Il Signore Dio disse alla
donna: «Che hai fatto?». Rispose la donna: «Il serpente mi ha ingannata e io ho
mangiato».
14Allora il Signore Dio disse al
serpente:
«Poiché hai fatto questo,
maledetto tu fra tutto il bestiame
e fra tutti gli animali selvatici!
Sul tuo ventre camminerai
e polvere mangerai
per tutti i giorni della tua vita.
15Io porrò inimicizia fra te e la
donna,
fra la tua stirpe e la sua stirpe:
questa ti schiaccerà la testa
e tu le insidierai il calcagno».
16Alla donna disse:
«Moltiplicherò i tuoi dolori
e le tue gravidanze,
con dolore partorirai figli.
Verso tuo marito sarà il tuo istinto,
ed egli ti dominerà».
17All'uomo disse:
«Poiché hai ascoltato la voce di tua moglie e hai mangiato dell'albero di cui
ti avevo comandato: «Non devi mangiarne»,
maledetto il suolo per causa tua!
Con dolore ne trarrai il cibo
per tutti i giorni della tua vita.
18Spine e cardi produrrà per te
e mangerai l'erba dei campi.
19Con il sudore del tuo volto mangerai il pane,
finché non ritornerai alla terra,
perché da essa sei stato tratto:
polvere tu sei e in polvere ritornerai!»
Nel racconto
della tentazione e del peccato, il narratore aveva seguito l’ordine: serpente–donna–uomo; nella sezione
dell’indagine e nelle domande l’ordine è stato capovolto: uomo–donna–serpente. Infine nelle sentenze troviamo di nuovo
l’ordine inverso: il serpente, la donna e
l’uomo. Il testo è costruito molto bene, cesellato anche nei particolari:
la donna è sempre al centro, perché rappresenta l’elemento centrale di tutti i
passaggi.
maledetto tu fra tutto il
bestiame e fra tutti gli animali selvatici..
Al serpente Dio
non chiede spiegazioni, formula solo la sentenza a suo danno, ed è l’unico
elemento che viene maledetto. Né l’uomo, né la donna sono maledetti per il
peccato, il serpente sì. Se la benedizione è il dono della vita e la capacità
di trasmettere la vita, la maledizione si pone diametralmente all’opposto ed
equivale, pertanto, alla sterilità e all’incapacità di produrre un frutto positivo.
Tutta la realtà simboleggiata dal serpente (caos primitivo, potenza umana,
arroganza della sapienza, culti della fertilità, magia e lato oscuro dell’uomo)
vengono dichiarati sterili ed esclusi dalla dinamica della vita.
Il fatto dello
strisciare inoltre diventa, simbolicamente, l’umiliazione massima; il mangiare
polvere è l’abbattimento. Non vuol dire che prima i serpenti avessero le zampe;
si sta presentando un gioco fra la realtà e il simbolo per passare dall’animale
serpente a ciò che significa simbolicamente. Difatti quello che ci interessa è
soprattutto il versetto 15, che segna il vertice della sentenza e spiega il
rapporto fra il serpente e l’umanità.
Io
porrò inimicizia tra te e la donna, fra la tua stirpe e la sua stirpe: questa
ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno…
Nel momento
stesso in cui umilia il serpente, Dio afferma e preannuncia una lotta futura;
Dio stesso mette inimicizia fra il serpente e la donna, fra i figli del
serpente e i figli della donna. I figli del serpente saranno altri serpenti,
tutto ciò che è racchiuso nel simbolo–serpente di generazione in generazione; e
i figli della donna sono gli uomini di tutti i tempi, l’umanità intera. Non si
sta parlando semplicemente a livello naturale di una lotta fra gli uomini e i
serpenti, c’è qualche cosa di più, lo comprendiamo bene. I figli del serpente,
dunque, sono, soprattutto, l’immagine del male e quei principi scorretti che
hanno portato al peccato. Sono la pretesa della sapienza, la pretesa della
potenza, la pretesa della fertilità, la sfiducia nei confronti di Dio. È il
continuo ripresentarsi della mentalità ostile a Dio. E la donna e i suoi figli
rappresentano l’umanità.
Viene così
rappresentata la battaglia eterna fra il bene e il male. No, non è fra il bene
e il male, è fra l’uomo e il male. Viene annunciato l’ininterrotto conflitto
che l’uomo ingaggerà con il male. E questa è la realtà: il nostro autore
conosce bene la sua realtà dove l’uomo lotta con una situazione negativa che è fuori
di sé, ma che è anche dentro; lotta con gli istinti che lo portano a commettere
il male; l’uomo che vuole vivere bene si trova a combattere per vivere bene. Questo
desiderio di vivere bene e di combattere il male è messo da Dio all’inizio. Ma
non solo viene annunciata una lotta continua fra i due schieramenti, viene
promessa anche una vittoria, il superamento da parte dell’umanità.
Il testo ebraico
usa un pronome maschile per indicare il soggetto di colui che schiaccerà la
testa al serpente, quindi intende dire «il seme» della donna, cioè la
discendenza: un figlio, o l’umanità in genere, sarà vittoriosa nei confronti
del male.
L’interpretazione
cristiana di questo testo ha visto in esso il primo annuncio del Messia.
Difatti questo versetto è stato chiamato il Protovangelo, cioè il primo
annunzio buono. Nel momento stesso del peccato, origine di ogni peccato, Dio
annuncia la vittoria contro il peccato: un Figlio della donna schiaccerà la testa
del serpente. Il serpente tuttavia gli si rivolterà contro. Viene così
immaginata la scena di un uomo che, vedendo un serpente, col tallone tenta di
colpirlo schiacciandogli la testa e la mossa istintiva del serpente è quella di
girarsi di scatto e mordere, ma l’unico punto che può raggiungere è il
calcagno. Chiaramente la contrapposizione testa–calcagno serve per mettere in
contrasto la parte più alta e più nobile del corpo con la parte più bassa.
Quindi a un certo punto, nonostante l’aggressività del male, il male sarà
schiacciato alla testa, cioè definitivamente, ed eliminato.
Nella versione
latina, non si sa bene per quale motivo, probabilmente solo per uno sbaglio di ricopiatura,
il pronome maschile divenne femminile, e così il soggetto che schiaccerà il
capo del serpente venne identificato con la donna e nel Medio Evo questo
versetto fu riletto come profezia mariana.
Alla donna disse: Moltiplicherò i tuoi
dolori e le tue gravidanze; con dolore partorirai figli. Verso tuo marito sarà
il tuo istinto, ma egli ti dominerà…
Nelle parole
rivolte alla donna e all’uomo non troviamo delle condanne, ma un modo
letterario per indicare la disarmonia e l’interpretazione teologica di queste
disarmonie alla luce del peccato.
Anche nelle
sentenze primordiali la disarmonia viene presentata per la donna e per l’uomo
con quattro immagini, due ciascuno. Il momento del parto, del dono della vita,
è un momento meraviglioso, eppure è anche un momento tremendo. Come mai questo
contrasto? Tale evento, comune nella vita delle persone, è preso come segno simbolico
della disarmonia nella creazione. Il momento della vita e della nascita è il
momento tremendo del dolore che rasenta la morte. L’immagine della partoriente
nel dolore diventa così una immagine tipica nella Bibbia per indicare proprio
la nascita della salvezza, l’origine della vita attraverso il dolore, attraverso
la sofferenza. Negli ultimi secoli prima di Gesù Cristo si parla addirittura
dei dolori del Messia e si adopera un termine tecnico che indica proprio i
dolori del parto. Si intende il doloroso sconvolgimento che il Messia porterà
nel mondo per far nascere l’uomo nuovo.
Nel Vangelo di
Giovanni questa immagine è applicata simbolicamente alla passione stessa di
Gesù come la via della nuova nascita: «La donna, quando partorisce, è afflitta,
perché è giunta la sua ora; ma quando ha dato alla luce il bambino, non si
ricorda più dell’afflizione per la gioia che è venuto al mondo un uomo» (Gv
16,21).
Anche S. Paolo,
nella lettera ai Romani, utilizza questa immagine e afferma che tutta la
creazione continua a soffrire in questi dolori del parto; intende dire che la
storia presente vive in questa fase di nascita con la componente dolorosa del
parto, ma la méta è la nascita definitiva dell’umanità nuova (cfr. Rm 8,19–25).
L’altro elemento
di relazione disarmonica che si è venuto a creare col peccato è quello
uomo–donna: la parità, l’osso delle mie ossa, carne della mia carne, il canto
di lode iniziale adesso viene completamente rotto; la situazione sociale
concreta (e ai suoi tempi molto più che ai nostri) presenta all’autore la scena
della donna sottomessa, sfruttata, dominata, schiavizzata. È disarmonico questo
stato di cose, non è nel progetto di Dio e, se c’è, è perché qualcuno va contro
il piano di Dio. Non è la volontà di Dio che la donna sia sfruttata, è la
conseguenza del peccato dell’uomo; è la disarmonia voluta dall’uomo contraria all’armonia
voluta da Dio.
All’uomo disse: Poiché hai ascoltato la
voce di tua moglie e hai mangiato dell’albero di cui ti avevo comandato: Non ne
devi mangiare, maledetto sia il suolo per causa tua. Con dolore ne trarrai il cibo per tutti i giorni della
tua vita….
Non viene
maledetto l’uomo, ma il suolo, cioè la realtà esterna all’uomo: essa è vista
come difficile, dura. Il nostro autore è un autore antico ed ha una mentalità
antica, quindi non dobbiamo tirare delle conseguenze secondo la nostra moderna
mentalità, tipo: che cosa ne può la natura se l’uomo è stato colpevole?
Di fatto l’uomo
conosce il terremoto e l’alluvione, conosce la grandine e la siccità, conosce
l’inverno rigido che alla fine della primavera ricompare e fa gelare tutte le
gemme e finisce per far perdere il raccolto. Conosce questa realtà, questa natura
che non segue un ritmo ordinato e innocuo, ma ogni tanto dà dei danni e
talvolta rovina proprio tutto; chi ci rimette in questa situazione è l’uomo. La
disarmonia uomo–terra evoca l’origine dell’uomo dalla terra e l’altra grande disarmonia,
quella della morte. L’uomo scopre la propria paura della morte. L’uomo vive la
morte con angoscia, l’esperienza della morte altrui e quella propria, attesa e
paventata. Perché? Perché questa situazione, si domanda l’antico. Proprio
perché c’è disarmonia con Dio. L’uomo ha paura della morte perché non si fida
di Dio. Il testo biblico non vuol dire che, se l’uomo non avesse peccato, non
sarebbe morto. Presenta invece la causa dell’angoscia per la morte, l’incubo
della morte. Quindi il sudore della fronte, il lavoro della terra, la paura del
tornar nella polvere sono ulteriori segni della disarmonia. Questo mondo,
questa realtà con le sue disarmonie sono frutto di una sfiducia iniziale nei
confronti di Dio.
Commento
patristico
Beda
sul
tuo ventre Striscia sul ventre quando – dopo aver vinto gli
uomini con la gola – suscita in essi ardore di concupiscenza.
polvere
mangerai Mangia polvere, quando si pasce e si delizia del
traviamento di coloro che peccano, e li seduce per trascinarli alla rovina.
Riformatori
la
sua stirpe Il seme di lei era il seme di Maria. Fino al
diluvio e dopo, fino a Maria, le donne partorirono: tuttavia il loro seme non
poté essere detto in verità seme della donna, ma piuttosto seme dell’uomo.
Quello che nasce da Maria è stato concepito da Spirito Santo ed è vero seme di
Maria.
Alla donna
disse: Moltiplicherò i tuoi dolori e le tue gravidanze, con dolore partorirai
figli. Verso tuo marito sarà il tuo istinto, ma egli ti dominerà. All’uomo
disse: Poiché hai ascoltato la voce di tua moglie e hai mangiato dell’albero,
di cui ti avevo comandato: Non devi mangiare, maledetto sia il suolo per causa
tua!...
Procopio
egli
ti dominerà La donna
era condannata al dolore, al gemito e alla schiavitù, finché il Cristo, nel suo
amore per noi, non abolì tale maledizione nascendo da una donna. Quella donna
era immagine di Eva. Vergini ambedue: Eva peccò, e dal serpente ebbe tristezza
che trasmise alle sue discendenti; Maria ebbe gioia da Dio, distrusse la
maledizione del genere umano, e col suo parto senza dolore pose fine al
partorire nel gemito e nei dolori.
Verso
tuo marito sarà il tuo istinto Il
tuo rifugio, il tuo porto e la tua sicurezza sarà l’uomo.
Ruperto
tornerai
alla terra Fu per bontà, che il Dio buono – perché l’uomo non
ignorasse la brutta morte della sua anima e non dormisse incurante nei piaceri
– gli preannunciò la morte della sua carne. Dio volle che l’uomo corrotto dal
peccato fosse mortale, e durante la sua vita mangiasse il pane nelle fatiche.
Von
Rad
L’uomo era stato tratto dalla terra e ad essa è orientato; essa era la
nutrice della sua esistenza, per cui esisteva una solidarietà creazionale tra
l’uomo e la terra. Ma in questa unione e sopraggiunta una rottura,
un’alienazione.
Commento spirituale
La maledizione cade sul
serpente poiché il diavolo ha scelto il male fin dal principio, egli si nutrirà
della polvere, cioè del peccato degli uomini per diffondere il male nel
mondo e camminare sulle gambe di tutti quegli uomini, schiavi del peccato. Il
ventre è quella zona dove la legge del peccato esercita il suo dominio. Dio si servirà di una donna, Maria, per
salvare il mondo.
Il seme della donna
Il seme di Dio Il
seme dell’uomo
(Lo Spirito Santo) (Il
seme di Giuseppe)
In Gesù Cristo vero Dio e vero Uomo, Figlio Unigenito di Dio e figlio
dell’Uomo (Giuseppe e Maria), inizia la nuova generazione dei figli di Dio.
Ti
schiaccerà la testa L’orgoglio
dei figli di Satana sarà schiacciato dai piedi
(umiltà) dei figli di Dio.
tu
le insidierai il calcagno I figli di Dio saranno perseguitati come Gesù, ma
alla
fine trionferanno, grazie alla vittoria del Figlio di Dio.
La donna viene colpita nel
suo essere madre, con dolore partorirai
figli e nel suo essere donna, verso tuo marito sarà il tuo istinto, ma
egli ti dominerà. L’istinto che porta l’uomo e
la donna a cercarsi si rivela come dominio. Mentre prima la loro relazione era
nella gioia, ora subentra la violenza (la violenza sarà inscritta nel rapporto
sessuale attraverso l’orgasmo). La donna che si salverà partorendo figli (S.
Paolo) è figura della Chiesa che partorirà
nel dolore di Gesù Cristo i figli di Dio per espiare il peccato del
mondo e riportare l’umanità a quella generazione spirituale a cui erano
chiamati i nostri progenitori.
maledetto
sia il suolo per causa tua La terra diventa ostile all’uomo, solo con
il lavoro e la preghiera l’uomo dovrà riacquistare la posizione di signore del
creato per giungere al sabato, al riposo di Dio, passando però, attraverso la
sofferenza e la morte: in
polvere tornerai.
Commento
decriptato
Decriptando il termine ebraico polvere, nelle lettere ain, pe
e resh: “si vede col soffio un corpo”
la ain è vedere , la pe è una bocca che soffia e la resh appunto è un corpo, indi la polvere
è il corpo cioè quanto si vede sollevarsi soffiando oppure ain, si vede, sorgente della fecondità, del fruttificare (pe resh), nel senso che dalla polvere
della morte dell’uomo, Dio fa risorgere l’uomo nuovo, Dio porterà il frutto
benedetto: Gesù.
Il termine dolori (sofferenze) viene tradotto con il termine
‘eseb decriptato abbiamo ain e zade albero e bet la casa
nel senso di veder salire o scendere dentro il figlio in riferimento al parto. La
sofferenza del parto è legata alla prova che strappa la pelle per poter
ritrovare l’uomo interiore che abbiamo perso.
Decriptiamo mangiare
che ricorre spesso in questo capitolo, in ebraico akol alef Elohim kol ogni, totalità, quindi Dio nella sua totalità,
in ognuno di noi Mangiare del pane
significa nutrirsi del divino oppure
la sposa (
)
nel senso che nell’atto del mangiare è implicito l’alleanza
sponsale di Dio. Con
il sudore ze’ah della fronte, zain colpire ain alla fonte he per far
uscire. Quindi l’uomo può ritornare al soffio dello Spirito a condizione che si
rivolga verso la povere per poter fecondare l’uomo nuovo.
Nel termine ebraico teshuva
ritornare, rivolgersi troviamo le stesse lettere di shabbat shuv in relazione
al dramma dell’esilio. Infatti, tav è
indicato il rivolgimento, la penitenza, il riposo shuv per ritornare alla
condizione primordiale.