Il dono
di sé di Dio, attraverso la rinuncia alla propria natura divina, è il prototipo
della ascesa mediante il sacrificio, la conquista spirituale attraverso la
perdita e la rinuncia a sé. Lo svuotarsi da parte del Figlio della propria
natura divina non è un movimento accidentale di autonegazione, ma un essenziale
aspetto dinamico della natura divina in sé, quell’aspetto dialettico che
instaura una comunicazione essenziale, in un capovolgimento-coinvolgimento di
essenze, tra uomo e dio. L’esito del cammino è dunque l’annullamento, un
rischiararsi dell’anima come Nulla, il termine inverso del Tutto, e che proprio
per questo può essere dal Tutto fecondato. Tutto e Nulla sono termini che
mantengono il loro senso più pregnante solo nella loro reciproca tensione, nel
loro dialogo, dando luogo ad un movimento complementare. Il nulla
creaturale è la dimensione ontologica caratteristica del soggetto umano.
«Dio comincia là dove la
creatura finisce. Ora, da te Dio non desidera nulla più
se non che tu esca da te stesso, quanto al
tuo modo di essere creaturale, e lasci
che in te Dio sia Dio» (Eckhart).
Il dato di partenza della «notte» e pertanto un momento iniziale
nella logica del processo ascetico, quel «nulla», appunto, che la creatura
rifiuta istintivamente di essere, quel nulla a partire dal quale Dio si
compiace di ripetere la creazione. Nella creatura l’essere viene totalmente e
costantemente conferito da una continuità nella creazione ma, considerata in se
stessa, la creatura è un puro nulla. Su questa tematica del nihil creaturarum Giovanni
della Croce si muove in consonanza con uno dei temi forti della mistica tedesca
fiorita sulla scia di Eckhart. L’essere della creatura, nella sua totalità, non è che un
prestito, una presenza dell’essere di Dio che in questa sua immanenza –
nell’essere un Dio-per-noi , una divinità relazionata – non rinuncia però ad una sua assoluta
trascendenza in quanto Monade inconoscibile, deus
absconditus.
Il tema del deus
absconditus privo di attributi, essenza divina irrelata
ed ineffabile, non è nuovo, soprattutto nelle tradizioni mistiche che affondano
parte delle proprie radici nel neoplatonismo. Lo troviamo infatti, oltre che
nella tradizione mistica cristiana, nel sufismo e nella Qabbalah (nell’idea
dell’En-Sof, “senza-fine”, il Nulla divino che si manifesta in dieci
emanazioni attraverso l’albero delle Sefirot
«Bisogna sapere che Dio, in ogni anima,
fosse anche quella del maggior
peccatore del mondo, dimora e risiede
sostanzialmente. E questa maniera di
unione è sempre costituita tra Dio ed ogni
creatura, nella quale viene conservato
l’essere che possiedono; di modo che se
venisse a mancare, si annichilerebbero e
cesserebbero di essere. E dunque, quando
parliamo di unione dell’anima con Dio,
non parliamo di questa sostanziale, che
è sempre fatta, ma dell’unione
e trasformazione dell’anima con Dio, che non
sempre è fatta,
ma solo quando viene ad esserci somiglianza d’amore.
E
pertanto questa si chiamerà unione di somiglianza,
così come quella unione
essenziale o sostanziale;
quella naturale; questa soprannaturale» Salita al Monte Carmelo II, 5,3.
«Quando arriverai ad essere ridotto a
nulla, sarà compiuta l’unione tra l’anima e
Dio, che è il maggiore e più alto stato cui
in questa vita si possa giungere, poiché
non consiste in ricreazioni e gusti, e
sentimenti spirituali, ma in una viva morte
della croce sensuale e spirituale, cioè
interiore ed esteriore» Salita, II, VII, 11.
Il vuoto rappresenta il
limite della recettività e della passività, ma non può emergere se non
attraverso una tensione, un desiderio bruciante (Eros); Giovanni della Croce sa
di dover aspettare il dono del perfetto annullamento, il rapimento
che permette di attuare il completo annichilimento
delle potenze dell’anima, in un estremo slancio non volontaristico,
nell’abbandono inerte, nel rendersi soggetto
all’opera divina che diviene il reale
soggetto agente del processo.
L’amore, inteso come eros, non può esistere se non a partire dagli esseri inferiori, nel
loro desiderio di assimilarsi ai superiori. L’amore che muove il cosmo
platonico o aristotelico (libro XII della Metafisica, dove si espone la dottrina del Motore Immobile) è l’amore con cui Dio è amato, l’amore con cui Dio trae a sé le creature; per lui, amare
qualcosa di inferiore e di imperfetto non avrebbe alcun senso. Al contrario,
per Dionigi, l'amore che muove ogni essere è l’amore proprio di Dio, l’agápe con cui
lui ama, amore che è puro dono e benevolenza. L’eros delle creature
sarà il loro sforzo di pervenire alla sorgente di questa agápe,
rinnovando il processo circolare di creazione e ritorno, fornendo ai secoli
successivi l’immagine di una fonte che scorre dentro se stessa e verso se
stessa, un “Dio sempre immobile nel mutamento”.
La morte diviene il traguardo della
passione, è contenuta intimamente nella struttura dell’eros che nel
proprio soddisfacimento, nel
e come
suo traguardo, annulla se stesso.
«Ciò che Dio pretende è farci dèi per
partecipazione, essendolo lui per natura,
come il fuoco converte tutte le cose in
fuoco» Punti d’amore riuniti a Beas, 27.
«Le anime possiedono dunque per
partecipazione gli stessi beni che il Figlio
possiede per natura; sicché sono davvero
degli dèi per partecipazione, pari a Dio
e suoi compagni. […] L’anima parteciperà a
Dio stesso, agendo in lui e
accompagnandosi a lui nell’opera della
Santissima Trinità, in virtù dell’unione
sostanziale tra l’anima e Dio. Sebbene ciò
si compia perfettamente nell’altra
vita, in questa tuttavia, quando si arriva
allo stato di perfezione, se ne ottiene un
forte indizio e sapore» Cantico Spirituale XXXIX,6.
Il che richiede
l’intervento soprannaturale della grazia divina, operatrice intermediaria
tra l’ordine naturale e l’ordine soprannaturale, affinché l’anima venga
temporaneamente sottratta alla sua dimensione temporale e naturale di creatura
finita. Questo passaggio avviene attraverso una «morte» ( che sarebbe
estremamente riduttivo definire “simbolica”) della natura creaturale, e una
rinascita: «Voi infatti siete morti e la vostra vita è ormai nascosta con
Cristo in Dio» (Colossesi 3,3).
Nessun commento:
Posta un commento