Gli
angeli: principi corporei
L’espressione
“principio corporeo” utilizzato da Antonio
Rosmini, per definire l'angelo non va ovviamente intesa nel senso di “ciò che possiede un corpo”
(in questo senso gli angeli sono ovviamente incorporei), ma di “ciò che ha
relazione con il corpo”, ponendolo, ordinandolo, conservandolo. Gli angeli sono
da Rosmini chiamati “principi corporei”
appunto secondo questo secondo significato. Dice egli: “Conservando noi dunque
la determinazione di principio corporeo a quello che pone i corpi, chiameremo
l’altro in generale principio di moto”. Il “principio corporeo” è dunque l’ente
invisibile che pone il corpo in essere, non – ovviamente – nel senso di
crearlo, ma di animarlo e formarlo; il “principio del moto” invece è quell’ente
invisibile che muove il corpo facendolo passare dalla quiete al moto.
E infatti il “principio corporeo” viene descritto da
egli come una forza immateriale e intelligibile, ordinata a formare un corpo.
La
materia, e quindi i corpi, derivano allora per Rosmini da un’azione esercitata
dai “principi corporei” sui “principi sensitivi”. Inoltre il “principio
corporeo” dev’essere anche spirituale, ossia intelligente. Infatti non vi è
ordine se non dove vi è una intelligenza. Ebbene, nell’originaria formazione
degli atomi così come nella composizione dei corpi e in tutti i fenomeni della
natura, si osserva un ordine davvero mirabile. Allora la causa, cioè l’attiva
forza aggregante e strutturante da cui tutte queste cose vengono ordinate e
messe in relazione tra di loro, è per l’appunto il principio intelligente. E
questo non avviene solo per le realtà corporee a noi estranee, ma anche per il
nostro stesso corpo, che è – come tutta la materia – “termine proprio del
principio corporeo”. Non sembra a Rosmini ragionevole “scomodare” – per così
dire – la causa prima dell’essere, cioè Dio stesso, perché intervenga
direttamente “in prima persona” in tutte queste complesse operazioni. Piuttosto
appare conveniente, secondo il modo concreto e proprio dell’agire divino,
servirsi delle cause seconde, che sono per l’appunto quei “principi corporei”
intelligenti, immateriali e sovrasensibili in virtù dei quali si compone e si
attua l’ordine dei corpi materiali e il loro incessante movimento. Sono dunque
gli angeli, identificati da egli in tali
I profeti e i sacerdoti presentati come angeli: “messaggeri di
Dio”
Il messaggero
di Dio è qualcuno inviato dal Signore per comunicare un suo messaggio: in
questo senso sono 120 le ricorrenze di mal’ak e predomina nettamente
l’uso al singolare (i casi di plurale sono solo 15). Rientrano in questa
categoria anzitutto i profeti (cf. Is 44,26; Ag 1,13; 2Cr 36,15-16) e poi anche
i sacerdoti (cf. Ml 2,6; Qo 5,5). Tra
questi casi ci sono delle ricorrenze in cui delle persone fisiche vengono
chiamate messaggeri di Dio, quindi suoi angeli: uomini concreti come i profeti
e i sacerdoti. Proviamo a fare una verifica, una ricerca in questo ambito. Ad
esempio dal profeta Ag 1,12 : “Zorobabele, figlio di Sealtièl, e Giosuè, figlio
di Iosadàk, sommo sacerdote, e tutto il resto del popolo ascoltarono la parola
del Signore, loro Dio, e le parole del profeta Aggeo, secondo la volontà del
Signore che lo aveva loro inviato, e il popolo ebbe timore del Signore”.Qui la
tradizione ha reso con messaggero, ma c’è la stessa identica parola, mal’ak,
ánghelos, quindi se non traducessi diventerebbe: Aggeo, angelo del
Signore, rivolto al popolo disse per incarico del Signore. il profeta Aggeo,
concretamente, è colui che porta un messaggio per incarico del Signore e quindi
viene chiamato angelo, angelo del Signore. La stessa cosa avviene per i
sacerdoti; ad esempio nel Libro di Malachia abbiamo un analogo riferimento alla
figura sacerdotale:
Un insegnamento veritiero era sulla sua bocca
né c’era falsità sulle sue labbra;
con pace e rettitudine ha camminato davanti a me
e ha fatto allontanare molti dal male.
7Infatti le labbra del sacerdote
devono custodire la scienza
e dalla sua bocca si ricerca insegnamento,
perché egli è messaggero
del Signore degli eserciti (Ml 2,6).
Malachia
è un profeta sacerdotale dell’ultimo periodo, sta correggendo gli abusi della classe
sacerdotale e quindi vuole presentare la corretta impostazione del sacerdozio:
il sacerdote è messaggero del Signore, angelo del Signore.
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