sua
misericordia, “gli farò un aiuto
che gli sia simile”, lo fa entrare
nel suo riposo, infondendo in lui uno spirito di torpore affinché possa
lasciarsi amare e plasmare da Dio. Adamo sentendosi amato da Dio accetta questo
rapporto sponsale con Dio unico suo bene. Dio gli rivela il suo progetto di
iniziare da lui, la generazione spirituale di uomini spirituali sempre più conformi
alla somiglianza con il Verbo.
Allora Dio prese la costola, cioè entro nella parte
più profonda dell’uomo, nel suo spirito e costituì il nuovo personificando: la
donna (figlia di Adamo e figlia di Dio), essere vivente intelligente, piena di
grazia e di Sapienza “superiore ad Adamo”(secondo la logica evangelica vista
prima per gli angeli), che doveva continuare la manifestazione del Verbo,
attraverso la generazione spirituale. Questa
volta Adamo grazie alla bontà misericordiosa di Dio aveva finalmente ritrovato
in se stesso la sua felicità, perché quell’essere vivente donato da Dio era
fatto dalla sua sostanza, aveva riscoperto quell’unità originaria dell’uomo.
Ora Adamo può lasciare, distaccarsi dalla generazione precedente e iniziare con
il nuovo personificando la nuova generazione spirituale continuando la
manifestazione del Verbo.
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