La
vita di Dio è piena in se stessa nella Trinità e, se può riempirsi ancora, non
è per la divinità ma per ciò che non è
divino. Da questa eccedenza d’amore nasce il suo offrirsi e desiderare
l’Altro da sé, il mondo degli enti che potenzialmente sono i suoi interlocutori. Questa manifestazione di
amore è il principio di una nuova poliipostaticità
creaturale (quella degli uomini e degli angeli) che alcuni teologi ortodossi chiamano
Sofia[1]. Essa
rimane fuori del mondo divino, ma le è permesso di avervi accesso per la
condiscendenza dell’amore divino. La Sofia creaturale non fa che accogliere,
perché non ha niente da dare, essa contiene solo ciò che ha ricevuto. Con la
consegna di sé all’Amore divino, essa da inizio a tutto in sé. In questo senso
la Sofia è la femminilità spirituale, il mondo ideale, il Tutto nell’unità di
ogni personificando. Situata tra Dio e il mondo, la Sofia rimane tra l’essere
creaturale e l’essere persona divina.
Il
mistero del mondo è stato concepito nel Figlio Unigenito come Logos ordinatore
del mondo (mascolinità spirituale) e si
manifesta come Sofia, azione di grazia in ciascuno dei personificandi
(femminilità spirituale).
Ogni
ente creato è natura nel senso che
continuamente nasce alla vita divina, perché accogliendo la grazia divina, riceve la
direzione del suo essere creato, la sua logicità, il senso della sua libera
relazione con il Creatore. Il Logos è la volontà di Dio Creatore, per mezzo del
quale ogni cosa creata è pensata e posta in essere come sua immagine, suo
prototipo, ma realizzata nella somiglianza soltanto mediante la Sofia che
accogliendo la sostanza divina da forma e bellezza a tutto ciò che vive. La
Sofia non fa che rendere feconda l’idea intellegibile, manifestare il corpo di
ciascun logos. La natura (anima del
mondo) come sostanza vivente è chiamata ad associarsi alla vita dello spirito
per diventare corpo spirituale. Il sigillo della Sofia è stato impresso nelle
creature perché il mondo riconosca nel Creatore il Logos e attraverso il Logos,
il Padre
Dal punto di vista del Padre, la Sofia è la sostanza
ideale, il fondamento del creato, in riferimento al Figlio, la Sofia è la
ragione del creato, il suo senso, la sua verità e giustizia. Nello Spirito
Santo, la Sofia è la spiritualità del creato, la sua santità, l’immacolatezza, cioè
bellezza. La Sofia è l’amore personale di Dio, la stessa sostanza del Dio-Amore.
L’apice della manifestazione nella Sofia creaturale si
ha nella Gloria[2], quando Dio si fa intimo
all’uomo nel dono del suo Spirito. La gloria è semplicemente il
superamento della dualità: Dio non è più altro
da te, rimane la distinzione della creatura da Dio, ma la distinzione
sussiste nella unità: tu non dici che Dio, tu non sei più che Dio. Rimane la
distinzione ma nella unità. In questa unità non è soltanto l'uomo che sparisce
come altro da Dio, è anche Dio che 'sparisce' come altro dall'uomo. Sparisce
come altro da te. Il cammino della gloria è
precisamente un cammino di umiltà. È il cammino infatti onde l'uomo entra
sempre più nell'abisso di Dio e sparisce e non rimane più che la luce divina.
Dio si comunica in tal modo all'uomo che l'uomo non lo può trovare più al di
fuori di sè. Prima lo vedeva nel cosmo, poi lo riconosceva nella sua medesima
storia, poi Dio entrava nella sua medesima vita finchè Egli diveniva Uomo,
diveniva lui stesso. Di fatto, nella misura che Dio rimane 'altro' dall'uomo
l'uomo è nell'inferno. L'inferno è la divisione. La rivelazione suprema della gloria non potrà
mai avvenire, comunque, nella vita presente, ma avviene con la morte, perchè è
precisamente con la morte che l'uomo precipita definitivamente nel silenzio di
Dio. La glorificazione dell'uomo non è l'atto dell'uomo ma di Dio, è come un
essere consumati dal fuoco della Divinità, così che nell'uomo non viva più che
la Sua luce, non si faccia presente che la sua volontà. Certo, l'uomo rimane,
ma rimane per attestare Dio. L'uomo rimane ma non dice più che Lui.
La
vocazione dell'uomo è quella di essere Dio. L'uomo realizza se stesso soltanto
se muore a una sua indipendenza, a una sua autonomoia nei confronti del
Creatore e, lasciandosi investire dalla sua presenza, fa sì che Dio vive
attraverso di lui, Dio si esprima, Dio si manifesti, Dio si riveli, Dio dica Se
stesso attraverso l'essere creato. Questo avviene nel Figlio di Dio.
Tanto
da una parte che dall'altra è un processo di umiltà e di morte. Ma Dio muore
per vivere in te, e tu muori per vivere in Lui. Ed ecco che Dio, ora, non è più
in Se stesso ma in te e tu, non vivi più in te stesso ma in Lui. Così come il
Padre vive nel Figlio e il Figlio vive nel Padre. Questa è la gloria dello Spirito Santo,
l’amore della Persona che vive nell’unità dell’altra, il pieno godimento, la
perfetta beatitudine.
[1] Sophia (in greco Σοφία, "sapienza") è un concetto filosofico e religioso comune
sia allo gnosticismo, di scuola alessandrina o di scuola siriana, sia all'ebraismo, sia al Cristianesimo. Essa assume il
significato, in base al sistema al quale si applica, di Sapienza divina o parte
femminile di Dio. La
Sofia è l’essere originario del creato, l’Amore creatore di Dio “ che è stato
riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo” (Rom. 5, 5).
[2] Nella rivelazione ebraico-cristiana la parola gloria ha prima di tutto un significato
oggettivo: è il peso dell'essere, è l'essere trascendente di Dio che non ha
alcuna proporzione con l'essere creato e che nella sua manifestazione, si
direbbe, dissolve tutte le cose. La
gloria di Dio è 'questo Essere divino' che, facendosi presente dà alla creatura
il senso della Sua pienezza, della Sua forza, della Sua trascendenza, del Suo
peso. Distrugge la creatura ma perchè la trasforma. La creatura vien
meno, per risorgere in Dio